Momento critico per Spotify, nel mezzo di una battaglia legale per il pagamento dei diritti di riproduzione meccanica. Tom Petty, Zack de la Rocha e Tom Morello dei Rage Against The Machine. Rivers Cuomo (Weezer), Kenny Rogers, Kim Gordon (Sonic Youth), Dan Auerbach (Black Keys), sono solo alcuni dei protagonisti di questo nuovo scontro giudiziario.
Ciò che non va bene è un presunto accordo col quale Spotify sanerebbe il suo debito versando milioni di dollari alle case discografiche coinvolte.
Troppo poco, considerato le spese legali, per più di 500 soggetti tra autori, artisti e sub-editori, i quali verrebbero comunque scavalcati senza essere presi in considerazione.
“L’accordo di regolamento è sia sotto il profilo processuale sia sotto quello sostanziale ingiusto nei confronti dei perché impedisce una partecipazione significativa dei titolari dei diritti offrendo loro un importo in dollari sleale alla luce della violazione costante e voluta da Spotify“, afferma il gruppo.
Spotify non è nuova a questo tipo di azioni. Proprio nel mese di luglio due azioni legali analoghe sono state mosse dall’autore Bob Gaudio e dalla Bluewater Music Service.
Per contrattaccare alle prime due la società svedese sostiene che lo streaming è una mera comunicazione al pubblico e non ha nulla a che fare con i diritti di riproduzione meccanica riguardanti la moltiplicazione o la distribuzione dell’opera.
Tesi che non pare condivisibile in quanto è vero che l’attività di streaming coinvolge il diritto di comunicazione al pubblico, ma è altrettanto vero che lo streaming genera una copia temporanea dell’opera sul dispositivo utilizzato dall’utente. Il diritto di riproduzione spettante all’autore o all’avente diritto protegge non soltanto le riproduzioni totali e permanenti ma anche quelle parziali e temporanee.
Tutte e tre le cause sono patrocinate da Richard Busch, avvocato divenuto famoso per aver rappresentato gli eredi di Marvin Gaye nel caso “Blurred Lines”. A parer suo non c’è dubbio che “le licenze meccaniche sono necessarie per ottenere il giusto sfruttamento dello streaming interattivo”
“La posizione di Spotify è in netta contrapposizione con la legge sul diritto d’autore, il codice federale, la giurisprudenza consolidata, le pratiche di licenza e le dichiarazioni degli agenti della stessa società e persino con la logica” continua Busch.
In ogni caso, Spotify si trova con una bella “gatta da pelare”; con gli editori che parlano apertamente di un “stato di guerra” e con le pressioni portate avanti da grossi investitori quali TPG, pronti a prendere provvedimenti qualora Spotify scegliesse di rendersi pubblica senza un’adeguata Offerta Pubblica Iniziale.
In più, da pochi giorni è sceso in campo un concorrente accanito come Amazon con il suo servizio Music Unlimited, che muove i suoi primi passi già con un archivio di oltre 50 milioni di brani, agli stessi costi dell’abbonamento Spotify Premium e con tutte le consuete possibilità di ascolto sia online che offline.
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