In questa lezione di basso e walking bass inizieremo ad affrontare le note di passaggio. Queste, a differenza degli approcci visti precedentemente, tengono in conto non soltanto la nota di destinazione (l’obiettivo) ma anche quella di provenienza, creando un collegamento fra l’una e l’altra.
Abbiamo già visto che in un walkin’ bass, con le opportune accortezze melodiche, possiamo utilizzare liberamente le note della triade (fondamentale, terza, quinta): possiamo raggiungerle e lasciarle per salto melodico (cioè con movimento più ampio di una seconda).
Gli accordi utilizzati nel jazz nella maggior parte dei casi hanno, oltre alla triade di base, almeno un quarto suono (la settima o la sesta) che va a formare un agglomerato di suoni chiamato quadriade. Anche questa quarta nota può essere utilizzata liberamente in un walkin’ bass, meglio però se viene raggiunta oppure lasciata con moto melodico congiunto (cioè con un movimento di tono o semitono), altrimenti la linea può suonare rude.
Tornando al tema di questa lezione, le note di passaggio forniscono un collegamento fra le note della quadriate e vengono quindi raggiunte e lasciate per moto melodico congiunto (tono o semitono).Questo collegamento può avvenire:
1) Per grado congiunto (passaggio diatonico), cioè utilizzando note di una scala diatonica sottintesa dall’accordo. Questo concetto richiede una conoscenza armonica un po’ più approfondita, ne esamineremo fra poco alcuni aspetti. Una nota diatonica non appartenente alla triade dell’accordo è di passaggio: deve risolvere per grado congiunto su una nota dell’accordo o su un’altra nota di passaggio. La troviamo solitamente sul II e IV movimento della battuta, ma non obbligatoriamente.
2) Con cromatismi (passaggio cromatico), cioè utilizzando note che si muovono per semitono, non appartenenti a una possibile scala diatonica sottintesa dall’accordo. Una nota cromatica è di passaggio: deve risolvere con un semitono su una nota dell’accordo oppure diatonica.
Osservando gli esempi proposti qui sopra potrete trovare casi in cui i passaggi diatonici e cromatici sono stati utilizzati anche da una nota verso se stessa (alla fine della terza battuta dell’esempio 3 e alla fine della terza battuta dell’esempio 4), ed è una prassi è molto comune.
È adesso necessario chiarire almeno un aspetto armonico che sta alla base della maggior parte dei brani utilizzati nel jazz classico. Si tratta della cadenza II-V-I (secondo – quinto – primo).
Una cadenza è una concatenazione di accordi. La più diffusa nella musica tonale è quella perfetta, detta anche V-I, che vede cioè “risolvere” l’accordo costruito sul quinto grado (dominante) su quello costruito sul primo grado (tonica). Ad esempio: G7 C6. La concatenazione di questi due accordi definisce la tonalità di Do maggiore.
Nel jazz troviamo con grande frequenza una variante della cadenza V-I: il II-V-I appunto. Come avrete capito si tratta della concatenazione degli accordi costruiti sul secondo, sul quinto e sul primo grado di una tonalità. Ad esempio la concatenazione Dm7 G7 C6 definisce la tonalità di Do maggiore.
Più che di tonalità parleremo di centri tonali: veri e propri cambi di tonalità sono relativamente rari, invece molto spesso l’armonia evolve verso nuove aree tonali transitorie. La cadenza II-V-I definisce queste transizioni.
Gli accordi che troverete potranno avere forme un po’ diverse. Ad esempio un secondo grado può avere la forma Dm9 o Dm11; un quinto grado potrà avere alterazioni (G7b9, G9#11…); un primo grado potrà essere CΔ, Cmaj9. In tutti questi casi la loro funzione armonica di secondo, quinto o primo grado rimane inalterata.
Notiamo che la progressione armonica II-V-I si muove per quarte ascendenti ed è quindi un frammento del circolo delle quinte.
V’invito a mettere a fuoco le cadenze II-V-I nei brani che affronterete, poiché le scale di riferimento che utilizzeremo nelle line di basso sono quelle del nuovo centro tonale.
Esercizi sui principali accordi di una tonalità maggiore
Propongo qui un lavoro per esercitarsi a utilizzare le note di passaggio sui tre principali tipi di accordo di un centro tonale maggiore.
ESERCIZIO 1
Prendiamo l’accordo C6 che ha funzione di I grado in tonalità di Do maggiore (tonica maggiore). Esso è formato dalla triade maggiore (le note Do, Mi e Sol ) con l’aggiunta della sesta maggiore (La). Questo accordo si protrarrà per tutta la durata di questo esercizio e dovremo costruire una linea di walkin’ bass varia ed efficace che lo rappresenti.
Ecco le regole che ci possiamo dare:
- all’inizio e poi ogni quattro battute suonare la fondamentale sul primo quarto
- sul primo quarto delle altre battute è possibile suonare una qualsiasi nota dell’accordo
- per il resto, è possibile utilizzare note dell’accordo, note di passaggio diatoniche (appartenenti alla scala di Do maggiore) o note di passaggio cromatiche
In questo esercizio come nei successivi, dopo aver fatto pratica in Do maggiore è opportuno esercitarsi in tutte le altre tonalità maggiori.
ESERCIZIO 2
Vi sono alcuni casi in cui è possibile raggiungere o lasciare una nota di passaggio con un salto melodico. Uno di questi consiste nell’avvicinarsi alla nota obiettivo « circondandola » (il termine spesso utilizzato è enclosure) con una nota superiore seguita da una inferiore o viceversa. Queste note possono essere cromatiche o diatoniche. Per chiarezza della linea è opportuno che l’enclosure risolva sulla nota obiettivo sul battere della nuova battuta. Nel prossimo esempio ripetiamo l’esercizio 1 con l’introduzione di alcune enclosures.
ESERCIZIO 3
Facciamo adesso un esercizio analogo sull’accordo del V grado (dominante), sempre in tonalità di Do maggiore. Nella sua forma più semplice, G7, esso è formato dalla triade maggiore (le note Sol, Si e Re) con l’aggiunta della settima minore (Fa). Manteniamo le stesse regole precedenti, compresa la possibilità dell’enclosure.
ESERCIZIO 4
Vediamo infine il II grado: Dm7, esso è formato dalla triade minore (le note Re, Fa e La) con l’aggiunta della settima minore (Do).
Nell’ultima battuta potete osservare un salto di ottava in crome: questo permette alla linea di proseguire nel suo percorso senza essere limitata nell’estensione.
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