La scorsa giornata del 25 aprile è stata vissuta a Venezia in modo davvero unico, perché dopo secoli la grande musica della scuola di Vivaldi è tornata a riempire Piazza San Marco, grazie al progetto #SaveTheCulture promosso da Radio Veneto Uno e grazie allo sforzo delle autorità del luogo, il sindaco Luigi Brugnano e il Consigliere Comunale alle Tradizioni Giovanni Gusto.
La scommessa di portare la cultura (perchè la Musica è cultura!) in una piazza così importante ha avuto un grande successo e noi oggi riviviamo quel momento grazie a un video e alle parole di Roberto Ghizzo, Direttore Responsabile di Veneto Uno, che ci racconta come delle avvisaglie di malumori nei cortei si siano trasformate in un grande momento di comunanza sotto le grandi ali della Musica.
Ecco il video e a seguire il report del Direttore.
#Save the culture nasce da “I Solisti di Radio Veneto Uno”, gruppo di musicisti membri di un club esclusivo ad invito, creato dall’omonima radio, unica emittente locale in Italia ad avere una propria orchestra da camera (e di che livello!).
La mission di una radio è anche portare (o, quanto meno provarci) la grande musica tra la gente comune.
Ci si prova nel territorio operativo di Radio Veneto Uno, per grande musica si intende proprio quella che ha segnato la storia, quella dalle sonorità uniche e ambite dal mondo intero, della Grande Scuola di Venezia: la Scuola Granda di S. Maria Gloriosa dei Frari, la Scuola Granda di S. Rocco, la Scuola Granda della Misericordia, la Scuola Granda di S. Giovanni Evangelista per non parlare della mitica Scuola de le Putte di Vivaldi che ha fatto sognare il mondo.
Quella di Venezia è stata la Scuola delle Scuole e da 220 anni a questa parte, è dimenticata, obbligata all’oblio. Quale migliore occasione, la festa del S. Patrono di quella che per secoli è stata l’indiscussa Capitale della cultura del mondo, di fronte alla Basilica che ha dato i natali a questa Musica (maestro di Cappella tal Claudio Monteverdi, e ancora zio e nipote Gabrielli…).
Photo by G.dallorto – CC BY-SA 2.5
Sensibili all’inoltro al mondo di questo importante messaggio l’amministrazione della Città Metropolitana di Venezia e Raixe Venete, relegata all’oblio, oggi, è tutta la Cultura. Se nel 2001 in Afghanistan a Bamiyan, i Buddah più alti del mondo sono stati distrutti a cannonate, più di recente Palmira è stata distrutta a colpi di mazza e con la dinamite.
Da noi, per sortire gli stessi effetti si usa l’oblio. Anche agli amministratori periferici non sfugge certo che come i corpi di ballo, anche i Teatri di tradizione, le orchestre sinfoniche, gli ensamble, stanno declinando sullo stesso versante.
Lentamente, ma inesorabilmente, stanno togliendo i fondi. Ma lo stesso succede anche per l’informazione, per la ricerca e il lavoro intellettuale in genere.
Quale miglior luogo Venezia e Piazza S. Marco per lanciare al mondo un messaggio di sostegno alla Cultura, all’Informazione alla Ricerca e a tutto il lavoro intellettuale, nel linguaggio universale, comprensibile a tutti, immediatamente e ovunque, quello della Musica.
Questo l’obiettivo e lo spirito del concerto #SaveTheCulture andato in scena il 25 aprile in piazza a Venezia, per la festa di San Marco, così festeggiata per la prima volta da 220 anni a questa parte.
È anche la festa della liberazione, certo, al giorno d’oggi più che mai Cultura, Informazione, Ricerca vanno liberati, sono sinonimo di democrazia di pluralismo. Dispiace avere osservato che prima e dopo la manifestazione, alcuni organi di informazione, nazionali e locali, hanno insistito nel descrivere tensioni e proteste, forse la volontà era di dare all’evento una caratterizzazione, alla quale invece l’evento era del tutto estraneo.
Sono infatti fragorosamente arrivati i cori dei “Centri sociali” con i loro gonfaloni e la testa del Leone di S. Marco incappucciata di nero.
Alla vista, l’orchestra ha subito intonato, come supplemento di prova, il Temporale di Vivaldi (ci sia concesso, rock d’altri tempi) e tutto si è dissolto d’incanto. Spontaneo si è diffuso il richiamo alla Cultura per la Cultura.
Tutto è proseguito in sostanziale comunanza, non sono state necessarie le forze dell’ordine, per altro già presenti e alle quali va certo ogni massimo elogio.
Certo è che il messaggio è stato condiviso anche dagli esponenti dei centri sociali, evidentemente anche loro conquistati dalla musica del “Prete rosso”. A valere per tutti il simpatico commento di una canuta signora veneziana che ha candidamente ‘sbottato’ in lingua veneta: “Ciò, Vivaldi ga zitìo anca i centri sociài…“.
In verità, probabilmente forse anche loro sono solo rimasti a bocca aperta incantati, come tutti i presenti.
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