Nelle ultime ore ha fatto il giro dei social network dei musicisti italiani, chitarristi in primis, una vecchia intervista attribuita a Steve Lukather, lead guitar dei Toto e probabilmente il più importante turnista in studio degli anni ’80.
Lungi da noi fare dell’archeologia da web, ma visto che sta (nuovamente) suscitando davvero molte discussioni sfruttiamo la nostra vetrina per diffonderla a tutti i MusicOffili, perché siamo davvero interessati al vostro parere in merito.
Ne riportiamo qui gli estratti (a nostro parere) salienti.
Disclaimer: la lettura non vi lascerà sereni, secondo Steve in pratica… il mondo musicale è morto (lavorativamente parlando) ed essere bravi musicisti non conta più niente. Ok, magari non c’è bisogno di essere così pessimisti, però merita una riflessione…
Non esiste più una scena discografica, ora. Ci sono un paio di musicisti che fanno qualche disco, ma niente di più…
Quando io ho iniziato, ogni giorno c’era da lavorare a qualcosa di nuovo con musicisti diversi, così tanti dischi e girava tanto denaro nel business. Tutto andato, finito! La mia è stata l’ultima generazione di musicisti che lavoravano praticamente ogni giorno… c’era quella che chiamavano “wrecking crew” dei session-man e io ero uno dei ragazzini del gruppo. […] L’ambiente dei session-man non esiste più. Francamente, oggi sarei molto preoccupato se dovessi mantenere la mia famiglia così, perché non c’è molto lavoro. Ci sono i film per la TV, ma quella è una mentalità diversa…
Chi produce dischi oggi non ha più i budget di una volta, per cui usa musicisti con una minima quantità di talento e ne ottimizza le prestazioni con il computer… […] Ho visto tanti di questi personaggi su YouTube che stupiscono con le performance che hanno preparato di fronte alla loro home-camera, e magari diventano la sensazione del momento e si presentano al NAMM Show. Ma quando li vedi al NAMM, mentre suonano sulla loro base, ti accorgi che non hanno controllo del tempo, che non fanno altro che correre per poi cadere in pezzi. E la loro carriera è finita lì.
Sai perché? Perché non hanno mai suonato con altri musicisti. […] Mettili di fronte alla gente o in una band dove devono andare a tempo o qualcuno all’improvviso dice “Ok, guys, facciamola in SI bemolle”. A quel punto li vedresti rimettere la chitarra nella custodia e andarsene. Perché non-hanno-fatto-realmente-i-dannati-compiti-a-casa, non hanno imparato tutto quello che era necessario.
[…] Ce ne sono tanti in grado di imparare ogni trucco, ma conoscono veramente il loro strumento? Puoi suonare in ogni tonalità? Puoi fare in MI bemolle tutte le acrobazie che suoni in MI naturale senza toccare l’accordatura della chitarra? O riesci almeno a farli veramente a tempo? Non hanno idea di quello che significa suonare seriamente, pensano che la chitarra sia tutta scena, ma è ben diverso quando ti trovi di fronte a uno come Quincy Jones che ti dice, “Ok, tira fuori qualcosa”. Tutto quello che hai sono un paio di accordi, SI minore e SOL, su un pezzo di carta, nient’altro… e lui si aspetta che tu tiri fuori quella frase magica. […] Non tutte quelle cose per far scena, quelle le fanno in tanti e cadrebbero a pezzi sotto quel tipo di pressione o dovendo suonare in maniera molto semplice: “dobbiamo tirar su questa cosa di mezzo tono…” Oh… e hai due secondi per suonare un paio di note, devi trasporre immediatamente. “Ok, si registra!” E’ lì che si distinguono gli uomini dai ragazzini.
[…] Coltrane, quando si lasciava andare come un pazzo sullo strumento aveva già assimilato tutte le basi fino alla noia… lo stesso per John McLaughlin… personaggi così sono riusciti veramente a spingersi fino al limite perché avevano già fatto tutto il resto, invece di iniziare già dalla fine e dimenticare tutto ciò che c’è stato prima.
La ritmica… impara a suonare la chitarra ritmica, studia i dischi di James Brown… chiediti, cosa fa quel tipo? Come mai funziona così bene quando lo fa lui e invece non funziona quando lo suoni tu? Perché c’è un modo giusto di sentire il tempo, senza essere così rigidi e ingessati, bisogna essere sciolti, devi giocare con il fraseggio, chiederti “Dove è il mio posto nella struttura del tempo?”
Perché il tempo è veramente importante, e non intendo il tempo metronomico (batte con le mani e la voce)… quello va bene e lo devi imparare, ma come lo senti quando suoni sulla batteria?
Perché Keith Richards è così fico quando suona “Start Me Up” e tu no? Perché c’è un certo tipo di scioltezza in quello… puoi imparare le note, ma… cosa si prova a suonarle? Le note sono facili, le puoi imparare, le puoi leggere, puoi trovare le intavolature, ma quando suoni quella cosa come la senti?
[…] Lo stesso Eddie Van Halen, è una grande chitarra ritmica funky… è una vera e propria macchina. Tutta questa follia è partita da lui, ma lui ne ride, dice chiaramente che non aveva nessuna intenzione di causare tutto questo, era solo il mezzo per fare la musica che voleva. […] Devi fare della musica con queste stronzate e non solo scena, scena, scena… lui ci mette l’anima. È per questo che la mia mano non ama quelle cose. Siamo passati tutti per quel periodo in cui era necessario imparare come si fa, ma… quella è cosa di Eddie, amico, io non uso più quel tipo di tecnica. Meglio lasciarla a chi la conosce bene.
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