Adesso è importante focalizzarci sull’ascolto, il che significa semplicemente essere capaci (lo saremo tutti) di ascoltare dettagliatamente un sorgente sonora.
Questo discorso è diviso in due parti: una in ripresa ed una in mix. Facendo una premessa generale è comunque importante cercare di iniziare a fare degli ascolti “mirati” e “didattici”. Prendiamo i nostri brani preferiti ed anche quelli di generi che non amiamo particolarmente (che spesso sono più utili dei primi). Volta per volta (riposandoci fra un ascolto e un altro almeno 2-3 minuti) concentriamoci su ogni singolo strumento che ascoltiamo.
Ad esempio prendiamo in esame il basso: appena parte il brano cerchiamo di individuarlo, dobbiamo riuscire a “seguirlo” in ogni punto della canzone. Sembra un lavoro facile ma non è assolutamente così se immaginiamo poi che questo discorso va fatto per tutti gli strumenti. Con questo “esercizio” alleniamo l’orecchio a isolare le frequenze, a fare in modo di ascoltare con molta accuratezza cosa accade nelle diverse zone dello spettro. Vedremo che, soprattutto agli estremi di banda, non sarà così facile riuscire a isolare e “capire” uno strumento.
Fatto questo possiamo concentrarci anche sugli ambienti. Di cosa parlo? Del riverbero! Ebbene sì, con tanta pazienza e calma riusciremo anche a “sentire” il tipo di effetto utilizzato su una voce (ad esempio). La sequenza è sempre la stessa: isoliamo la voce, concentriamoci su di lei e ascoltiamo in che contesto si trova e quale ambiente c’è intorno. Se per alcuni brani con “riverberoni” clamorosi sarà abbastanza semplice, difficile sarà individuare i cosiddetti “riverberi invisibili” creati ad hoc per “limare” quell’effetto anni ’80 che spesso, contro-corrente, viene ancora utilizzato in tanti contesti.
Ovviamente questi ascolti vanno effettuati sia su monitor che in cuffia.Torno a ripetere che non sarà semplice né immediato però è un esercizio che se svolto con serietà e pazienza vi darà degli strumenti necessari per fare un grande passo in avanti nei mix e nelle registrazioni. La differenza, a parte monitor, casse, cuffie, etc… la fanno le vostre orecchie: le orecchie allenate battono tutto!
Tornando al discorso iniziale delle “due parti”, vediamo di cosa parliamo:
- in ripresa: lo abbiamo detto e ripetuto tante volte che è fondamentale partire da un suono in ripresa “bello”, o quantomeno il migliore che possiamo avere. Per fare ciò è indispensabile conoscere il/i microfoni a disposizione e lo strumento che andiamo a registrare. Abbiamo parlato dei microfoni e del loro “comportamento” quindi dobbiamo concentrarci sullo strumento; per farlo servono le nostre orecchie (allenate, come spiegato qualche rigo più su). Una chitarra acustica? Ok. Mettiamoci rivolti verso lo strumento come fossimo noi il microfono ed ascoltiamo. Basse, mediobasse, i famosi 500Hz, alte, etc… Cosa ascoltiamo? Cosa manca? Cosa è in eccesso? Solo con un nostro ascolto mirato sapremo scegliere il microfono migliore (ed il suo posizionamento) per quello strumento.
- in mix: vale più o meno lo stesso discorso fatto in premessa. Una volta acquisita quella capacità di “distinguere” e “disporre mentalmente” gli strumenti in mix procediamo seguendo esattamente quel criterio. Abbiamo a disposizione tante frequenze sul canale sinistro, destro e mono. Solo riuscendo a distinguerle potremmo disporle e “ritoccarle”. Diversamente sarà solo un “gioco” spesso con un finale neanche troppo soddisfacente.
Anche per oggi siamo arrivati alla fine. A questo articolo, come e più degli altri, sarebbe bello dare un seguito sul forum, proponendo voi degli ascolti e confrontando insieme le “sensazioni” e i dettagli che ognuno di noi ascolta. In questo modo, oltre che a condividere l’esercizio, potrete farvi anche tutti un’idea del vostro personale sistema di ascolto. Buon lavoro!
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