Oltre a questo, ha ridotto notevolmente le possibilità di registrazione in studio, anche le sale più grandi come quella di Forum Music Village (300mq) hanno dei limiti di capacità che non esistevano prima, basti pensare che dove potevano eseguire comodamente 120 orchestrali + 80 persone di coro, ora la capienza con le normative Covid riduce il numero a 50 archi!
Il motivo è evidente: per esempio lo spazio per un violinista (la distanza con gli altri musicisti che gli permette l’arcata è circa 1,3m) passa da 1,32mq a ben 12,56mq (Ø 4m) come si vede bene nel video di-stanze musicali della RAI.
Ciò implica una serie di problemi per gli esecutori che ascoltano in modo diverso gli altri esecutori rispetto allo standard acquisito per l’esecuzione orchestrale perché la pressione sonora si dimezza con il raddoppio della distanza e c’è un maggiore ritardo in quanto 1 metro corrisponde a circa 3ms.
Mentre il primo problema è evidente, il secondo è meno immediato ma più grave perché porta a un ritardo che altera/complica l’esecuzione interattiva fra i vari musicisti. Infatti, dal punto di vista acustico, una distanza di 5 metri porta a un ritardo di 15ms, che l’udito umano medio distingue chiaramente, figuriamoci i musicisti che sono ben più sensibili!
Queste distanze esistono storicamente, perciò avevo parlato di standard acquisito, fra gli strumenti di sezioni diverse dell’orchestra classica (basti pensare fra violini e contrabbassi già con ensemble di una trentina elementi), ma ora le distanze ampliate esistono fra strumenti della stessa sezione e provocano un’esecuzione temporalmente meno orchestrale, intesa come consistenza e omogeneità del materiale sonoro.
Questa nuova condizione esecutiva per i fonici comporta un piccolo lato positivo dato dalla maggiore selettività (ossia meno rientri) nella ripresa di ogni strumentista ma un lato negativo non indifferente per la ripresa orchestrale, nella quale manca la consistenza dell’ensemble!
Per comprendere il nuovo approccio per le riprese orchestrali, sia in ambito classico che pop, ho parlato con alcuni amici professionisti, così come facevo anni fa con il mitico Giorgio Agazzi (richiestissimo per queste riprese in Trafalgar, RAI ecc) e tutti mi hanno detto che hanno dovuto reinventarsi e sperimentare:
- tecniche di riprese orchestrali affiancando alla classica Decca (accettata da decenni e usata per migliaia di dischi, alcuni fonici affermano addirittura nel 90% nel mix finale) [3 foto di seguito], soluzioni più complesse con altre tecniche ambientali quali una seconda Decca (avanti di diversi metri rispetto alla prima) e/o ORTF, AB fino al doppio MS della Schoeps che Helmut Wittek ci aveva illustrato e fatto ascoltare nei suoi seminari italiani)
- aumentare il numero di microfoni ravvicinati (spot per chi parla come Biden)
- usare i microfoni più versatili con più polarità, usando polarità generalmente non usate (p. es. sub-cardio in orchestra).
Con questo aumento vertiginoso del numero di tracce registrare, il compito del fonico diventa molto più intricato per attenersi filologicamente al suono che il compositore/direttore hanno pensato, quindi diventa ancor importante il rapporto stabilire un rapporto costruttivo con il responsabile musicale/artistico del progetto.
Ah, stendiamo un velo pietoso sulla demagogia che costringe coristi/musicisti (distanziati secondo le suddette norme) all’uso della mascherina: sappiamo perfettamente quanto sia importante una corretta respirazione per la qualità dell’esecuzione, a prescindere dal bisogno di “spingere” più per fornire la giusta dinamica/intensità all’esecuzione.
Personalmente, consento a tutti i musicisti (che ovviamente seguono gli opportuni controlli sanitari) di togliere la mascherina quando eseguono, poi lascio passare i 3gg fatidici per la sanificazione naturale della sala di ripresa (il mio studio è al piano terra, non sotto!) senza usare nessun agente chimico.
Aggiungi Commento