Spesso si sente dire – o scrivere – che la serie HS è la prosecuzione del progetto NS10, su questo mi dichiaro fermamente contrario per via delle tantissime differenze che gli speaker di questa serie hanno con lo storico monitor da studio.
Yamaha HS5
HS5 è un monitor attivo, dotato di ingressi XLR e TRS, un potenziometro per il volume con un comodo “scatto” in posizione +4dB ed una sezione di tweak della risposta dello speaker: un “room control”, cioè un low shelf a 500Hz di -2dB o -4dB ed un “high trim” impostabile (oltre a 0) a +2dB o -2dB.
Sono controlli che possono aiutare a migliorare la risposta dello speaker in alcune circostanze.
Il woofer è da 5”, lo speaker è biamplificato (45W woofer, 25W tweeter) e il “cabinet” è fermo e silenzioso, senza risonanze o rumble di qualsiasi tipo.
All’ascolto il monitor, che si trova in una fascia di prezzo davvero competitiva, è decisamente brillante, le basse sono molto indietro e le medie molto presenti, appuntite e poco morbide.
Analizziamo la risposta in frequenza:
Notiamo come ci sia un rolloff importante che parte dalle mediobasse ed un rolling piuttosto ripido dai 120Hz in giù circa (la mia regia in Hologram Studios è dotata di pavimento flottante).
Per quanto in un ambiente professionale questo comportamento non sia decisamente apprezzabile (ma non vedrei un professionista acquistare uno speaker così economico), credo che lo stesso sia un “trucco” di Yamaha per farlo rendere molto meglio nelle stanze non trattate, che presumibilmente saranno la quasi totalità di location di chi si appresta ad acquistare questo speaker.
Difatti, provate in casa, in un ambiente assolutamente non trattato, lo speaker cambia decisamente carattere.
Ho cercato di recuperare un po’ di neutralità in alto con lo switch “high trim”, impostandolo a -2dB ed ottenendo così una risposta migliore:
In ogni ascolto è venuta molto fuori la zona intorno ad 1kHz, che come si vede nella misurazione, è abbastanza boostata, facendo così risultare le medie molto “avanti”, col rischio concreto di sentirle molto e fare mix piuttosto a V.
Per strumenti come le chitarre, le voci, ad esempio, quella zona è cruciale per definire l’equilibrio dello strumento stesso.
Le NS10 sono state famosissime per avere delle medie particolari, che però andavano a chiarire la posizione nel mix degli strumenti, l’opposto di quello che accade in questo caso.
In conclusione mi sento di dire che lo speaker risponde meglio in un ambiente non trattato, garantendo maggiore linearità nell’ascolto e, mi ripeto, questo giova a chi presumibilmente è alla ricerca di uno speaker di primo prezzo che non ha un ambiente controllato.
È essenziale specificare che per la sua fascia di prezzo onestamente non saprei come potrebbe migliorare, è sicuramente un buon prodotto con cui muovere i primi passi nel mondo del recording/mixing.
L’affidabilità è la “solita” Yamaha, a cui siamo abituati: prodotti solidi, costruiti e pensati bene, che durano nel tempo e fanno il loro lavoro.
Yamaha HS8
HS8 è un monitor attivo, dotato di ingressi XLR e TRS, un potenziometro per il volume con un comodo “scatto” in posizione +4dB (lo apprezzerei personalmente su tutte le posizioni) ed una sezione di tweak della risposta dello speaker: un “room control”, cioè un low shelf a 500Hz di -2dB o -4dB ed un “high trim” impostabile (oltre a 0) a +2dB o -2dB.
Sono controlli che possono aiutare a migliorare la risposta dello speaker in alcune circostanze, per quanto la frequenza di shelf a 500 Hz per me è abbastanza generosa.
Il woofer è da 8”, tweeter da 1”, lo speaker è biamplificato (120W woofer, 45W tweeter) e il “cabinet” è fermo e silenzioso, senza risonanze o rumble di ogni tipo. La frequenza di crossover è 2000 Hz.
La costruzione è solida, il monitor pesa circa 10kg e le dimensioni sono generose, comunque in linea con speaker dotati di woofer da 8”. Come tutti i monitor dotati di bass reflex è consigliabile posizionarli distanti dal muro affinchè siano efficaci.
Analizziamo la risposta in frequenza:
L’ascolto è particolarmente condizionato dalle medioalte, che appaiono dettagliate e presenti, a discapito della parte media invece, che risulta leggermente indietro.
Si ha la sensazione di un ascolto a V, o “smiley face” come lo definirebbero gli anglofoni. Guardando la misurazione infatti, nella zona intorno ad 1 kHz, si nota come ci sia un decadimento da sottolineare, che di base restituisce una “facilità” e comodità che in mix, di norma, si pagano.
Le basse, al di sotto di 100Hz, non sono così presenti, sicuramente fra i tweaks che offre Yamaha avrei inserito anche un controllo specifico sulle basse, per avere un range sia in positivo che in negativo che aiutasse a calibrarle nella propria room.
Ho cercato anche qui (come nel caso delle HS5) di compensare la risposta un pò generosa delle alte impostando a -2dB lo swtich “high trim” presente sul retro dello speaker:
Come si vede, sicuramente l’intervento ha giovato, per quanto ci sia di base una risposta particolarmente brillante.
L’immagine stereo è abbastanza soddisfacente tutto sommato, sento la mancanza di tridimensionalità rispetto agli speaker a cui sono di norma abituato (Amphion e B&W, ma parliamo decisamente di altre cifre), forse per via del crossover sui 2 kHz che riduce un po’ il focus generale dell’ascolto.
Se lavorate molto con le sub, lo speaker, nonostante gli 8”, non riesce a garantire una presenza sufficiente di quel range di frequenze (come accade spessissimo, soprattutto in queste fasce di prezzo) ed in questo caso, probabilmente l’abbinamento ad un sub è consigliato.
In conclusione lo speaker, considerando la sua fascia di prezzo, vale quello che costa ed è un primissimo passo verso un concetto di speaker “semi professionale”, in cui la risposta rispetto al mondo entry level migliora e c’è più bilanciamento nell’ascolto, per quanto nel caso specifico delle HS8, consiglio la correzione con un software come Sound ID, per migliorare notevolmente le performance in regia.
Trovate maggiori informazioni sulla serie di monitor HS direttamente sul sito ufficiale Yamaha.
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