Cari MusicOffili, questa volta ho deciso di usare questo mio spazio per dare alcune indicazioni semplici ma efficaci su come scegliere il microfono perfetto per ogni occasione. Molti di voi hanno le idee magari chiare e potrebbero trovare scontati alcuni dei miei suggerimenti, ma spero invece che i miei consigli siano visti come una occasione di riflessione.
La mia prima regola, che ho imparato anni fa: un microfono è meglio di due, due sono meglio di tre etc…
Una regola semplice ma che oggi vedo poco applicata, ma che invece garantisce grandi risultati, se si presta attenzione al posizionamento del microfono. La ragione di questa mia regola, che applico in modo quasi ossessivo è che più microfoni creano cancellazioni di fase che sono difficili da maneggiare e che spesso possono compromettere il suono della registrazione.
Francamente trovo abbastanza inutile registrare quattro o più microfoni su una chitarra acustica con l’intento di avere maggiore flessibilità per poi invece ottenere un suono poco definito e confuso nel transiente. Comprendo bene l’esigenza di provare varie posizioni per scegliere quella più interessante, ma poi è bene fare la scelta il più presto possibile e dimenticare gli altri microfoni.
La ragione per questo approccio è che la registrazione multi-traccia, specie se si utilizzano le sovrapposizioni o overdubs, è un processo di accumulazione di informazioni che si modellano su quelle già presenti al momento della nuova registrazione. Quindi se poi modifichiamo i suoni preesistenti sbilanciamo tutto l’equilibrio, spesso delicato, che ci ha portato a determinate scelte sonore.
La mia seconda regola è quella del 3:1 da usare in presenza di due o più microfoni. Consiste nel fare attenzione a disporre i microfoni in modo che la distanza tra due o più microfoni sia almeno tre volte quella tra un microfono e la sorgente del suono di quel microfono.
Questo riduce di 20log(3:1) decibel il suono della sorgente secondaria riducendo così al minimo l’interferenza di fase, anche se non la elimina. L’abbattimento della sorgente secondaria è di oltre 33 decibel. Un esempio tipico dove è utile questa regola è nel posizionamento dei microfoni sui toms della batteria.
Considerando la distanza dalla sorgente primaria di circa 5 centimetri, è bene che I microfoni distino tra loro almeno 15 centimetri. Facile e molto efficiente.
Continuerò con l’esempio della chitarra acustica così da rendere più chiaro il mio approccio. Abbiamo una chitarra a sei corde di metallo, il cui suono proviene per lo più dalla tavola armonica. Essa proietta il suono con un pattern a figura a otto, ma l’energia posteriore viene riflessa dal fondo dello strumento e proiettata in avanti con qualche millisecondo di ritardo dovuto alla distanza del fondo e alla sua inclinazione o concavità.
Questa energia viene convogliata attraverso il foro che crea quindi una forte risonanza con una frequenza che si aggira intorno ai 100 Hz, anche se varia moltissimo da strumento a strumento. La ragione di questo è la necessità di potenziare il volume sonoro dello strumento e di proiettare il suono ad una distanza maggiore.
Analizziamo le componenti sonore: in primo luogo abbiamo il suono delle dita sulle corde oppure del plettro; poi c’è il suono delle corde amplificate dalla trasmissione della vibrazione alla tavola armonica e poi c’è questa componente risonante.
Possiamo dire che molto del volume arriva dal punto in cui la tavola armonica è più ampia, cioè dove è il ponticello (il punto in cui la corda spinge sulla tavola armonica). Quindi posizionare un microfono in quella zona darà un suono potente, anche se povero di dettagli delle corde.
Allora potremmo provare ad andare verso la buca, e qui riscontriamo una notevole potenza sonora ma molto concentrata sulle basse frequenze.
Se poi ci spostiamo verso il manico abbiamo invece un suono più bilanciato, controllato. Anche se è un poco debole comparato con le altre posizioni. Ma si sente con grande dettaglio il rumore delle dita sulle corde e anche quella componente percussiva che rende la chitarra acustica così importante nella ritmica.
Ricapitolando:
- Posizione al manico: bilanciata e ricca di dettagli
- Posizione alla buca: scura e sbilanciata sulle basse, ma potente
- Posizione al ponte: potente ma tendente alla mediosità; pochi dettagli delle corde; suono quasi compresso.
Di solito la mia prima scelta è la posizione al manico. Ma se ho a disposizione un microfono omnidirezionale provo anche quella al buco utilizzando la caratteristica degli “omni” di essere lineari anche da vicino essendo privi dell’effetto di prossimità.
Non dimentichiamo anche che le alte frequenze sono molto direzionali e quindi conta molto come puntiamo il microfono. Quindi, ancora prima di arrivare al mixer e a un equalizzatore possiamo variare il bilanciamento delle basse e alte frequenze rispetto alle medie soltanto con una accurata posizione del microfono. Interessante no?
Infine una parola sul tipo di microfono: La mia prima scelta è un condensatore, a capsula piccola così da avere una risposta estesa sulle alte frequenze. Ma a volte, se voglio che lo strumento risulti naturalmente “di accompagnamento” posso utilizzare un microfono dinamico. Così I minori dettagli del microfono dinamico renderanno più presente gli strumenti registrati con microfoni a condensatore.
Ah, dimenticavo: se proprio volete usare due microfoni per registrare in stereo, provate la posizione al manico combinata con quella al ponte con il panpot agli estremi. Oppure sperimentate con posizionamenti X/Y o ORTF. E se non convince provate con la vecchia tecnica Blumelein.
Provate a seguire questa traccia di ragionamento anche con altri strumenti acustici. Aspetto un vostro commento!
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