L’eredità di Jaco Pastorius
Qualcuno potrebbe domandarsi come mai ci ostiniamo a studiare Jaco Pastorius dopo oltre trent’anni dalla sua scomparsa e avvicinandoci ai cinquanta dalla sua rivelazione al grande pubblico. In effetti nel mondo delle corde grosse non mancano punti di riferimento più recenti e il cui spessore è assolutamente importante.
La ragione per cui, in un modo o nell’altro, rimane così facile tornare a Jaco sta nel profondissimo impatto che il suo genio ha avuto sulla storia del basso elettrico. Ma anche, tristemente, per il fatto che ci ha lasciato prematuramente e con un’eredità musicale non così vasta come avrebbe potuto essere.
Ecco perché il volume “Jaco Pastorius Metodo di Basso“, una pubblicazione Hal Leonard realizzata da Ray Peterson e ora edita nella nostra lingua da Volontè & Co., deve essere accolto come un’ulteriore opportunità di approfondire lo stile e la cifra artistica di questo personaggio così importante e al tempo stesso così mancante nella realtà musicale degli ultimi decenni.
Imparare Jaco da chi egli stesso ha formato
Se il nome di Ray Peterson non dice nulla, è sufficiente leggere la prefazione del volume per chiarirsi le idee definitivamente. Tanto Jaco quanto Ray sono cresciuti a Fort Lauderdale, città della soleggiata Florida. Aspirante bassista, Peterson venne a conoscenza di Pastorius quando questi era ancora solo un formidabile musicista locale; rapidamente riuscì a entrare in contatto con lui e a diventarne allievo stabile per oltre dieci anni.
Il privilegio di un lasso di tempo così ampio si è tradotto per Ray Peterson nella possibilità di assimilare l’esperienza Jaco ai suoi livelli più approfonditi: dal basso alla musica intera, fino alla vita stessa. E in questo senso, è meravigliosa la descrizione che Peterson fa dell’essere umano Jaco Pastorius nel capitolo conclusivo del volume, intitolato per nulla a caso “Cibo per la Mente” e che già da solo varrebbe il cosiddetto prezzo del biglietto, vista la prospettiva con cui descrive quelle fondamentali caratteristiche personali che il talento o la disgrazia dell’artista finiscono col mettere ingiustamente in secondo piano.
Un metodo per avvicinarsi a Jaco Pastorius
Passando alla parte strettamente pratica, è interessante notare la struttura che l’autore ha scelto per esporre il metodo. In primissima battuta Peterson affronta quegli elementi basilari che stanno nell’impostazione delle mani, nell’importanza del suono e nelle fondamenta teoriche che tutti dovremmo aver consolidato nel nostro percorso didattico, a prescindere dallo strumento, come il sempre cruciale approccio al Circolo delle Quinte.
Tutto ciò occupa una piccola manciata di pagine, che per un bassista già formato hanno il valore di utile ripasso. Dopodiché l’autore ha scelto di strutturare l’approfondimento della metodologia di Jaco in quattro capitoli di importanza equivalente:
- Elementi Armonici
- Elementi Melodici
- Elementi Ritmici
- Elementi Solistici
In materia di armonia, primo step non certo casuale data l’importanza che riveste nel Jaco-pensiero, si parte dalle essenziali triadi che vengono affrontate anche dal punto di vista del loro sviluppo diatonico, per poi passare agli accordi di settima, con focus su quello che viene chiaramente definito “il vivo dell’azione”: gli accordi di Dominante.
Notevole il fatto che in questo capitolo venga inserito un argomento solitamente analizzato da un punto di vista più strettamente tecnico, vale a dire gli armonici: scelta che però non deve affatto stupire, considerando la sostanza dell’utilizzo che Pastorius ne ha fatto nei suoi brani; inevitabile in questo senso è l’accenno al suo capolavoro sul tema, ovvero l’indimenticabile “Portrait of Tracy“.
L’approfondimento della melodia passa inevitabilmente per lo sviluppo di scale e modi. L’approccio della faccenda non è però esattamente canonico, in quanto i due mondi vengono costantemente messi in relazione tra loro analizzando i rapporti tra i vari elementi che li compongono.
In assenza di brani presi ad esempio in questo capitolo, il consistente contributo teorico viene comunque adeguatamente supportato dai numerosi esempi riportati nelle tracce audio a corredo del metodo.
Nella sezione riservata alla ritmica si lavora invece sempre in combinazione con alcuni dei brani più celebri di Jaco, a cominciare dall’iconica “Come On, Come Over“. Questo capitolo ci porta a esaminare in maniera ampia le varie influenze musicali che caratterizzano la produzione di Pastorius: dal Funk di James Brown all’R&B di Otis Redding, senza trascurare le influenze afro-cubane e latino-americane alle quali si era profondamente esposto, da musicista formatosi in Florida, e che sono assolutamente ricorrenti nella sua produzione artistica.
Si va verso la conclusione col piatto forte, vale a dire gli elementi solistici della produzione di Jaco. In questo capitolo vengono approfonditi i cavalli di battaglia del Pastorius solista, come la celeberrima versione di “Donna Lee” o la “Teen Town” realizzata nel periodo Weather Report.
Importante sottolineare che ognuno dei brani riportati in questa sezione è corredato di un’analisi del fraseggio esposta per misura, con identificazione degli accordi di base e descrizione puntuale del materiale teorico utilizzato frase per frase; in combinazione con spartiti e tablature presenti in ogni capitolo, questo approccio fornisce un mezzo di approfondimento di grande rilevanza.
Jaco Pastorius e l’arte del sano apprendimento
Al di là del consistente quantitativo di materiale di studio, a colpirmi in questo metodo è stato l’approccio assolutamente costruttivo e illuminato che trasuda dalle parole dell’autore. È forse in questo aspetto che si riscontrano quelle caratteristiche umane delle quali facevo cenno più sopra: la vera formazione non è esclusivamente un fatto di nozioni e di pratica, ma anche (a volte direi soprattutto) di una sana disposizione all’apprendimento, percorso che può rivelarsi faticoso ma che regala soddisfazioni impagabili non soltanto a livello strettamente musicale.
A rafforzare questa convinzione, due notevoli citazioni di Jaco riportate all’interno del metodo: “L’unica scorciatoia è la via più lunga“, ma soprattutto “Non aspettate che qualcuno vi dica che siete capaci a fare qualcosa“.
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