Chi ha avuto la fortuna di conoscere il grande liutaio Roberto Pistolesi, come il sottoscritto che come un fedele alla messa per diverso tempo ogni sabato mattina si recava di buonora nel suo laboratorio con la scusa anche solo di una corda rotta, non potrà che essere felice della recente messa online di un sito web a lui dedicato, a cura di Sergio Guerra e con l’aiuto di tanti amici e clienti del maestro toscano.
Sempre chi ha avuto il piacere di essere suo cliente o addirittura amico sentirà una piccola stretta al cuore da subito, visto che viene riportato nell’intestazione un player con file audio, quello della sua mitica segreteria telefonica che tante volte ci è capitato di sentire.
Per chi non lo avesse mai conosciuto e per i più giovani, chi era Roberto Pistolesi?
Bé, probabilmente parliamo di uno dei più grandi esperti di chitarre Fender al mondo. Ma non solo, la stessa conoscenza aveva del mondo Gretsch, Vox e di qualunque altro marchio nella vostra testa va a cascare nel mondo oramai definito “vintage“.
La sua attività di liutaio ha visto nascere assoluti capolavori come le famose Spacecaster e Skycaster, che non volevano essere dei meri cloni generici di strumenti Fender, ma volevano specificamente ricreare la magia di quei modelli oggi denominati pre-CBS, quelli nati dalle mani di Leo Fender, George Fullerton e soci, di cui Roberto era tanto esperto (anche perché aveva iniziato a smontarli ed indagarli fin da ragazzo).
Per portare a pieno compimento le sue opere, Pistolesi non solo era assolutamente meticoloso in ogni fase della lavorazione e nella scelta di ogni componente (e chi ha la fortuna di possedere un suo strumento ben ricorda i lunghi tempi di attesa), ma addirittura nella selezione delle macchine con cui lavorare, molte delle quali progettate da lui stesso. Come molte delle componenti, basti ricordare i suoi bei ponti con sellette in acciaio. I legni, selezionati uno ad uno e con magnifici risultati estetici. Le verniciature eseguite col lanternino e solo in condizioni climatiche adatte. I pickup, non realizzati da lui personalmente ma richiesti su sue specifiche una volta identificato un marchio che “sapeva come si lavora“, come avvenne con i Voodoo pickups di Peter Florence, i cui set erano richiesti custom ed ogni volta ri-testati prima di montarli.
Ma Roberto Pistolesi, come detto, non apparteneva solamente al mondo Fender ed oltre alla sua grandissima passione per le chitarre Gretsch e per gli Shadows di Hank Marvin, amava moltissimo sperimentare. Nacquero così amplificatori come il The Mojo, costruito intorno a un particolarissimo tipo di valvole che usciva in maniera netta dalle abitudini dei chitarristi, oppure l’effetto ARIAB (Abbey Road In A Box).
Di tutto questo e molto altro troverete traccia e foto nel nuovo sito, in cui si parla di tutte le attività di Pistolesi ma anche dell’uomo, con la bella introduzione di Sergio Guerra e Paolino Carnevari.
L’opera di Pistolesi quindi resiste al tempo e c’era da aspettarselo, anche grazie ad alcuni “discepoli” (reali, perché a volte si è sentito un po’ abusare di questo titolo…) come Marco Caroti (Mac Guitar), che si è occupato della realizzazione di alcune delle sue chitarre lasciate in fasi di lavoro intermedie al momento della scomparsa, e Alberto Dani (T-Pedals).
Buona lettura e se volete seguire un consiglio che avrebbe potuto darvi Roberto, non smettete mai di ricercare… that sound!
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