Solitamente con il neologismo “musica liquida” si intende quella fruita in formato digitale laddove non sia coinvolto un supporto fisico, quindi mp3 o altri formati e ovviamente in streaming. Bé qui se di “liquido” si parla è di ben altra caratura e, ci perdoneranno gli informatici, nobiltà: il vino.
Esiste, infatti, una nuova figura nel panorama internazionale che collega il nettare degli Dei con l’arte musicale, il “Sound Sommelier“, ruolo portato avanti dall’italiano Paolo Scarpellini.
Scarpellini è, ovviamente, un sommelier professionista; la sua idea è stata quella di trovare i giusti abbinamenti tra un prodotto vinicolo o un distillato e una composizione musicale, in modo che le emozioni del gusto e dell’ascolto di compenetrino e riescano a esaltarsi l’una con l’altra.
Detta così sembra una cosa molto new age, ma in realtà se ci pensiamo, spesso cerchiamo di associare un piatto o una bevuta a una componente musicale. Una birra per un brano rock, un vino di sottofondo alla tromba di un Miles Davis, e difficilmente accosteremo una camomilla a un disco dei Rammstein.
Poiché è innegabile che le esperienze dei 5 sensi vanno spesso di pari passo (d’altronde in questo articolo vi avevamo consigliato di ascoltare la musica a occhi chiusi per una migliore immersione nel tessuto sonoro).
Ok ma cosa fa quindi il Sound Sommelier e che competenze ha? Bè inutile dire che deve avere una conoscenza di vini e liquori di un certo livello, ma allo stesso tempo oltre che un buon palato deve possedere un ottimo orecchio e una vasta conoscenza di album, generi e stili musicali.
Quindi, il suo compito è quello di creare armonia tra gusto e udito, identificando le componenti fondamentali dei sapori (amaro, dolce, speziato, etc…) e decidere quali brani hanno delle nuances musicali affini o, attenzione, anche contrastanti, perché spesso l’arte culinaria ci insegna che l’accostamento di due opposti scatena una nuova reazione, un nuovo gusto (basti pensare a un qualsiasi piatto “agrodolce”).
Tutto ciò per quanto riguarda il vino, studiandone provenienza, invecchiamento, tipicità e altre caratteristiche, ma anche birra, ponendo l’attenzione sui luppoli, lieviti, fermentazione e altro, oppure ancora i distillati, tenendone in considerazione aromi, grado alcolico, colore e altro.
Il Sound Sommelier ha anche il compito di guidare le persone in questa degustazione, poiché non è detto che tutti conoscano sia ciò che bevono che ciò che ascoltano e, soprattutto, che siano in grado di coglierne i punti di ancoraggio. Quindi sarà lui a instradare chi è coinvolto in questa esperienza, spiegando il perché delle sue scelte.
A volte l’ascolto sarà in ambiente libero, altre volte potrebbe avvenire in cuffia, per maggiore isolamento e concentrazione.
Insomma, la prossima volta che vedrete un sommelier avvicinarsi non solo con il tastevin (quello che gli vedete spesso appeso al collo per intenderci, ad oggi più che altro un simbolo) ma anche con una chiavetta usb e un portatile non vi spaventate, non è già arrivato il conto a tavola, magari state per provare una nuova esperienza.
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