Nel 1998 Wes Dooley e Bob Gerbracht, che da anni producevano tutti i componenti necessari per la manutenzione del mitico microfono a nastro RCA 44, decisero di creare la loro versione di quel microfono e fondarono AEA Ribbon Mics.
I due avevano iniziato a collborare dal 1964 nella loro azienda di Pasadena in California e nel 1976, quando la General Electric comprò l’RCA e chiuse la sua divisione di microfonia, iniziarono l’attività di manutenzione dei leggendari microfoni a nastro di questo marchio, sfruttando il background acquisito di Wes acquisito da prestigiosi amici quali il fonico Wally Heider, che aveva immortalato su nastro gran parte della scena californiana degli anni ’60 e ’70, e Dick Knoppow.
Questa perseveranza ha consentito portare avanti la storia di questi microfoni a nastro che dagli inizi del nuovo millennio gradualmente hanno riconquistato quello spazio che gli spettava negli studi di registrazione, grazie alla sonorità della loro ripresa “8” (gli unici nastri che non sono ad “8” sono i recenti Beyer Dynamic M160, M260 e TGV90r ed AEA KU4). Infatti i microfoni a nastro “storici” evidenziavano un’attenuazione graduale delle alte molto simile alla riverberazione naturale, con un decadimento progressivo delle alte.
Due brevi note storiche: la messa a punto dei microfoni a nastro fu realizzata in RCA da Harry F. Olson (uno dei padri della fonia, nonché autore della relativa bibbia) realizzando nel 1931 il Photophone Type PB-31, la cui risposta surclassava quella dei condensatori di allora. Pochi anni dopo fu messa a punto la prima tecnica di ripresa stereo da Alan Blumlein, da cui prese il nome, contrapponendo fra di loro due microfoni ribbon sovrapposti ed angolati di 45° rispetto alla sorgente.
Tornando al 3° millennio, la popolarità di AEA è cresciuta notevolmente anche perché è fra le poche aziende a costruire microfoni a nastro negli USA, mentre l’attuale produzione è pressoché monopolizzata da aziende cinesi che propongono soluzioni di qualsiasi costo… e qualsiasi qualità.
Ciò ha indotto la TeDeS a curarne l’importazione per l’Italia e, profittando della pausa estiva della maggior parte degli studi, mandarmi i microfoni più rappresentativi per recensione: della serie Legacy ho ricevuto l’ammiraglia R44C, il kit stereo R88C e l’R84 mentre della serie più recente ho ricevuto N22 ed N8 pair matched, kit di sue microfoni dotato della barra SMS e di un’interessante serie di accessori per riprese stereo e Blumlein.
Ricevere questi microfoni per sessioni di registrazioni di test per me è stato un onore ma anche una grande responsabilità; essendo fra i primi a provarli in Italia ed il primo a scrivere le impressioni del suono sento il dovere di essere il più possibile oggettivo per raccontarvi il comportamento di questi microfoni… quindi ho scelto di precettare degli amici avvezzi alle prove e dotati di grande pazienza! I test con la chitarra elettrica sono stati fatti sia con i coni di un Fender Super Reverb ’65 reissue che il cono da 12″ di un Blackface Deluxe del ’67, che amplificavano il segnale di una Fender Stratocaster USA ’89.
Dopo un test accurato abbiamo deciso fare la ripresa con un R84 ed un N22, il primo per il suo calore, il secondo per avere un confronto fra la produzione Legacy e quella più recente. Durante la sessione di ascolti abbiamo avuto modo di apprezzare in pieno il carattere di entrambi i microfoni: più generoso sulle basse (come ci aspettavamo e come si era caratterizzato dal primissimo ascolto) l’R84 ma l’N22 ha mantenuto per tutta la sessione una sua eleganza ed un carattere non secondario. Ma il missaggio ci ha portato a scegliere in modo inaspettato, perché abbiamo notato che l’N22 (che all’inizio avevamo pensato di usare in percentuale inferiore rispetto all’R84) si “inserisce” meglio in molte parti, e spesso il bilanciamento è stato 50/50.
Altro test effettuato in altro ambiente e con altro genere musicale (musica classica contemporanea tonale, trio di piano, violoncello e clarinetto) ha fatto accettare ai compositori il set N8 in Blumlein, set posto al centro fra i musicisti ed angolato in modo da privilegiare il bilanciamento ed attenuando alcune caratteristiche “non-gradevoli” della sala. Nel bilanciamento del mix di preascolto questo set ci ha dato un’immagine sonora piena e dettagliata… credo proprio che in fase di mix useremo al minimo i microfoni “specifici” di ogni strumento.
A breve seguiranno test dettagliati su voci maschili e femminili basate sull’R44C, magari con il suo pre… ma non mi sembra il caso di portare i microfoni in vacanza con me, magari scriverò un secondo articolo!
In AEA sono dediti al 100% alla realizzazione del loro manifesto: “We at AEA take sonic integrity seriously, and have even created preamps that have specially designed to meet the particular challenges of ribbon mics and bring out their full potential. Proudly independent, we manufacture all our products by hand right here in the USA”.
N.B. Non propongo l’ascolto di nessuna registrazione perché se non avete ascoltato dal vivo la sorgente sonora (voce, piano, chitarra, etc…) nel suo ambiente di ripresa, come potete comprendere cosa suoni “meglio”? E quale suonerà “meglio” una volta processata? E cosa suonerà “meglio” nel missaggio con tutte le altre tracce?
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