Eccoci tutti lì, con i grembiulini blu ed il fiocco bianco (almeno ai miei tempi), su un banco più o meno “sgarrupato” con i segni scavati da predecessori in vena di auto-immortalazione o sfogo feroce (sempre ai miei tempi), per non capire che 3+3=6, perché non bastavano più le dita di una mano per contare.
Da adolescente ho affrontato un’addizione (o sommatoria) un po’ più complessa con il mio (primo) mixer Teac 2A 6/4 che forniva al Sony 388-4 il segnale dei 4 Sennheiser 441N (con connettore DIN a 3 poli!) comprati usati! Beh questo tipo di sommatoria è quella che accade anche oggi, sia analogica che digitale che virtuale (eh già, i mixer del software non sono da considerare digitali ma virtuali, come dice il mio buon amico nonché ingegnere e compositore e docente Silvio Relandini), sia da un microfono più una linea nel karaoke che nei mix complessi, dalla musica per film, alla classica, al pop (come durante il missaggio di Music di Madonna per il quale non bastò l’SSL 96 canali residente e fu necessario noleggiare un altro SSL 72 canali!).
Ovviamente la soluzione più economica è il mix virtuale, che possiamo fare in qualsiasi momento all’interno del nostro software o tramite un controller magari derivato dal protocollo messo a punto da Peter Watts per Mackie Control Universal ma con un numero di plug-in da capogiro (salvo i limiti voluti dai progettisti per non pesare troppo o dalla memoria disponibile nel computer) e possibilità di gestione impensabili nel dominio analogico, superiori (per numero di plug-in disponibili) persino al dominio digitale… e molti plug-in sono gratuiti.
Per un mix virtuale ci basta mouse e tastiera, magari un controller semplifica il nostro lavoro, per il mix digitale abbiamo bisogno di un mixer digitale (hardware+app) ed in entrambi i casi abbiamo grandi memorie a disposizione, mentre per il mix analogico generalmente abbiamo bisogno di tanta memoria… umana! Deduzione semplice: il mix totalmente virtuale o digitale è più semplice ma spesso non convince il suono ottenuto (scusate se è poco) che è reputato spesso freddo e carente di dettaglio e/o abbastanza “omologato”.
Ciò ha portato a rivalutare la registrazione con i microfoni a nastro per un suono più morbido (la caratteristica dei nastri storici e delle loro ricostruzioni vintage è un’attenuazione graduale, roll-off avrebbe detto Shakespeare, dagli 8kHz in su) e dispositivi valvolari o, al limite, a FET dal suono scuretto… a volte poco lineare. Ma questa soluzione non è la panacea, infatti molti professionisti oltre ad usare queste soluzioni stanno tornando a mixare con banchi o sommatori analogici.
Ma i mitici banchi Neve ed SSL (in ordine alfabetico e non di preferenza) e tutti i loro epigoni degli anni ’70-’90 hanno un costo non indifferente e necessitano di un’accurata manutenzione periodica perché i componenti, in particolare i condensatori, manifestano una forte criticità nel tempo! Quelli nuovi hanno un costo impegnativo per la maggior parte degli studi, quindi diversi produttori del pro audio si sono “lanciati” in una soluzione ottimale per rapporto qualità/prezzo: i sommatori, ossia i fader estrapolati dai buoni vecchi mixer.
Quindi il segnale di linea della nostra DAW torna nel dominio analogico per “arricchirsi” di tutte le caratteristiche timbriche del sommatore, per entrare direttamente nel registratore master, digitale o analogico che sia. Ma, visto che molti fonici stanno lavorando con risoluzioni e frequenze di campionamento superiori a quelle del CD, questi tecnici non vorranno certo sentire il loro mix colorato dal sommatore come da qualsiasi altro elemento della catena audio!
Quindi ben venga il Teknosign SUM ADJUST CLASSIC che ha prestazioni di tutto rispetto, quali risposta in frequenza 1Hz–100kHz, con THD + Noise dello 0,0006% e rumore in uscita (con gain @ 0dB) di –104dBU!
Questi ottimi dati sono il risultato di un’ingegnerizzazione accurata e di una costruzione industriale di precisione elevatissima. Il progetto di Claudio Furno parte da un alimentatore ultra lineare con trasformatore da hi-fi esoterica per garantire la corretta corrente a tutti i componenti, prosegue con circuiti stampati a basso rumore ed adotta tecnologia SMD solo per ridurre il percorso dell’audio e, di conseguenza, possibili rumori ed interferenze.
Giusto complemento di questa progettazione accurata sono le uscite bilanciate floating con circuito transformer-like, ossia tutta la tecnologia necessaria per garantire la trasparenza dei circuiti analogici e recuperare quella profondità sonica insieme al dettaglio ed alla precisione del mix analogico!
Questo gioiello è semplice per l’uso immediato anche da parte del neofita! Infatti il suo pannello anteriore è ben ingegnerizzato ed in una sola unità rack ci sono 16 manopole degli attenuatori, quella del Master con un utile indicatore di “0” ed i 16 selettori (L-C-R) per il pan. Nel pannello posteriore c’è l’interruttore di accensione seguito dagli XLR di SUM OUT ed EXP IN (per quanti volessero avere altri segnali in dominio analogico durante il mix) oltre a due connettori sub-D 25 poli, ciascuno per il cablaggio bilanciato di 8 ingressi analogici secondo lo standard Tascam. La connessione EXP IN riveste particolare importanza per quanti abbiano l’esigenza di usare più canali dei 16 a disposizione con il SUM ADJUST CLASSIC, e decidano di integrare la catena della sommatoria con un altro CLASSIC o con i fratelli SUM ADJUST JUNIOR (17 encoder) o SUM ADJUST LT (senza attenuatori fisici) entrambi controllabili via plug-in VST/AAX… ed a breve con il top della gamma SUM ADJUST PRO.
Ma per la prova non mi sono affidato ad un neofita bensì ad un fonico prestigioso di fama internazionale ed abbiamo affrontato un mix difficile dove la qualità è importantissima: la colonna sonora con una vera orchestra!
Abbiamo iniziato con una taratura millimetrica dei livelli dei vu-meter 2T (ritorno del ProTools) e quelli Monitor (ritorno del sommatore) del Neve VR Legend della sala A di Forum Music Village per avere esattamente lo stesso livello sonoro, per ascoltare sia con i grandi monitor Genelec 1039A che con i PMC 1B 1S… anche qualche battuta con le NS10, anche se in questo caso avevamo bisogno di riferimenti superiori.
Quindi io e Fabio Patrignani, il fonico residente, abbiamo effettuato un ascolto critico e prolungato di diverse tracce pop (dalla batteria a chitarre elettriche ed acustiche finendo con voci maschile e femminile) ed orchestrali (sezioni di archi e fiati con un arrangiamento di ottima fattura) che ci ha fatto comprendere di avere fra le mani una bella macchina.
Infatti, il Sum Adjust Classic è caratterizzato da una grande linearità anche rispetto alla ben più costosa sezione di sommatoria del Neve e fornisce un ascolto di nitidezza esemplare partendo dalla gamma inferiore, con cassa e basso elettrico o pianoforte, contrabbasso e violoncelli, fino all’estremo alto, dove c’era una bella energia di armoniche dei piatti nonché dei violini e delle piccole percussioni orchestrali!
È stato un piacere avere fra le mani un tale gioiello made in Italy, con il suono e l’accuratezza tipico del background delle nostre migliori industrie meccaniche ed elettroniche, ed affinato da una tradizione musicale invidiabile e studiata in tutto il mondo.
Francesco Passarelli
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