Oggi un tema scottante: c’è un plug-in per tutto? Siamo diventati pigri? Il livello di talento artistico si è abbassato per colpa di un uso scorretto delle nuove tecnologie?
Puntata davvero centrale questa tratta dalla serie di interviste a Silvano Ribera, vero guru dell’audio e fondatore della prestigiosa azienda di microfoni artigianali Audio Ribera, apprezzati in tutto il mondo a partire dalla grande voce di Andrea Bocelli.
Insomma, non sarà che ci è scappata un po’ troppo la mano negli ultimi decenni con le tecnologie, affidando a loro ciò che prima era di competenza – e responsabilità! – del musicista?
All’epoca in cui Silvano ha iniziato a lavorare negli studi di registrazione non esisteva neanche l’editing come lo conosciamo oggi e a malapena si registrava su più di una manciata di tracce, analogiche, su nastro.
Cosa vuol dire questo? Che in studio da un lato tecnici erano obbligati a scervellarsi per avere una ripresa audio di più alto valore qualitativo possibile, dall’altro gli artisti dovevano neccessariamente essere preparati magari non a dei “buona la prima” (ne sa qualcosa il famoso Frank in copertina…), ma neanche troppo lontani da questo obiettivo.
Il che vuol dire avere una preparazione strumentale e/o canora ai massimi livelli, al di là del genere musicale.
Un tipico esempio è quello del de-esser, plug-in oramai diventato di uso comune, per non dire obbligato, negli studi, mentre una volta era il cantante ad avere un “de-esser incorporato” grazie all’assoluta padronanza del microfono.
Come? Ascoltiamolo dalla stessa voce di Silvano Ribera nel video che segue.
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