Scendere dal palco? Ma nemmeno per idea, almeno finché avremo cartucce da sparare. Lo afferma Steve Harris in un’intervista radio parlando dei suoi Iron Maiden.
Non sappiamo a chi possa venire l’idea bislacca di consigliare ai mitici Iron di ritirarsi, certo non dopo averli visti anche di recente in concerto, visto che ancora hanno una carica da ragazzini e assicurano sempre spettacoli ai massimi livelli. Cosa piuttosto rara nel panorama di quello che oramai chiamiamo classic metal, visto che molti loro coetanei hanno abbandonati la vita on the road, chi da tempo, chi recentemente.
Pensiamo ad esempio a varie band impegnatein tour di addio negli ultimi anni. Dai padri del genere, cioé i Black Sabbath, che hanno concluso la loro storia proprio in quella Birmingham che li ha visti nascere, oppure ai Kiss, che stanno vivendo l’ultimo tour, o ai Mötley Crüe, che sono passati dalle luci del palco a quelle dello streaming tv grazie al film biopic sulla loro carriera.
Per non parlare di AC/DC, sul cui futuro ancora si è capito ben poco: chi, come, quando, chissà…
In questo panorama, gli Iron svettano decisamente per quantità di energie ancora rimaste, delle belve da palco in grado di trascinare ancora decine di migliaia di persone negli stadi e nei grandi festival.
Così, Steve Harris, bassista e fondatore del gruppo (e diciamolo pure, da sempre loro leader), ha parlato del futuro della band con parole molto chiare:
“È incredibile come passa il tempo, è folle e spaventoso quello che accade. I tour sembrano sempre più grandi e belli, quindi che dire? È meraviglioso, ci stiamo davvero divertendo, tutti si stanno divertendo. Non so per quanto tempo ancora lo faremo, tutti sembrano farsi questa domanda… noi, invece, pensiamo solo a goderci ogni singolo concerto. Prendiamo ogni giorno come viene. […] Se arriverà il momento in cui sentiremo di non contare più nulla, allora parleremo di un possibile ritiro e quel momento sarà probabilmente la fine, ma per ora non ci sentiamo così. Adesso pensiamo, al contrario, che stiamo decisamente dando ancora il nostro contributo, se così si può dire. Stiamo ancora facendo del nostro meglio e finora va tutto bene. Non vorrei sfidare il destino, ma stiamo davvero facendo grandi cose”.
Gli si può dare torto? Anche se non c’è più un membro della band sotto i sessant’anni, questi musicisti hanno ancora da insegnare a molti giovani e non sembrano minimamente scalfiti dai lunghi tour mondiali. Ed è vero, la prima cosa di cui chiunque si è accorto vedendoli dal vivo è che… si divertono! Sinceramente, cosa anche questa non sempre possibile nel mondo dello show business.
E di fronte a brani che potrebbero mettere il fiatone a un ventenne, Harris risponde così:
“Mi piace suonare le canzoni più difficili o più tecniche. Ad esempio, mi piace davvero tanto suonare “Flight Of Icarus“, non l’abbiamo suonata per molto tempo e adesso la suoniamo con un ritmo leggermente più veloce rispetto all’originale dell’album, cosa che secondo me avremmo dovuto fare sin dall’inizio. Per questo motivo mi piace suonarla, ma in realtà l’intera scaletta è piacevole. Paradossalmente non l’ho neanche scritta io. Di solito la componiamo io e Bruce insieme e questa volta pensavo fosse stato Bruce a scegliere i pezzi, ma a quanto pare è stato il nostro manager Rod Smallwood. Ma non importa di chi sia l’idea, l’importante è che sia una buona idea e questa lo è“.
Un po’ di numeri?
Il Legacy Of The Beast tour vede 44 concerti per il 2019, ora concentrati nelle Americhe. A cui si devono aggiungere le 38 date europee del 2018.
Il tutto con più di 1 milione di spettatori.
E a questo punto ci vengono da dire solo due cose: la prima,è che non stiamo nella pelle di riaverli presto in Italia (magari a seguito di un nuovo album), la seconda… UP THE IRONS!
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