Termina un’era per il grande marchio Shure, che ha annunciato la fine della sua produzione di testine per giradischi. Le rimanenti ancora presenti nel catalogo saranno vendute fino ad esaurimento scorte.
Davvero una notizia che ci lascia di ghiaccio, per due fattori: il primo sono gli oltre 90 anni di storia che Shure si porta dietro in questo campo, che l’ha posta per decenni in cima alle scelte degli appassionati dei solchi.
L’altro interrogativo è sul tempismo: smettere la produzione proprio ora che il settore del vinile si è rivitalizzato, che i dati di vendita sono schizzati verso l’alto, e, ovviamente, nel momento in cui anche un po’ per moda molti sono tornati a questa vetusta, ma ancora appagante, tecnologia, tra cui molti neofiti che però almeno una volta avranno sentito nominare il marchio Shure, sicuramente ben più che altri produttori maggiormente di nicchia.
C’è da dire che attualmente, per non dire da diversi anni, il catalogo Shure nel campo delle testine (o più tecnicamente “fonorivelatori”) non brilla di versatilità: poche scelte e forse nessuna che tentasse di stare al pari con l’entusiasmo di altre case produttrici sia in termini di progettazione/innovazione che in quella di ventaglio qualitativo.
Ciò però non vuol dire non poter rivitalizzare il proprio (forte) nome nel campo, al limite facendo uso anche di un terzista, cosa del tutto normale oltretutto in questo campo (anche se spesso cala un velo di segretezza… di pulcinella!).
Per noi come per molti altri appassionati non si può comunque trattenere il dispiacere, poiché stiamo parlando di uno dei marchi che questa tecnologia ha contribuito a inventarla.
Già negli anni ’30, con i 78 giri, ma soprattutto nell’epoca d’oro del vinile, gli anni ’60 e ’70, nella quale Shure toccava quote di quasi 30mila testine prodotte al giorno.
Per non parlare degli anni ’80 e ’90 dove, in ambito Dj, una puntina come la M44-7 dettava legge a fianco di poche altre.
Non scordiamoci poi che proprio Shure è stata la prima azienda a produrre una testina in grado di leggere i solchi stereo, nel 1958 (la M3D Stereo).
Per non parlare poi del classico del classici, la mitica V15, prodotta sin dal 1964 e poi riproposta in varie versioni, da sempre apprezzata da moltissimi audiofili. Fu merito di questa testina l’inizio di una tracciatura più precisa e con una minore tracking force (la forza/peso imposta al cantilever e quindi al diamante per restare all’interno dei solchi).
Insomma, è la fine di un mito e saremmo davvero curiosi di capire la logica di marketing dietro questa scelta. Ufficialmente pare che i manager abbiano giustificato la mossa con la difficoltà da parte degli svariati fornitori di singole parti di mantenere gli standard di qualità richiesti da Shure, il che è possibile ma suona come una dichiarazione piuttosto formale.
In attesa, godetevi un po’ di storia con questo articolo.
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