Forse non tutti lo conosceranno di nome, ma José Antonio Abreu merita davvero un tributo speciale per una vita spesa a favore dei giovani e della musica; ci ha lasciato lo scorso sabato, all’età di 78 anni.
Direttore d’orchestra ed ex ministro della cultura in Venezuala, Abreu è una figura principale nell’educazione musicale dei minori, avendo sviluppato nel 1975 “el Sistema“, metodo che prevede la diffusione e l’insegnamento della musica gratuitamente e in modo collettivo ai bambini e ragazzi di ogni classe sociale, con una particolare attenzione alle zone più povere del Paese.
Nel corso di 4 decenni, “el Sistema” (abbreviazione di El Sistema Nacional de Orquestras y Coros Juveniles e Infantiles de Venezuela) ha coinvolto nel solo Venezuela più di 900.000 giovani e ben 10.000 insegnanti, il tutto con la partecipazione/formazione di migliaia di orchestre. Grazie a questi numeri, il metodo è uscito ben al di fuori dei confini del Paese d’origine, coinvolgendo più di 2 milioni di persone in ogni parte del mondo, anche in Italia.
Il nodo principale attorno cui ruota questo sistema di educazione è il concepire la musica anche come forma di integrazione e di miglioramento delle condizioni sociali, proprio perché si rivolge indistintamente ad ogni ceto. Il tutto viene sviluppato attraverso una rete di centri d’insegnamento in cui la formazione avviene attraverso la pratica sullo strumento, ovviamente in forma gratuita e con strumenti musicali già presenti nelle strutture, integrando da subito i giovani in piccole e grandi orchestre o cori.
Il grande Maestro Claudio Abbado ha introdotto in Italia nel 2010 il Sistema Orchestre e Cori Giovanili e Infantili, che si evoluto negli ultimi anni creando un reticolo di 65 centri in 15 regioni, per un numero superiore a 10.000 giovani alunni.
La visione della musica e dell’insegnamento di essa come mezzo di pace e prosperità nel mondo ci è particolarmente a cuore. Da sempre Musicoff poggia sul sogno di alzare gradualmente la percentuale di giovani musicisti, perché siamo convinti che una società composta da un maggior numero di musicisti sia una società migliore, con migliori forme di comunicazione, di dialogo, di integrazione, di interscambio culturale, di capacità di ascoltare il prossimo prima che se stessi.
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