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Il nostro suono live: i microfoni

Dai che siamo quasi pronti, abbiamo il mixer e le casse, tutti i nostri strumenti e la musica da far ascoltare, cos'altro? ah, già: i microfoni!

Dai che siamo quasi pronti, abbiamo il mixer e le casse, tutti i nostri strumenti e la musica da far ascoltare, cos’altro? ah, già: i microfoni!

Piccola premessa: dovendo acquistare tutto l’impianto e non sapendo il budget a disposizione, in questo caso consiglio di essere abbastanza cauti in funzione della nostra formazione ed evitando di sbilanciare (a meno che non sia proprio indispensabile) l’acquisto verso un singolo seppur mitico microfono.

Altri piccoli particolari:
1 – ho menzionato soluzioni diverse dai microfoni classici conosciuti da tutti
2 – dato che ho visto trattare malissimo i microfoni dei service e delle band stesse, se possibile, ognuno acquisti e abbia cura dei propri microfoni.

Esorto i cantanti del gruppo a fare molte prove con tutti i microfoni possibili e immaginabili per trovare il migliore per la propria voce… a volte non c’è bisogno di spendere cifre folli e per un buon suono si possono risparmiare decine di €! Quindi rompete le scatole a tutti i vostri amici, ai vostri docenti di canto, ai fonici di service, ai negozianti per poter provare in una simulazione reale il microfono che meglio riproduce la vostra voce.
Potete iniziare dai microfoni più diffusi, ma non scartate a priori modelli meno blasonati o più recenti perché il minor effetto di prossimità magari risponde meglio nelle vostre esecuzioni dal vivo (in questo senso date un occhio allo Shure KSM8)! 

Per simulazione reale intendo fare dei test con i componenti già acquistati del vostro impianto o almeno il mixer e la vostra cassa spia, in modo tale da non trovarvi “spiazzati” dal suono che magari era bellissimo in registrazione o in sala prove ma con la spia è diventato meno bello o soffre di innescus præcox.

Dedicate molte ore a queste prove e fatele sempre comparative fra almeno due microfoni, se non ve li prestano noleggiateli, ma dovete avere l’assoluta certezza che avrete il miglior  suono della vostra voce in ogni circostanza!
La caratteristica polare riveste una certa importanza, in particolare se sappiamo che suoneremo su palchi piccoli dove la “selettività” nella ripresa può essere un fattore determinante per la scelta.
Generalmente si preferisce un cardioide ma anche un iper o un super possono andare bene, se non addirittura un sub-cardioide!

Il nostro suono live: i microfoni

Lewitt DTP 640 REX, visione interna della capsula

Ora passiamo al nostro simpatico amico batteur che avrà bisogno di diversi microfoni per il suo set… ma quanti?

Beh la configurazione minima prevede 3 microfoni: cassa e due panoramici, il primo può essere un dinamico o un condensatore ma i secondi devono essere condensatori cardioidi con focale abbastanza largo per riprendere bene con la loro risposta in frequenza molto estesa tutti i pezzi della batteria, dai bassi del timpano fino agli alti dei piatti e charleston. Per la cassa generalmente sono preferiti dinamici a capsula larga cardioidi, sfruttando al massimo l’effetto di prossimità che gonfia la risposta in frequenza nella gamma di accordatura della cassa.
Alternativa seria possono essere dei condensatori cardioidi, o anche microfoni a doppia capsula (dinamico + condensatore) come l’Audio-Technica AE2500 e/o il Lewitt DTP 640 REX,che uniscono all’effetto prossimità del dinamico l’ampia risposta in frequenza del condensatore per riprendere il click del battente della cassa.

Il nostro suono live: i microfoni

Audio-Technica AE2500

Questa configurazione va benissimo per il jazz e in tutti i casi in cui della batteria non dobbiamo “tirar fuori” alcuni pezzi a iniziare da rullante e charleston. 

Dagli anni ’70 per il rock si preferisce avere anche un microfono specifico sul rullante (prima spesso era a metà strada col charleston!) perché questo pezzo della batteria ha acquisito una grande importanza da quando su diversi brani è stato riverberato in modo importante.
Anche in questo caso il microfono può essere un dinamico con risposta in frequenza buona ma non troppo sui bassi (sennò “riprende” anche la cassa) e neanche sugli alti (appunto per la vicinanza con il charleston!).
Nei set più importanti spesso si mette un secondo microfono sotto il rullante, sulla cordiera inferiore, ma è un grosso rischio se non si ha una buona esperienza in merito e un noise-gate efficiente!

Se facciamo rock/pop e il batterista vuol far sentire bene le sue rullate, abbiamo bisogno di microfoni anche per tom e timpano/i; nel primo caso la risposta in frequenza non è affatto critica, ma nel secondo caso è necessaria una bella risposta in basso magari da un capsula larga (mi sono capitati timpani accordati come la cassa!).
Nel caso di tom/timpano senza la pelle inferiore si può inserire il microfono nei fusti aumentando notevolmente la selettività rispetto agli altri pezzi della batteria.
Infine il charleston e i tanti piatti che generalmente sono ripresi dai microfoni panoramici, ma per la struttura e la loro importanza in alcuni brani potrebbe essere utile riprendere con microfoni specifici, di nuovo condensatore a capsula stretta direttivi, ma stavolta con focale molto “stretto”, anche per i panoramici.

Il nostro suono live: i microfoni

La sordina! L’uso di questo accessorio diventa molto importante dal vivo in quanto non solo serve per ridurre la vibrazione della pelle, ma anche l’interazione fra le pelli dei vari pezzi e le perturbazioni da monitor e ambiente!

Le aste per la batteria sono sempre un bel rebus perché le loro zampe s’intrecciano facilmente e inevitabilmente con quelle dei supporti dei fusti! Quindi spesso si preferiscono piccoli supporti da applicare direttamente sui cerchioni dei pezzi… ma attenzione al loro disaccoppiamento meccanico: se non è buono capta rumori meccanici che a volte sono difficili da eliminare proprio perché vicini alle frequenze fondamentali dei singoli pezzi.
Recentemente mi ha stupito piacevolmente il disaccoppiamento della sospensione di un kit economico Beyerdynamic MKV 87 e TG Drum Sets.

Ah, non dimentichiamo due aste robuste per i panoramici, se non le volete troppo pesanti scegliete quelle che abbiano almeno le basi rinforzate per poter alzare i microfoni fino oltre 2 metri senza rischiare una caduta rovinosa… beh magari montate anche gli anti-vento che potrebbero salvare la capsula in caso di caduta accidentale!

Chitarra acustica: se la chitarra non è dotata di un suo pick-up possiamo pensare sia ad un pick-up aggiuntivo, come lo Schertler M-AG6, o di scegliere un classico dinamico o un condensatore direttivo e “selettivo” per un suono che emerga magari senza grosse EQ!

Il nostro suono live: i microfoni

Schertler M-AG6

Chitarra elettrica: beh non vorrei fare il Don Quijote e dico sempre di partire dagli standard assodati e dai nuovi standard, dinamici cardioidi, ma ricordate quanto influisce l’angolazione nella ripresa dei coni.

Basso e contrabbasso “elettrificato”: generalmente si prende l’uscita DI dell’amplificatore o si usa una DI esterna. Raramente dal vivo si usa un microfono per l’ulteriore ingombro dato dall’asta e l’evidente possibilità di innesco.

Fiati: qui la scelta dipende molto dallo strumentista perché dal vivo si preferisce una ripresa più selettiva, seppur povera di armoniche, vicino la campana. Oltretutto non tutti vogliono applicare una comoda clip alla campana e piuttosto preferiscono un classico microfono su asta, magari un condensatore…

Archi e strumenti etnici: qui la scelta si fa difficile particolarmente quando ci sono gli archi in un gruppo elettrico e/o elettronico. La soluzione migliore diventa il microfono a contatto o montato nel ponticello che garantisce un’elevata selettività e riduce la possibilità di innesco. Il microfono a contatto richiede una certa cura nel posizionamento per ottenere il suono naturale (punto che varia in ogni strumento per la natura stessa della tavola armonica, in particolare i nodi), ma poi si può lavorare tranquillamente di EQ perché non innesca affatto… per quanto scritto sopra, un test con questi microfoni è veramente necessario!

Il nostro suono live: i microfoni

Asta microfonica QuikLok con pinza per fissaggio

Piano acustico: se il palco è abbastanza grande si possono posizionare i microfoni in qualsiasi modo, magari il posizionamento può essere semplificato da supporti appositi come quello realizzato da Luca Giannerini che elimina anche le ingombranti aste per i microfoni. Altrimenti in un piano piccolo o con forti pressioni sonore la soluzione migliore è quella adottata da diversi professionisti (Chick Corea, Stefano Bollani, ecc) di usare una soluzione doppia con microfono a contatto e microfono in aria.

Per qualsiasi richiesta specifica (foto bouzuki, hang e oud), contattatemi sul forum di MusicOff!

Cover photo by Roadside GuitarsCC BY-SA 2.0

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