Oltre il BIAS è di vitale importante la cosiddetta curva di equalizzazione perché, a causa della ridotta risposta in frequenza propria del sistema nastro-testina, è necessario applicare una precisa equalizzazione al segnale prima della sua effettiva registrazione sul nastro, ovvero esaltare le frequenze alte e basse. Nel tempo sono state definite due curve standard di equalizzazione: l’europea CCIR (Commité Consultatif International des Radiocommunicatons) detta anche IEC o DIN e la statunitense NAB (National Associations of Radio and Television Broadcasters); le macchine consumer ed i nastri originali commerciali adottano l’equalizzazione NAB.
In ambito professionale europeo è adottata la curva CCIR, che permette di ottenere una migliore linearità nella risposta complessiva alle basse frequenze; ciò significa che se reperite un nastro master originale nella maggior parte dei casi sarà equalizzato IEC ed occorrerà una macchina compatibile per riprodurlo al meglio. L’ascolto di un nastro IEC su una macchina NAB ha come risultato una discreta perdita frequenze basse ed alte, viceversa ascoltando un nastro NAB su una macchina IEC si otterrà un suono con un notevole “effetto loudness”.
Su molte macchine professionali si trova l’equalizzazione IEC e alcuni registratori hanno l’elettronica predisposta anche per la curva NAB (sia in registrazione che in riproduzione) rendendo possibile selezionare l’equalizzazione più adatta al nastro che si vuole riprodurre. Tra i registratori consumer solo Revox ha realizzato le versioni IEC nei suoi A77 e B77; il primo ha (seppur fuori produzione dall’inizio degli anni ’80 ce ne sono ancora migliaia in funzione!) un selettore IEC/NAB che agisce solo sull’equalizzazione di riproduzione e solo sulle versioni 9,5/19 cm/s.
Altro punto importante di questi standard è il livello operativo perché secondo lo standard NAB, con balistica degli indicatori “vu-meter”, lo “0” corrisponde a 290nW/B (il flusso è espresso in nW/m) e diventa di 320 nW/b mono e 510nW/m per lo stereo per lo standard CCIR, che usa indicatori con balistica PPM. Ovviamente per ottenere le migliori prestazioni possibili, bisogna rispettare le caratteristiche magnetiche del nastro, come indicate dal costruttore!
È evidente che la taratura del bias sia una delle operazioni più importanti da fare su un registratore per ottenere le migliori prestazioni possibili dal nastro magnetico. Negli studi professionali degli anni d’oro della registrazione spesso c’era un tecnico specializzato proprio per questa operazione che era eseguita prima di ogni sessione!
Gli altri studi facevano fare la taratura ogni tot ore di registrazione o nel caso di cambio del nastro perché a volte erano i clienti a richiedere o portare i loro nastri preferiti.
La meccanica dei registratori a bobine, in particolare per irregolarità o variazioni di velocità del capstan (collegato al motore) o usura del pinch roller (la rotellina in gomma morbida che pressa il nastro risente anche dei problemi legati al wow & flutter (per questo neologismo non abbiamo corrispondenti nella nostra nobile lingua) ossia di oscillazioni e perturbazioni del trascinamento. Per esempio un flutter di 200Hz a un livello di -50dB crea 0,3% di distorsione di intermodulazione, considerata inaccettabile in un preamplificatore o amplificatore, ma nei registratori professionali questo valore spesso è inferiore allo 0,04%, risultando inudibile.
Ultimo problema meccanico del registratore è l’azimut delle testine; con una corretta regolazione il contatto fra nastro e testine sarà perfetto: dato che le testine di un registratore a bobine sono fisse, questo problema è piuttosto dovuto ai suddetti componenti per il trasporto dove si potrebbero accumulare residui di nastro(!) che alterano il perfetto trascinamento.
Bene, ma dopo tutto questo turbunio di numeri ed informazioni, come sono quelli importanti? Ossia risposta in frequenza? Rapporto segnale/rumore? THD?
Beh, restiamo sull’applicazione standard ossia 38cm/sec con nastro da 6,35mm (1/4″) 2 piste e nastro per il quale è stata effettuata la taratura con BIAS corretto e curva di equalizzazione adeguata. La risposta in frequenza era molto lineare nella gamma 50Hz-15kHz, arrivando ai “fatidici” 20-20000 entro +/-2dB, max +/-3dB, mentre a volte 76cm/sec dava perturbazioni alle frequenze inferiori e 19cm/sec aveva una perdita, spesso minima, alle frequenze superiori.
Il rapporto segnale/rumore delle macchine professionali si attestava poco sopra i 60dB reali (ovviamente le misure “pesate” davano prestazioni migliori) quindi per aumentare questo rapporto negli usi per registratori a bobina nel 1965 fu realizzato il Dolby A, che agiva con quattro filtri diverse per un miglioramento di 10dB sul rapporto S/R che sale a 15dB intorno ai 15kHz, come scritto da Ray Dolby in persona in JAES (ottobre 1967) e Audio (giugno/luglio 1968).
Nel 1986 Ray Dolby, che nel frattempo aveva creato anche sistemi per registratori a cassette che tratteremo più avanti, introdusse il Dolby Spectral Recording o SR, che sfruttando gli anni di esperienza acquisita garantiva addirittura altri 25dB di gamma dinamica e risultava “molto musicale”. Altre aziende crearono sistemi di riduzione del rumore, sempre basati su compressione in registrazione ed espansione in riproduzione quali dbx, il tedesco Telcom C4 e l’italianissimo Hiletron.
La suddetta misura di S/R è relativa ad una THD intorno allo 0,5%, di nuovo una misura difficilmente udibile!
A presto per approfondimenti sui registratori professionali stereo (modelli con codice di tempo e per esterni) e multitraccia e sui registratori a cassette, certamente i più diffusi dell’epoca d’oro dell’hi-fi.
Ci tengo a ringraziare Alessandro Molinari di Analog Planet che mi ha cortesemente e con grande competenza affiancato su alcune note tecniche.
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