Aprire uno studio di registrazione “grande” e per conto terzi nel 2016 sembra un notevole azzardo, l’industria discografica è nelle condizioni che tutti ben conosciamo, lo studio di grandi dimensioni richiede un notevole impegno finanziario iniziale ed uno continuo scadenzato da bollette e costi fissi; oltretutto molti musicisti, e non solo quelli di “serie A”, hanno il loro studio personale magari ben attrezzato (anche per semplici motivi di deduzione fiscale…) e preferiscono utilizzarlo nel momento dell’ispirazione ed ammortizzarlo realmente.
La cosa cambia radicalmente aspetto se a farlo è un professionista esperto, affermato ed autorevole come Fabrizio “Simoncia” Simoncioni, dall’alto dei suoi 57 dischi di platino (se non sono aumentati mentre scrivevo!) oltre ad una nomination per “Best Album of the Year“ ai XIII Latin Grammy. Fabrizio si è guadagnato il meritato prestigio suonando, registrando e mixando nei migliori studi italiani con molti dei più popolari artisti italiani (nomino solo le lettere “L” e “N”: Ligabue, Litfiba, Negrita), per dedicarsi negli ultimi anni anche al mercato internazionale con le sue interessanti produzioni presso Obranegra Studio e Sonic Ranch.
Forte di questa immensa esperienza acquisita, e dalla sua passione vivace, è nato il D:PoT di Prato: uno studio con due sale di ripresa laterali alla regia e caratterizzate da un’acustica (giustamente, secondo me) molto diversa fra di loro. Queste sale sono in fase di messa a punto finale… per questo motivo non vi riporto fotografie, nonostante la grande bellezza che già si vede e si sente!
Entrando nella regia del D:POT di Prato, progettato da Donato Masci di Studio Sound Service per il realizzatore Proaudio Consulting di San Marino, appare lo splendido Solid State Logic 4000 customizzato con il quale da 20 anni Fabrizio fa il suo lavoro (nello stesso periodo ha anche lavorato con SSL 9000 e Neve VR) con modifiche per ottimizzare la resa sonora e la velocità operativa e poter mixare con il controllo dinamico messo a punto da lui, derivato dalla tecnica Multibuss Hybrid Summing. Il banco è sovrastato dai futuristici monitor Genelec 8351A con subwoofer 7270A e convertitore AD9200A, dai mini-monitor coassiali Pelonis System 42 e dai main Genelec 1025A triamp. Per la registrazione multitraccia e l’editing creativo usa Pro Tools 12 HDX MADI con interfacce Orion32 di Antelope per un totale di 64 entrate ed uscite analogiche.
Ovviamente tutto ciò è il corollario di una grande cura nella scelta dei trasduttori utilizzati per la ripresa ed è stato interessante confrontarci in modo costruttivo sulle caratteristiche sonore (anche se “il suono non si racconta”) dei microfoni che personalmente reputo miti per le generazioni future, ossia non gli inavvicinabili oscuri oggetti del desiderio degli anni ’50 (spesso culto da feticisti straricchi) ma microfoni di grande linearità e carattere dell’ultimo decennio, e sulle tecniche di ripresa microfonica. Gli outboard, che facevano bella mostra nei rack modificati perché non sono stati ritenuti abbastanza affidabili per contenere senza rischi tali gioielli costosi, sono stati accuratamente scelti per integrarsi con i plug-in di PT, ma non dimentichiamo che Fabrizio ci tiene a ribadire che il suo metodo di lavoro ruota totalmente intorno al suo SSL, quindi 100% (o quasi!) off-the-box.
Inutile dire che a questo punto il cablaggio riveste un’importanza vitale e Fabrizio si è rivolto a seri professionisti come Giovanni Blasi e Luca Ravagni che con la loro certosina meticolosità, affinata da decenni di esperienza sia nel dominio analogico che nel digitale, hanno realizzato una interconnessione perfetta e millimetrica. Per la costruzione in toto (isolamento, trattamento, impianti, etc…) ed il project management di uno studio allo stato dell’arte si è rivelata preziosa la paziente ed esperta consulenza di Francesca Bianco, l’unica donna, a mia conoscenza, che si sia avventurata in questo settore di fonici rudi e brutali, a parte la Marti… che fa parte di un’altra storia.
Infine, la fornitura di equipment è stata seguita e messa a punto con la competente collaborazione di Mauro Allegrezza di SMAP.
Nonostante tutte queste ottime premesse la visione di Fabrizio non si ferma al “semplice studio di registrazione”, ma racchiude un concetto molto più ampio simile a quanto realizzato da IRA negli anni ’90 a Firenze: un polo dedicato alla musica dove il musicista, ma anche il fonico ed altre figure professionali, possa uscire dallo studio personale ed esprimere la sua arte al massimo con il Simoncia che lo supporta!
Durante il nostro colloquio ho apprezzato il suo grande senso dell’ironia, che non guasta mai durante le lunghe sessioni di registrazione e mix, e la profondità di chi ne sa tante sul suono, ma non si accontenta mai di ascoltare e scoprire il punto di visa degli altri: il vero navigatore fra gli oceani del suono, con i limiti ed i pregi delle sue idee, senza scendere ad un suono omologato, ma sempre in direzione ostinata e contraria.
In bocca al lupo a Fabrizio per il suo D:PoT Recording Arts e per la prima grande produzione già iniziata… che farà molto rumore e buon suono!
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