Ora che abbiamo scelto il mixer dobbiamo pensare alla parte più importante, quantomeno più pesante del nostro impianto: le “casse”, se vogliamo possiamo chiamarle diffusori o speakers o…
Piccola introduzione tecnica: la cosa “strana” è che si parla spessissimo in termini di Watt e non di pressione sonora o SPL (sound pressure level) che in realtà è un dato molto più significativo per comprendere la reale potenza sonora che sarà sviluppata durante i nostri concerti.
Partiamo dal concetto di Watt, che secondo il Sistema Internazionale è l’unità di misura della potenza, pertanto nel nostro caso con i Watt misuriamo la potenza erogata da un amplificatore, secondo la formula di V×A.
Ma perché leggiamo di watt “diversi” e quali sono quelli “veri”? Non è raro che, solo per restare sulle sigle più comuni, ci capiti di leggere potenze in watt AES, RMS, EAIJ o PMPO. Quelle da considerare “affidabili” (anche se ci sono alcune scappatelle che non consideriamo in questo articolo e che consentono ai fabbricanti di giocare un po’ sulle potenze) sono AES e RMS che fanno riferimento a criteri di misura molto restrittivi, la EAIJ fa riferimento al segnale musicale e fornisce una potenza, grossomodo, doppia di quella AES/RMS.
La specifica meno significativa è la PMPO (Peak Music Power Output o Peak Momentary Performance Output) creata dal marketing, non è casuale che non abbia parametri di riferimento scientifici e sia apparsa da pochi anni dedicata piuttosto agli impianti multimediali, per allettare i consumatori con numeri elevati ma falsati.
Infatti la potenza PMPO non è mai stata definita come standard ma è la somma della potenza di picco istantaneo complessiva degli amplificatori dei due, o più, canali a prescindere dal metodo di misurazione e dalla qualità (distorsioni ecc.)!
La potenza dichiarata dai costruttori generalmente è misurata collegando l’ampli a una resistenza, ma il carico reale degli altoparlanti non è come una resistenza ma più complesso e il nostro amplificatore potrebbe non fornire la potenza dichiarata.
A tal proposito rivendichiamo con orgoglio la tabella presente nel numero 1 della rivista italiana Audio Review che ha posto e calcolato (seppure per componenti Hi-Fi) per la prima volta al mondo il problema di interfacciamento ampli-cassa, rilevando ciò che traspariva durante un ascolto critico, ma non era misurato.
Andiamo sul pratico… gli altoparlanti/una cassa hanno una “sensibilità” che misuriamo in dB o deciBel, una scala logaritmica che indica la pressione sonora emessa. Ovviamente una cassa con sensibilità 95dB/1W @ 1 metro suonerà “più forte” di una cassa da 92dB, ma possiamo ottenere la stessa pressione sonora semplicemente raddoppiando la potenza applicata e in questo caso bastano 2W…
Ovviamente non si può applicare maggiore potenza all’infinito e bisogna rispettare il valore di massima tenuta in potenza della cassa: se la prima cassa “regge” 100W e la seconda 200W, amplificate alla massima potenza erogheranno la pressione di sonora di 115dB (la nostra cassa da 95dB eroga 98dB con 2W, 101dB con 4W, 105dB con 10W, 115 dB con 100W… 125dB con 1000W, se li supporta!), inserendo nel paragone una terza cassa da 98dB di sensibilità e con tenuta di 50W, o una da 89dB e 400W otterremo sempre la stessa pressione sonora.
Ultima nota prima di chiudere con SPL: raddoppiare la potenza aumenta l’SPL di 3dB ma raddoppiare il numero di casse (identiche ovviamente) aumenta l’SPL di 6dB… come potete dedurre dall’esempio della seguente tabella:
Possiamo evitarci il mal di mare nel fare calcoli così complessivi usando le caratteristiche tecniche offerte dalle case costruttrici serie che indicano un valore di Max SPL col quale possiamo paragonare la pressione sonora massima di casse diverse fra di loro.
Fra l’altro la tendenza attuale di usare casse attive (o amplificate) risolve anche il suddetto problema riguardo l’interfacciamento ampli-cassa e la conseguente possibile perdita di efficienza dell’abbinata e/o dalla lunghezza estrema dei cavi!
Salvo per impianti particolari, come gli array, la regola base dell’acustica afferma che al raddoppiare della distanza la pressione sonora si dimezza, ossia l’SPL diminuisce come potete calcolare in modo indicativo tramite questo semplice formulario.
Ma di quale pressione sonora abbiamo bisogno per il nostro concerto? Innanzitutto dividiamo i possibili ambienti in tre situazioni base: concerto all’aperto, concerto in un locale destinato solo ai concerti e concerto, come accade spesso, in un locale “misto” dove ci sono aree riservate alla convivialità (bere, mangiare, ecc.).
Considerando che la pressione sonora del parlato 60dB (circa) in un locale “misto” non è il caso di avere 90dB al tavolino (sennò i presenti non riescono a sentirsi fra di loro) che invece sono auspicabli per le altre due situazioni!
Ultima nota su MAX SPL: il rapporto (generico, perché ogni locale ha sue caratteristiche sonore) fra sub e satelliti dipende dal genere musicale, è preferibile avere una SPL MAX più forte del sub di almeno 6dB per musica da ballo, ma con alcuni generi sono necessari anche 10dB, mentre per il rock sono sufficienti almeno 3dB in più e per il jazz è preferibile una SPL omogenea fra le casse
Un altro parametro spesso sottovalutato è la dispersione, che indica con precisione come sarà diffusa la nostra musica nell’ambiente sul piano orizzontale e verticale.
Questo parametro, generalmente misurato per una riduzione di 6dB, deve essere preso in considerazione in funzione degli ambienti nei quali suoneremo perché una dispersione orizzontale troppo ampia potrebbe essere negativa in un locale piccolo, nel quale il palco è sicuramente “poco largo” mentre per concerti in esterni è utile avere una dispersione più ampia possibile.
Generalmente la dispersione verticale è meno critica, salvo quando dobbiamo collocare le casse molto in alto o in posizioni imposte dall’architettura del locale
La risposta in frequenza è un altro parametro che ha grande importanza per definire la qualità del suono che sarà erogato; attenzione perché i valori fornita nella gamma -10dB portano a una risposta più estesa ma con minore precisione rispetto alla gamma +/-3dB!
Ultimo parametro da prendere in considerazione è la versatilità sia elettronica che meccanica. La prima riguarda gli ingressi con la possibilità di collegare direttamente un microfono (magari per set minimali senza dover portare il mixer) dispositivi WiFi o Bluetooth (senza usare canali del mixer e con controllo a distanza della “scaletta”).
Dal punto di vista meccanico c’è la possibilità di usare questa cassa inclinata a terra come monitor da palco (ce ne sono alcune che consentono più inclinazioni secondo il lato di appoggio) appenderla a una struttura esistente (non per le maniglie!!!) o poterla inclinare verso il pubblico.
A parità dei suddetti parametri, la scelta potrebbe essere legata a peso, trasportabilità e facilità di montaggio della cassa perché sono fattori che possono semplificarci la vita… particolarmente dopo un live set in un locale sotterraneo e con il parcheggio a 200 metri!
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