Finché rimaniamo nel dominio analogico, è chiaro che la distorsione armonica nelle nostre registrazioni viene introdotta naturalmente dagli stessi mezzi che utilizziamo (nastri, banco, ecc.), ovviamente si spera nei limiti e in modo assolutamente piacevole (taluni lo chiamano “calore” anche se questa parola può avere molteplici attribuzioni).
In digitale, invece, con i mezzi odierni se non andiamo noi stessi a introdurre volutamente della saturazione avremo una risposta del tutto clean (o flat) del segnale registrato. Sulla carta sembra che vada tutto bene così e difatti non è un male, anzi!
Ma d’altronde, c’è una tipologia di suono, di distorsione, che se usata con cognizione di causa e nel giusto contesto musicale, non solo dà un tocco di classe in più al brano, ma può fare letteralmente la differenza.
Oggi, appunto, capiamo bene come ottenere, nel dominio digitale, questo tipo di saturazione, dando qualcosa di bello al mix delle nostre tracce senza ovviamente andare a snaturare le incisioni.
Ci sono dei plug-in appositi per farlo, come quello che useremo oggi, ma ricordatevi una cosa fondamentale: oltre che tecnica, ci vuole gusto!
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