Un’alternativa interessante alla classica scheda audio, potrebbe essere l’acquisto di un mixer digitale o analogico con una porta che ci consenta di registrare separatamente tutte le nostre tracce; oltre alla facilità di controllo e di gestione del suono (con automazione di livelli, equalizzazioni, dinamiche ed effetti) diventa molto semplice ed utile per fare riprese di tutte le nostre prove ed i concerti (ovviamente le mandate aux usate per le cuffie/monitor sono pre-fader, in modo tale da rendere l’ascolto del musicista indipendente dalla gestione dei volumi del fonico FoH), esibizioni da poter riascoltare in studio per capire la qualità dell’esecuzione e decidere eventuali modifiche della partitura, oltre a consentire sovrincisioni per correzioni ed aggiunte (Frank Zappa docet!).
Allo stato attuale della produzione dell’industria audio la maggior parte dei mixer sotto i 5000€ incorporano convertitori a 48kHz, consentendo tranquillamente la registrazione separata di decine di tracce, alcuni di questi mixer hanno a disposizione interessanti algoritmi di simulazione di amplificatori e di equalizzatori vintage che lasciano spazio alla creatività sonica sia in fase di prove che di registrazione e missaggio. Un noto problema dell’audio digitale è la cosiddetta latenza, ossia il tempo che intercorre nella trasduzione dell’audio dal dominio elettrico a quello digitale e viceversa; la latenza dipende in parte dal dispositivo che usiamo per acquisire e riprodurre l’audio e si misura in campioni, quindi è inversamente proporzionale alla frequenza di campionamento e quindi raddoppiando la frequenza la latenza diminuisce automaticamente!
Con le produzioni più recenti la latenza dei dispositivi stessi si è ridotta a ritardi intorno ai 3ms, inascoltabili, salvo ulteriore latenza dovuta all’uso di plug-in pesanti nella scheda audio o nel mixer digitale. Possiamo intervenire nei settaggi della scheda/mixer seguendo un piccolo trucco scritto in quasi tutti i manuali audio, fin dagli albori: registrare e sovrincidere con la latenza minima (in questo modo non rischiamo di andare fuori tempo) e mixare e masterizzare con la latenza massima (in questo modo possiamo caricare moltissimi plug-in senza rischiare di sovraccaricare la RAM con conseguente drop nel segnale digitale). Ultima cosa da prendere in considerazione è l’affidabilità e gli aggiornamenti dei driver della scheda, per queste informazioni fate riferimento a forum seri degli utilizzatori piuttosto che alla pubblicità, alla moda o al sito ufficiale del produttore perché non avere un tempestivo ed affidabile aggiornamento del driver può significare l’impossibilità di usare la nostra scheda con un nuovo sistema operativo o con il nostro software di registrazione! Ora alleggeriamo la lettura sfatando un’altra leggenda metropolitana: il suono dei convertitori e dei software DAW. Agli albori dell’audio digitale c’erano differenze notevoli fra un convertitore (ed un software) ed un altro, tali da essere oggettive come risposta in frequenza ed eventuali esaltazioni furbe di determinate frequenze per far sembrare il suono più esteso sulle alte! Ora i convertitori e gli algoritmi di conversione, come i software e gli algoritmi di elaborazione, sono talmente precisi che la differenza diventa veramente di lana caprina, che possiamo soggettivamente riportare come “definizione”, “chiarezza” o “suono cristallino”, contro un “imprecisione”, “scurezza” o “suono impastato“. Fortunatamente RAM e memorie (HD & SSD) non hanno più i costi proibitivi di qualche anno fa, quindi registrare con la massima frequenza di campionamento non diventa impossibile o troppo costoso, ma tranquillamente realizzabile. Perché dobbiamo registrare con la massima frequenza disponibile? Oltre a quanto esposto sopra per la latenza, è noto ad ingegneri, progettisti e fonici che l’algoritmo di dithering suona quindi conviene lavorare sempre (sia in tracking che mixing che mastering) con la massima qualità, in questo modo evitiamo di far applicare il dithering già nella scheda audio.Sempre sul dithering vedi anche:
- Music Technology 101: Dithering Explained (1/2) – Quantization Noise
- Music Technology 101: Dithering Explained (2/2) – What, Why and When to Dither
Ovviamente non potremo evitare il dithering finale a 16/44,1 per passare su CD o pennetta, altrimenti il nostro brano non potrà essere ascoltato in nessun impianto audio esterno a quello dello studio!
Per quanti fossero scettici, cito un noto paragone con il passato: registravamo multitraccia su costose bobine a 38cm/sec, magari con sistemi di riduzione del rumore, per mixare e masterizzare su bobina stereo ed ascoltare in auto/walkman con piccole (ma comode!) cassette con nastro a 4,75cm/sec e dinamica reale inferiore ai 40dB!
Ora la nostra lavorazione di qualità magari finisce in formati compressi quali MP3 e simili, i cui algoritmi decidono anche come ridurre i dati meno significativi e possiamo ascoltare con il telefonino, lettori, auto o quant’altro… ma non possiamo lavorare a bassa qualità dall’inizio, altrimenti il nostro suono ne risentirà in modo disastroso! A presto per chiudere anche questi argomenti!
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