È morto a soli 49 anni il trombettista Roy Hargrove, esponente di spicco della nuova generazione di jazzisti dagli anni ’90 in poi e vincitore di 2 Grammy Awards.
Era il 1987 quando Hargrove studiava ancora in una scuola di Dallas. proprio qui, il giovane musicista nato in Texas venne notato nientemeno che da Wynton Marsalis, al tempo una delle più luminose star internazionali del Jazz. Chi conosce la storia di Marsalis sa bene che quando si parla di criticare qualcuno o qualcosa, compresi colossi del genere, non ha mai risparmiato frecciatine (usando un eufemismo) a nessuno.
Essere quindi apprezzati da uno come lui, oltretutto nel campo del suo stesso strumento, voleva davvero dire avere un poker d’assi in tasca pronto per essere giocato.
E così fu, in breve tempo Roy Hargrove iniziò a girare i festival europei, tra l’altro iniziando proprio nello stesso anno con l’italiano “Acireale Estate Jazz” con il Brass Group di Nicola Consoli.
Roy frequenterà moltissimo l’Italia, a partire dal 1989 stringerà un fortissimo rapporto con il prestigioso Umbria Jazz, festival che lo ospiterà molte volte negli anni a venire e non sarà l’unico del Bel Paese a farlo.
La sua carriera discografica decollò, sia da solo che con il suo quintetto o in album al fianco di altri musicisti d’enorme calibro, basti ricordare le collaborazioni con Sonny Rollins, Johnny Griffin, Jimmy Smith, Oscar Peterson e Jackie McLean o il live alla Massey Hall del 2002 con Herbie Hancock e Michael Brecker).
È stato ben presto chiaro che ci si trovava di fronte a un nuovo grande talento della tromba, il suo suono brillante lo porta velocemente ad essere paragonato ai grandi del passato come Dizzy Gillespie o Clifford Brown.
Accanto a lui ruotavano sempre grandi musicisti, da Marcus Miller a Erykah Badou, questo anche per la sua capacità di muoversi in tantissimi territori musicali.
Se, infatti, bebop e hard bop erano le sue radici, generi di cui aveva una conoscenza e padronanza stupefacente – forse più di altri colleghi anche più anziani – negli ultimi anni Hargrove si era interessato a 360° alla “musica nera”, fondando la band RH Factor nel cui repertorio si ritrovano espressioni di soul, funk e persino hip hop.
Da non dimenticare, inoltre, che uno dei suoi Grammy lo aveva ricevuto per il suo album di tributo alla musica cubana, intitolato Habana.
In totale la produzione discografica di Hargrove conta ben 17 album da leader, a cui ovviamente si devono aggiungere tutti quei numerosi lavori in cui risulta come “braccio destro” (co-leader) oppure ospite speciale.
Purtroppo, come troppo spesso è accaduto nel mondo del jazz, in mezzo alla sua strada ha trovato il demone della droga, da cui si era disintossicato ma con grande difficoltà, tanto che le gravose terapie lo avevano debilitato non poco.
Fino a ieri, quando il suo cuore si è fermato e la sua tromba ha smesso di suonare per sempre.
Riposa in pace, genio contemporaneo del Jazz. Della Musica.
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