Spesso lo studio personale, e a volte anche quello professionale medio, affronta forti problemi legati alla scarsa qualità dell’impianto elettrico; premettiamo che dovrebbe essere sempre applicato il D. L. 81/2008 (Decreto ministeriale n. 37 del 22 gennaio 2008), che fa riferimento alla normativa CEI 64-8/4, e che quindi tutti i locali dovrebbero avere una corretta “messa a terra” per evitare che parti dell’impianto elettrico che non siano in tensione (nel nostro caso scocche di amplificatori, mixer, computer, etc… ) o che a seguito di un guasto o un incidente acquisiscano un potenziale elettrico rispetto alla terra creando rischio di folgorazione… insomma una spiacevole “scossa”!
Oltre ai problemi tipici dell’impianto fuori norma, nel quotidiano affrontiamo altri problemi provocati principalmente da apparecchi con forte assorbimento (per riscaldamento, ventilazione e sistemi di condizionamento dell’aria, ma anche pozzetti e frigo di classi basse) che sono meno gravi fisicamente ma altrettanto sgradevoli, se non sonicamente distruttivi, tipo “ronze”, “click” e “pop” sia nelle esecuzioni che, in particolare, nelle registrazioni (tutti i disturbi captati sono immortalati a futura memoria) e le interferenze elettromagnetiche.
Queste ultime sono emissioni che trasportano un campo elettrico e uno magnetico ed entrambi generano un disturbo sul segnale condotto da un cavo elettrico con frequenze pari a quelle trasportate dall’onda elettromagnetica. Queste perturbazioni influenzano principalmente i cavi degli strumenti elettrici per la bassa intensità dei loro segnali (quelli microfonici hanno una tensione decisamente inferiore ma si salvano grazie ai circuiti di bilanciamento). La soluzione più semplice è un filtro EMI (da ElectroMagnetic Interference detto anche RFI = Radio-Frequency Interference) ossia un semplice filtro passivo tipo passa-basso che è presente in alcuni dispositivi ma manca nell’alimentazione di altri dispositivi, in particolare quelli più economici.
A nostro aiuto arriva il buon Claudio Furno che forte della sua lunga esperienza (non dico quanti anni sennò mi folgora!) in studio di registrazione, in locali ed in concerti ha creato il suo… ammazza rumori: Noise Buster! Appena arrivato mi è piaciuto molto il sobrio imballo, scevro dal marketing post-Mackie (negli anni ’90 iniziarono loro a rendere l’imballo un annuncio pubblicitario) anche se leggere noise mi ha impaurito non poco: nel mio studio ho speso migliaia di € per avere un impianto elettrico a norma (e nel quale ho fatto fare tre quadri di alimentazione indipendenti, uno per la sezione audio, uno per l’illuminazione ed uno per gli elementi “casalinghi”) ed ora torna il rumore?
Battute a parte si tratta di una confezione impeccabile con ottima protezione (a prova di corriere sbadato o frettoloso) anche per le alette di montaggio rack 19″ (ovviamente occupa una sola unità).
La costruzione industriale dell’apparecchio è esemplare, pulita e di immediata comprensione sia all’interno (vedi foto seguente) che nel retro, con 1 presa elettrica tipo VDE e 3 coppie di uscite elettriche sempre in formato VDE. La scelta di questo tipo di prese assicura una stabilità meccanica perfetta, superiore rispetto a quella dei tre spinotti in linea italiani e delle Schuko che da anni ci fanno impazzire con adattatori e nelle ciabatte… in particolare con le prese economiche le cui lamelle di messa a terra non sono abbastanza elastiche e a volte si piegano su sé stesse provocando un corto circuito!
Il frontale vede la presenza di un robusto interruttore di accensione ed al centro spicca il display che indica la tensione in ingresso con una precisione in lettura dell’1%!
Il filtro EMI incorporato garantisce una grande qualità elettrica anche nelle situazioni più gravose (ed i test li ho fatti presso una sala prove ricavata da un box vicino ad un fabbro e nel laboratorio di uno stregone elettrico); in parole povere questo filtro passivo taglia-alto permette al dispositivo di attenuare le componenti di disturbo emesse da tutti i dispositivi elettronici. Il filtro è trasparente sulla frequenza di alimentazione (50Hz, o i 60Hz di altre nazioni) per permettere il corretto funzionamento del dispositivo ed agisce nel campo di frequenze stabilite dalla normativa (150kHz-30MHz).
A riprova della grande utilità di questo piccolo gioiello, c’è stato il notevole successo sia al Musikmesse che al recentissimo AES di Parigi, legato ad ordini non indifferenti per un’azienda giovane quale Teknosign, che si è affidata per la distribuzione italiana a MidiWare.
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