Prima di entrare nel vivo della questione ed affrontare le varie sfaccettature di una produzione musicale, mi premeva fare una rapida carrellata su un fattore importantissimo ma allo stesso tempo troppe volte sottovalutato (o peggio ancora vittima di tremendi misunderstanding): lo studio di registrazione.
È infatti in questo luogo che si sviluppa molta, se non tutta, l’attività musicale di un artista o di uno strumentista. Da fonico, lo studio è un posto quasi magico, anche se spesso quando parlo con amici che suonano in band emergenti viene descritto come un vero e proprio incubo.
L’obiettivo di un artista/band è quello di trovarsi nelle mani, alla fine del lavoro, un prodotto finito che rispecchi il più possibile l’idea “originale” dell’opera.
Di seguito, organizzati per punti chiave, trovate qualche mio consiglio e qualche riflessione personale a riguardo, con la speranza di chiarire le idee su questo tanto amato/odiato studio di registrazione. Quello che dirò è rivolto in primis agli amici musicisti/gruppi emergenti: troppe volte ho visto buttare via soldi (tanti) in studi pessimi che inizialmente sembravano a buon mercato. La regola base è questa: siate bravi, siate preparati, puntate al meglio. Non sono solo le apparecchiature a rendere bello uno studio
Uno studio non è solo una “sala macchine”, ma è un luogo dove la musica circola nell’aria, in tutti i sensi. L’ambiente acustico è il primo e fondamentale fattore per avere un “metro di valutazione”. Un’acustica trattata ad hoc è indispensabile sia per poter ascoltare i dettagli (le frequenze, i riverberi, etc… ), sia per non uscire dal lavoro con un mal di testa da competizione!
Lo studio… “suona”! Per ottenere questo “suono” la scelta dei materiali da costruzione così come il progetto acustico sono due elementi importantissimi. Purtroppo, soprattutto negli home studio, ho visto molte volte eccessive correzioni acustiche, molte delle quali addirittura di dubbia funzionalità. Ad esempio la tipica stanza totalmente rivestita di fonoassorbente piramidale: è la morte nera del suono!
Uno studio professionale (teniamo sempre a mente questo prezioso termine) dovrà essere ai vostri occhi come un luogo dove il legno, la terracotta, talvolta la roccia nuda, la fanno da padrone proprio perché hanno particolari caratteristiche sonore favorevoli. Difficilmente uno studio serio presenta superfici lisce e riflettenti tipo piastrelle, laminati o semplici intonaci. Informatevi sempre, quando andate in uno studio a registrare, riguardo chi ha creato il progetto acustico.
In ogni caso… guardatevi intorno! Perché fare in studio quello che, al giorno d’oggi, potrei tentare a casa?
Questa domanda è tra le più quotate, me la sono sentita fare molte volte. A casa, magari con un modestissimo investimento di qualche centinaia di euro, si può fare tutto. Questo è vero ed è anche bello che ogni persona possa dar sfogo alla sua creatività. Mi rende personalmente felice!
Purtroppo cambio di umore quando vedo e sento un brano di qualità da demo casalinga in vendita “sui maggiori canali digitali” e talvolta pure nei negozi di dischi. Da acquirente di dischi incallito quale da sempre sono, mi aspetto un prodotto professionale. Non importa che tu sia Peter Gabriel o il gruppo emergente di turno, se compro il tuo disco ed investo i miei soldi nella tua musica, voglio che il disco sia fatto come deve essere fatto: al massimo delle possibilità.
Da fonico posso garantirvi che per molti (case discografiche comprese), l’ingresso di tecnologie alla portata di tutti è diventata una scusa troppo facile per risparmiare. Penso di non essere in errore nel dire che i risultati sono sotto gli occhi di tutti: il livello della produzione musicale sta precipitando.
Prendete un qualsiasi vecchio disco pop italiano, di un qualsiasi artista (anche il più dimenticato o il più “banale”) e paragonatelo, con ascolto da fonico, ad una produzione 2011 dello stesso target: c’è di che piangere. Prima il piccolo artista registrava nel grande studio (non c’erano alternative alla situazione professionale), ora molto spesso è il contrario, cioè l’artista affermato registra “per conto suo”.
Questa lunga premessa vuole semplicemente dire che mai un investimento home recording (anche ben fatto) può e deve essere paragonato all’investimento effettuato per la creazione di uno studio di livello. Microfoni, mixer, compressori, equalizzatori, convertitori A/D-D/A, riverberi, casse, per non parlare dei cablaggi (che possono raggiungere cifre da capogiro!) e mille altre cose ancora, hanno tutte dei costi veramente alti: alla fine la differenza è schiacciante e si sente nei risultati. I target sono diversi e lo studio (guidato da un fonico preparato) serve per dare al cliente un prodotto di alto livello. Allora basta un grande investimento per avere uno studio “che spacca”?
No! Per il semplice motivo che non basta comprare un jet per essere un pilota. La preparazione del fonico in materia, il suo curriculum, la sua conoscenza dei propri macchinari e del suo studio, il suo relazionarsi con i musicisti/artisti, è alla base di tutto. Dietro tutto questo ci sono anni (molti) di studio, preparazione, esperienza e fatica. Un consiglio che mi sento di dare agli artisti e band emergenti?
Si, una serie di consigli li ho. Come ho detto prima ho visto molte situazioni finite male. Primo step: provare, provare, provare fino allo sfinimento. Come dico sempre: l’acqua buona esce solo da una sorgente pura, se si suona male, i bei suoni non ci saranno mai. Siamo fonici, non maghi.
Decidete i tempi metronomici dei vostri brani (cosa che molti sottovalutano, ma è una delle operazioni più delicate di una produzione musicale!) e provateli con il click, sempre. Questo vi renderà più precisi in fase di registrazione ed aiuterà il fonico per eventuali edit: in questo modo risparmiate moltissimo tempo (e quindi soldi) ed il vostro risultato sarà di sicuro migliore. Curate gli arrangiamenti nel migliore dei modi, cercando di togliere tutto il superfluo, less is more!
Una volta pronti, potete con i vostri mezzi (di qualsiasi livello) iniziare una pre-produzione casalinga (in questi casi evviva l’home recording!) per avere un’idea su cosa e come registrare una volta entrati in studio. Qui si decide cosa suonare “in presa diretta”, cosa sovraincidere (nel caso serva…), quali effetti particolari usare e così via. A questo punto si sceglie lo studio dove andare a realizzare il proprio lavoro. Il mio consiglio viene dal cuore, essendo in primo luogo un musicista: puntate al meglio che potete permettervi. Siate bravi a suonare, arrivate preparati, registrate bene in tempi rapidi, non perdetevi in edit fantasmagorici ed affidatevi ad un fonico bravo (magari che conosce ed è abituato a lavorare sul vostro genere, questo è molto importante). Avrete speso, se non uguale, poco di più rispetto ad uno studietto dove gli inghippi sono sempre dietro l’angolo e, guarda caso, sempre conteggiati. Dove intere giornate svaniscono senza risultati soddisfacenti.
L’importanza di avere un fonico preparato la troverete anche nei suoi consigli, che vi risulteranno fondamentali: in tanti anni ha visto ed appreso trucchi da tantissimi musicisti, un bravo professionista avrà la soluzione per ogni problema. Siate umili abbastanza per ascoltarlo, ha spesso ragione! =D
Registrare un disco è come scattare una fotografia: ci dispiace se una bella foto è sciupata da una messa a fuoco errata. Stesso discorso per un album: dispiace se il prodotto finito non rispecchia l’idea originale.
Ah, dimenticavo: fate in modo che lo studio sia confortevole e che vi permetta di rilassarvi. Come diceva Lars Ulrich, batterista dei Metallica, in un video girato in sede di registrazione: “Una giornata in studio equivale a non aver mai visto la luce del sole”.Bene, fatto questo doveroso preambolo, nel prossimo appuntamento prenderemo in considerazione una rock/pop band classica (voce, chitarra, basso, batteria e tastiere) ed inizieremo ad analizzare i metodi di registrazione, la microfonazione e la ripresa della sezione ritmica. Un salutone a tutti i musicoffili, see you soon! Andrea Pellegrini
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