Notizia del giorno, Spotify blocca gli account irregolari che permettevano un utilizzo della funzione Premium senza (ovviamente) pagare il dovuto corrispettivo mensile di 10 euro.
Spotify ha fatto presente la cosa agli account incriminati con la presente mail:
Prendete le considerazioni da qui in poi come un pensiero personale.
Trovo degradante che i commenti lasciati sulle piattaforme per il download delle App sia di Google che di Apple rispecchino una società ben peggiore di quella che sento sempre più a cuore con l’avanzare dell’età, seppur sia tra i più giovani della redazione.
Trovo insulso, puerile e scioccante che certi soggetti non siano educati al rispetto di due componenti fondamentali:
- Il rispetto della musica come un mestiere
- Che un servizio, qualunque esso sia, si paghi, altrimenti non ne fai uso§
“Pagare 10 euro al mese per la musica è troppo“. Questo è il messaggio che traspare, a questo punto direi che fare i conti precisi diventa un operazione quasi obbligatoria…
Sono circa 30 centesimi al giorno, meno della metà di un caffé espresso al mattino, non mi sembra sia una cifra decisamente inarrivabile. Per gli studenti con pochi quattrini?
Beh, Spotify ti permette di avere:
- 50% di sconto per gli studenti universitari
- un account condivisibile per circa 15 euro fino a sei persone. Ma solo per il premium, con l’account standard puoi comunque sentire musica, seppur con della pubblicità.
Rimane il fatto che non stiamo parlando di un servizio di prima necessità vitale, quindi alla fin fine se non te lo puoi permettere neanche così, certo non sei autorizzato a rubarlo.
Quindi le domanda che pongo a te, furbetto o presunto tale: perché mai non dovresti pagare o decidere tu quanto?
Questo temo sia il risultato di un retaggio che ci ha reso dei delinquenti cronici in quello che è il mercato dei servizi (per non parlare di quello dei software!), chissà forse anni di pirateria informatica ha creato una sub-cultura del “gratis a tutti i costi” così da rendere “stupido” o “inutile” l’acquisto di materiale di intrattenimento, sia esso sonoro, visivo o videoludico.
Attualmente i procedimenti sono solo di avvertimento o possibile ban permanente, ma il problema sta nella mentalità un pò strana e decisamente non condivisa che sto trovando adesso con i miei conterranei, dove si cerca di giustificare un comportamento alla base illegale con la sola giustificazione di un prezzo, a detta loro, troppo alto.
Un altro punto abbastanza sconcertante è il seguente: “Nessuno oggi acquista più la musica“.
Suona quasi come una giustificazione, altro specchio di un giustificazionismo di un’Italia che già a stento accetta il concetto di lavoro “multimediale”. Oltretutto falso, visto che di musica se ne vende ancora, malgrado tutto.
Nota della Redazione: non se ne vengano fuori i cavalieri senza macchia che gridano alla lotta contro “lo streaming che paga poco gli artisti”, visto che comunque sia così facendo… li derubate due volte!
Mio caro “furbetto”, spero tu non abbia mai un figlio musicista, perché così facendo gli lascerai una società che non avrà rispetto per una forma d’arte e avrà modi di lottare sbagliati contro le ingiustizie, che non avrà rispetto per chi vive di arte e per chi con lacrime e sangue cerca di stare in quel mondo.
Uno scalino involutivo decisamente grave e non giustificabile.
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