Dopo aver affrontato brevemente il tema della produzione audio 3D, torniamo al concetto deIl’Audio Immersivo, ossia la nuova frontiera e la nuova sfida per una riproduzione più avvolgente dell’audio in tutte le situazioni di ascolto in casa, nei locali, al cinema.
Proprio in quest’ultimo settore lo standard è stato stabilito dalla Dolby con il sistema Atmos proposto cinque anni fa e che, a luglio di quest’anno, contava oltre 2600 sale attive in tutto il mondo e probabilmente molti di voi hanno già avuto modo di sperimentare questo ascolto o lo faranno con i numerosi film natalizi.
Ehm, non dimentichiamo che in realtà il concetto di Audio Immersivo non nasce come un’estensione/accessorio del video, ma proviene dalla continua ricerca del migliore sistema di riproduzione in qualsiasi ambiente e lo possiamo considerare il figlio del mitico sistema di diffusione Théâtrophone della fine ‘800 e della ricerca nella spazializzazione dei compositori di musica concreta ed elettronica dello scorso secolo.
Un minimo di storia per i sistemi home theater per evitare confusione:
- Dolby Surround – introdotto nel 1976 nei cinema, 1982 nei sistemi hi-fi – 3.0 canali (sinistra e destra anteriore a banda intera, posteriore a banda ridotta)
- Dolby Pro Logic – introdotto nel 1987 nei sistemi hi-fi – 4.0 canali (sinistra e destra anteriore a banda intera, centrale per il parlato con banda ridotta a 7kHz, posteriore a banda ridotta; queste segnale era mono anche se spesso negli impianti erano usate due casse)
- Dolby Pro Logic II – introdotto nel 2000 – 5.0 canali (sinistra, destra e centro anteriore e sinistra e destra posteriore tutti a banda intera)
- Dolby Pro Logic IIx – introdotto nel 1990 nei cinema, 2000 hi-fi – 5.1 canali (sinistra, destra e centro anteriore e sinistra e destra posteriore tutti a banda intera, mentre il .1 non è più un subwoofer ma LFE, ossia Low-Frequency Effects per i segnali Dolby Digital 5.1 per elaborazione della gamma 3-120Hz)
In breve le altre sigle (in ordine alfabetico) dell’audio immersivo:
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- DTS è un sistema di codifica diverso dal Dolby messo a punto da Terry Beard per Steven Spielberg, adottato per i cinema in formato IMAX
- SDDS è un sistema 7.1 messo a punto dalla Sony nel 1993.
- THX è un sistema che certifica la qualità (i requisiti sono molto stringenti) secondo i parametri stabiliti da Tomlinson Holman (Xperience) un marchio della Lucasfilm Ltd.
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A questa serie di soluzioni seguì un periodo di grande sperimentazione con sistemi dal 6.1 al più diffuso Dolby Surround 7.1 del 2010 fino a impianti 22.2 e solo nel 2012 la Dolby riuscì con il nuovo standard a riportare un po’ di omogeneità nel settore.
Tornando a come ascolterete questi film immersi nell’audio del Dolby Atmos, dovete pensare che rispetto ai sistemi precedenti di cui sopra la vera rivoluzione è nella flessibilità del sistema stesso che non prevede più un segnale specifico per ogni diffusore ma di ben 128 tracce con una “base fissa” di 10 canali per le tracce di ambienza e il dialogo, dedicando le rimanenti 118 tracce agli oggetti sonori.
L’assegnazione di questi 118 oggetti è affidata a un impianto con un numero di diffusori (compresi quelli montati a soffitto) fino a 64, ma adeguandosi alla condizione di applicazione spaziale reale, senza “costringere” 64 altoparlanti diversi a convivere forzatamente in spazi ridotti.
Premesso che per quanti interessati alla produzione in Atmos ci sarà un ulteriore articolo (anticipo solo che al momento sono gestibili tramite PT 12HD 10 channel Dolby Atmos format 7.1.2 e Nuendo dal 7.1 per 9.1 Dolby Atmos Bed mixes e il mixer per eccellenza/versatilità è lo Yamaha Nuage dalla 1.8), ma cosa accade per la corretta riproduzione di queste 128 sorgenti sonore?
La certificazione dei cinema Dolby Atmos prevede, oltre a dover all’indispensabile processore CP850, che il team di consulenti Dolby nazionali approvino il rispetto del protocollo qualitativo e quantitativo nei vari cinema, ossia che pressioni sonore, emissione e tutti gli altri parametri audio soddisfino al 100% i requisiti della Dolby… e non è certo cosa facile con tutti quegli altoparlanti!
In Dolby hanno deciso di semplificare le esigenze per l’ascolto in casa innanzitutto con la compatibilità retroattiva per quanti avessero già un impianto 5.1 o 7.1 o proponendo soluzioni esteticamente meno invasive, quali le nuove soundbar (praticamente una barra amplificata con una serie di altoparlanti ed elaborazione via DSP del segnale) da collocare davanti la TV, rispettando i canoni base per la corretta riproduzione Atmos.
Ma oltre l’impianto non bisogna trascurare l’ambiente: pochissimi saloni italiani (per quanto grandi siano) sono adeguati per contenere un numero così elevato di altoparlanti e farli coesistere con tutte le interferenze e i problemi di acustica che inevitabilmente si creeranno fra un altoparlante e gli altri, anche perché, nota molto importante per il nostro ascolto in casa, la maggior parte delle sale italiane hanno misure acusticamente drammatiche quali 4×5 con altezza di 3metri… con ben 3 stazionarie intorno ai 172Hz, frequenza vicinissima al Fa “3” a 175Hz (con La “4” a 440Hz).
La soluzione ottimale è far fare un progetto ad hoc da un ingegnere in acustica, magari integrato dal buon gusto di un architetto. Per tagliare questi costi ci viene in aiuto la tecnologia dell’acustica con tutta una serie di sistemi derivati dall’analisi di spettro messa a punto principalmente per i grandi impianti ( vedi articoli su Mellab, Smaart V8 e sui live di Vasco).
Una soluzione decisamente interessante è quella proposta dalla francese Storm Audio con il suo Dirac Live®, ovviamente per una maggiore affidabilità è consigliabile usare il kit completo del quale abbiamo avuto modo di ascoltare efficacia e qualità (ma come dico sempre, va sperimentato sulla propria pelle, il suono non si racconta, si vive!).
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