Ohibò, il terribile Frenzy Passarelli è impazzito? Shure sconosciuti?
La Shure ha costruito il microfono più iconico degli anni ’50, il 55 o immortalato anche nei francobolli perché usato per le meravigliose voci di Billie Holiday e di Elvis Presley.
E moltissimi, per non dire tutti, i service sono dotati di decine di SM58 & SM57 per rispondere alle richieste della maggior parte delle schede tecniche per voci, chitarre, percussioni e chi più ne ha più ne metta.
Poi ci sono altri neo-classici come il Beta 58A il Beta 57 il Beta 52A il Beta 91 e il VP88 che è stato uno dei primi microfoni a basso costo per gli apprendisti professionisti dediti alla presa diretta. Oltre a questi modelli è tornato in auge l’SM7B magari grazie alla sponsorizzazione di qualche artista USA e/o per la presenza di filtri di presenza e attenuazione dei bassi, a questi modelli credo si aggiungerà nel tempo il KSM8, anche se l’effetto di prossimità così ridotto gli conferisce un suono diverso dallo standard Shure. Infine non dimentichiamo che la produzione Shure comprende anche diversi sistemi di radiomicrofonia, di IEM e cuffie eppure stavolta parliamo di Shure sconosciuti!
Ebbene sì, ma prima di iniziare questa recensione mi permetto un’ulteriore premessa: la mia concezione di qualità di un microfono è legata alla sua capacità di riprendere nel modo più fedele il suono della sorgente nella mia sala di ripresa. Preciso che il segnale è indirizzato al mixer Schertler Arthur (con EQ disattivata) quindi alla scheda audio RME UFX, ma i monitor variano spesso (ultimi arrivati Dynaudio LYD48) ma prima di lavorarci la loro risposta è calibrata via smaart v7 + Mellab Myc-3.
Iniziamo dal top di gamma, assemblato con trasduttori, trasformatori e metalli allo stato dell’arte per essere l’apice della qualità Shure: il microfono a nastro KSM353.
Ovviamente un microfono con ripresa “8” che non usa la classica lamina in alluminio ma in Roswellite™, materiale scelto per l’elevata elasticità, robustezza e “memoria di forma”: tutto ciò si traduce in un miglior comportamento ai transienti, a pressioni sonore molto elevate (146dB!), una risposta lineare (+/-3dB) fino a 15kHz e una durata maggiore, anche in condizioni di uso estreme.
Il KSM353, che è assemblato a mano negli USA, ha uno look “storico” ma si distingue per l’eleganza della sua sospensione elastica estremamente efficace e che richiama le potenti funi in metallo che sorreggono i ponti, nonché per il case in metallo comprendente anche la custodia in stoffa e un panno per la pulizia.
Una nota: oltre al KSM353 è in produzione un altro microfono a nastro, il KSM 313/NE del quale in Shure evidenziano la risposta volutamente molto diversa (Dual Voice) fra capsula anteriore e posteriore, quest’ultima più “lineare”, ma avevamo troppa ciccia a fuoco, magari lo testeremo in una seconda tornata…
Questo microfono ci ha dato subito suoni naturalmente molto naturali e ben definiti, senza creare grandi problemi di posizionamento sia con voci maschili e femminili e/o strumenti acustici a prescindere dal genere musicale, oltre a un grande senso di ambienza per una ripresa in Blumlein poco ortodossa fatta in coppia con il KSM44A.
Per queste sessioni abbiamo ricevuto anche il condensatore cardioide a capsula larga KSM32/sl con preamplificatore in Classe A e diaframma dorato in mylar ultrasottile per fornire un’eccellente risposta ai transienti. Molto simile esteticamente ma con Prethos® Advanced Preamplifier Technology e l’incredibile valore di 4dB di rumore inerente che insieme a diaframmi in mylar da 2,5μm, placcate con oro 24 carati contribuiscono a fare del doppia capsula e tre polarità di ripresa KSM44A un microfono di grande prestigio!
Sonicamente le prove con questi due modelli sono state molto interessanti, una ripresa con suono da condensatore di serie A, di classifica alta… niente da invidiare alla migliore produzione europea.
Altrettanto interessante l’elegantissimo microfono modulare a condensatore electret Beta 181/C che ci è arrivato con la capsula cardioide consigliata per overhead, piano, strumenti acustici e tecniche M/S stereo (ovviamente abbinato al Beta 181/BI) anche se la confezione mostra chiaramente lo spazio per ulteriori capsule (omni e supercardioide) …roba da wish list per una ricca ricorrenza!
La ripresa laterale e la dimensione ridottissima (lunghezza 124mm, diametro max 35mm) ne facilita il posizionamento discreto, mentre l’originale anello di bloccaggio fornisce una connessione affidabile tra capsula e preamplificatore, infine meccanicamente abbiamo apprezzato la griglia in acciaio temprato resiste alle ammaccature, all’usura e agli… abusi.
Come caratteristiche spiccano una SPL max di 149dB (con ingresso 1kΩ) la campana che sale dai 3kHz per ragguingere i +5dB @10kHz, dove il lobo posteriore si allarga un po’, scendendo dopo i 15kHz, caratteristica simile anche per le altre capsule, tranne per il modello bidirezionale nel quale la campana sale di circa +3dB intorno ai 6kHz.
Ci è piaciuto molto, non solo per la sua eleganza ma anche per la caratteristica cardioide un filo più larga della sua capsula che ne ha reso possibile l’uso con musicisti dalle esecuzioni un po’ movimentate (…quelli che seguono il fluire della musica col corpo, non chi salta & zompa)
A capsula stretta abbiamo ricevuto anche il cardioide KSM137 (disponibile anche in kit stereo, comprendente il supporto A27M che facilita le riprese XY, ORTF, NOS, ecc) e la soluzione più versatile KSM141 (anch’esso disponibile in kit stereo con A27M) esteticamente molto simile ma con selezione della ripresa fra cardioide e omni (ah, sapete quanto io adori questo tipo di ripresa…).
Entrambi i modelli adottano un taglia-basso @17Hz e un attenuatore a tre posizioni (0/-15/-25dB) che consente di accettare pressioni sonore fino a 159dB(!) @ 1KΩ, mentre un ulteriore selettore consente di scegliere fra un’attenuazione “morbida” di 6dB/ott @ 115Hz e un taglio “ripido” di 18dB/ott @ 80Hz per poter intervenire nel modo migliore in ogni ambiente, visto che l’uso primario per questi microfoni sarà per strumenti, sia come panoramici che per la ripresa specifica di uno strumento… eliminando tutte le frequenze parassite che girano intorno, particolarmente sui palchi, ma anche in studio!
Interessante il suono anche di questi mic da usare come jolly per le riprese dove privilegiate la capsula stretta, generalmente su strumenti… magari con una bella risposta sulle alte e con transitori impegnativi per l’inerzia della capsula larga (ops, avrei sottinteso percussioni?).
Leggi anche l’articolo di Giacomo Pasquali: Shure Beta 181C, un piccolo ma miracoloso microfono
Stavolta, per la gioia di molti, inseriamo i file audio comparativi fra i 6 microfoni di questa sessione (per darvi modo di farvi un’idea del suono, anche se non saprete mai come suonava quell’ampli nella mia sala di ripresa) delle registrazioni 24/96 fatte con la chitarra elettrica del paziente Tiziano Alimonti (abbiamo preferito non fare re-amp ma tutte prese in tempo reale) con diversi tipi di esecuzione con la sua Telecaster Mexico, dalla pulita alla satura del suo ampli Hughes & Kettner 20 Anniversary, fino alla distorsione del suo Ibanez TS9 stomp… e su queste riprese potete sbizzarrirvi voi per la scelta di quella che più vi piace per il suono…beh direi i suoni (solo? Per un genere musicale? In funzione delle frequenze degli altri strumenti? ecc).
Queste registrazioni sono state fatte con i tre microfoni cardioidi ravvicinati mentre il nastro era a circa 50cm dall’ampli e i due microfoni di ambiente erano in omni (KSM44 a sinistra e KSM141 a destra, entrambi a circa 120cm dall’ampli).
Per darvi una migliore rappresentazione della risposta dei cardioidi abbiamo (con la proficua assistenza di Stefano Petroni, Stefano Marcantoni e Fabio Di Pietro) fatto riprese in tre posizioni standard per gli ampli (cliccate qui per andare alla galleria fotografica):
1 – KSM 32 a sinistra, KSM 141 al centro, Beta 181 a destra
2 – Beta 181 a sinistra, KSM 32 al centro, KSM 141 a destra
3 – KSM 141 a sinistra, Beta 181 al centro, KSM 32 a destra
Ringrazio Prase Media Technologies per la grande disponibilità nel fornirci i microfoni Shure per il lungo tempo necessario (influenze incluse!) per fare questi test, in particolare il Product Specialist Matteo Barbaro.
Grazie anche a Valerio Mazzei per le foto allegate a questo articolo.
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