Quando nel linguaggio comune, nel contesto degli strumenti musicali, spesso e volentieri vengono utilizzate espressioni come “puoi suonarci di tutto“, queste lasciano abbastanza il tempo che trovano perchè spesso si parla di generi musicali e non di suoni specifici.
Per dirla tutta “ci fai dal Jazz al Metal” è un’affermazione estremamente forte, perché si includono strumenti estremamente diversi l’uno dall’altro con scelte costruttive molto spesso agli estremi.
Non è sbagliato, però, affermare che uno strumento possa comportarsi come altri della sua fascia, abbiamo visto come attraverso una sapiente progettazione della parte elettronica, si possano ottenere sfumature del Jazz Bass, del Precision o del Musicman, con ovviamente i dovuti limiti dei legni e dei pickup utilizzati.
Molto spesso nel mondo della liuteria si è cercato in tantissimi modi di poter aumentare il ventaglio di suoni ottenibili da uno strumento, creando in molti casi esperimenti elettronici che possono essere definiti quasi pionieristici.
Parlando di bassi elettrici ci ritroviamo in un mondo per molti aspetti “complesso” nelle sfumature, fine per quanto riguarda la cura non tanto del suono del rig in generale ma del solo strumento (solo sulle corde del basso si potrebbero spendere pagine e pagine)
Alle corde e all’elettronica sono da aggiungere l’importanza del legno, del cavo, dell’amplificazione e di tutto quello su cui siamo abituati a ragionare sia dal punto di vista della ricerca sonora che di vero e proprio costo in termini economici.
Oggi parliamo di un basso costruito da Giovanni Blanco nella calda Sicilia, che ha voluto creare non solo uno strumento che rispondesse alle esigenze di struttura, comodità e qualità costruttiva e sonora, ma che potesse essere effettivamente uno mezzo per fare musica a 360 gradi.
Attenzione però, non è nato per essere definito genericamente “versatile”, ma per risolvere un problema ben preciso…
Questo problema è quello inerente alla costruzione di un suono per una produzione, di qualsivoglia livello, in cui il musicista deve poter dare al produttore/committente quello che desidera (non solo il “suo suono”) in un arco di tempo estremamente breve e soprattutto con un risultato efficace da poter soddisfare delle pretese professionali.
Nello specifico stiamo parlando dell’Hammer 5 Custom con quello che il costruttore definisce “total bass system” (opzionale su tutte le serie e modelli di bassi disponibili).
Il design è ricercato per le finiture e la scelta dei legni e delle vernici, riesce a essere di classe quanto basta per poter essere utilizzato in parecchi contesti senza risultare “eccentrico”.
I legni sono black limba per il body, che in questo strumento in particolare si presenta con figurazione speculare e marezzata, e ziricote per il top e la copertura della paletta, che vengono accompagnati da un laminato a 9 sezioni composto da acero marezzato, bubinga e palissandro per quanto riguarda il manico con una tastiera in acero marezzato 22 tasti e zero fret.
Questi legni, come tutti quelli usati per la realizzazione degli strumenti Blanco, fanno parte della produzione della Solidbody, una realtà di rivendita di legname per la liuteria che da anni fornisce moltissime aziende dell’italico stivale, selezionati con un ulteriore occhio di riguardo da parte di Michele Giorgione.
Parliamo di un cinque corde con ponte Hipshot B-style e meccaniche sempre Hipshot modello Ultralite in versione cromata come il resto dell’hardware.
Il punto forte, che va ritenuta in primis la “prime features” dell’intero strumento, oltre alla praticità di utilizzo e alla costruzione, è il suo comparto elettronico rappresentato dal preamp EME frutto della ricerca di Eugenio Masiero, già noto bassista veneto e ingegnere audio, che da 3 anni ha messo a disposizione con formula esclusiva i suoi protocolli e ideato una linea di magneti dedicati la cui realizzazione è affidata a Gabriele Bertozzi della Bertozzi Guitar Work.
Con l’aggiunta del “Total bass system”, sistema gestito da switch che permette di splittare le bobine dei pickup, il comparto elettronico si caratterizza per due punti focali: numero di suoni ottenibili e stabilità/potenza sonora attraverso la DI.
Non è nuova nel mondo bassistico la scelta di non utilizzare un amplificatore dedicato, a volte alcuni preferiscono andare direttamente nel banco attraverso una DI, per non avere “colori” indesiderati (soprattutto se si viaggia in tour trovando quello che il service concede).
Il risultato sonoro è solido, non invadente, adatto allo scopo di voler restituire una presenza sonora ben definita per lo scopo del musicista.
Se a un suono solido e ben bilanciato, affianchiamo una possibilità timbrica tale da poter soppiantare la presenza di ulteriori bassi di tipologia diversa, la cosa si fa ancora più interessante, ma…
Ma l’Hammer 5 Custom ha un dualismo non indifferente per quanto riguarda la user experience: da un lato abbiamo un oggettiva comodità e un accessibilità totale a qualsivoglia zona del manico (anche per un totale neofita del cinque corde), dall’altro lato paghiamo lo scotto di un’elettronica così complessa da rendere la gestione del basso non propriamente plug and play.
Il tempo di apprendimento richiede pazienza, non parliamo di un’elettronica di solo volume e tono, bensì abbiamo
- Volume al Manico
- Volume al Ponte
- Controllo del driver dei Bassi
- Controllo del driver degli Alti
Successivamente, sotto i potenziometri del volume dei pickup abbiamo due selettori a tre vie, che permettono le seguenti opzioni:
- Switch verso il ponte: suona la bobina più vicina al ponte
- Switch in mezzo: suonano entrambe le bobine (Hunbucker)
- Switch verso il manico: suona la bobina più vicina al manico (N.B. medesimo concetto per entrambi i pickup)
Oltre questi, uno switch a due vie di colore nero, per essere immediatamente individuabile rispetto al resto di colore cromato, splitta ulteriormente il pickup al manico, il quale essendo un quad coil permette nella posizione verso il basso di gestire le bobine in configurazione split (tipo precision), modificando le opzioni dello switch a 3 posizioni del pickup in:
- Switch verso il bridge: split classico (tipo precision)
- Switch in mezzo: humbucker
- Switch verso il neck: split reverse (tipo yamaha)
Il tutto, rapportato in termini puramente matematici, permette di superare le 70 combinazioni ottenibili dai soli switch del “total bass system”.
Ma non è tutto, infatti la presenza di altri due switch a due vie permette la gestione dei driver degli alti e dei bassi. Posizionandoli verso l’alto otteniamo:
- Taglio mid 70’s al driver dei bassi (punch)
- Taglio sulle frequenze medio-alte al driver degli alti
Non reputo del tutto questa complessità come un punto a sfavore, perché qualsiasi strumento che abbia una grande quantità di suoni ottenibili, non può essere relegato a un esiguo numero di controlli.
L’idea madre del progetto Hammer in abbinato al “total bass system” è quella di essere un basso completo per il suono in studio e live e per ricoprire tutte le esigenze di un session man.
Va però precisato che l’opzione ” total bass system” è una customizzazione che viene installata su richiesta del cliente in sostituzione della configurazione elettronica standard (volumi dei pickup, controllo dei bassi e controllo degli alti) e d’altra parte il cliente, che ha l’esigenza per cui questo strumento nasce, è già consapevole dello scotto che dovrà pagare (in termini di tempo di apprendimento di ogni sfumatura dello strumento) per guadagnarne in tempo e di logistica quando andrà a suonare in studio o live.
Nonostante questa sua poliedricità, che lo rende uno strumento dai mille volti, dobbiamo però fare il punto sul tipo di timbrica data dalla costruzione, dalla scelta dei legni e dall’impostazione dell’intero progetto.
Altro punto, infatti, su cui spendere qualche parola riguarda la precisione sonora, anche su zone di manico più anguste (verso il 20esimo tasto per intenderci) dove non si riscontrano perdite di intonazione e la quinta corda, per alcuni croce e delizia, risulta poderosa e perfettamente bilanciata su tutta la tastiera senza mai impastare.
Ho visto questo strumento dare il meglio di sé, in tutte le sfumature del rock e del pop, passando dal suonarci gli Yes, ai Toto, fino a R.E.M. o ai Coldplay.
Forse l’unico ambito dove non spiccherebbe, ma parliamo di contesti dove lo strumento è totalmente diverso, è quello del rockabilly, che è un genere dove l’impronta sonora è fortemente incentrata sul contrabbasso, risultando invece assolutamente a suo agio in ambito jazz, fusion ecc.
La struttura dell’Hammer 5 Custom fa discorso a sé stante: nonostante le dimensioni abbastanza abbondanti, è molto leggero (3.9kg) e facilmente accessibile, permettendo un’autonomia nel sopportarne il peso in “live” di parecchie ore, cosa da non sottovalutare per chi si trova a suonare in situazioni come eventi di piazza o privati dove il minutaggio non è il tuo miglior compagno di viaggio.
Il prezzo finale di 5070 euro non è di certo per tutte le tasche, ma come abbiamo spesso visto in queste pagine, paghiamo una cura nei dettagli, una selezione accurata delle materie prime e un plus non indifferente che è quello dell’elettronica.
Non è assolutamente uno strumento per amatori!
L’Hammer 5 Custom è uno strumento che nasce per essere usato in maniera professionale per chi con la musica ci lavora e opera spesso in contesti sempre diversi e con richieste altrettanto diverse, che vanno molto spesso soddisfatte in un tempo estremamente breve.
Mantiene molto bene le promesse di essere un basso “completo” e ,volendo usare terminologie meno tecniche, possiamo definirlo un perfetto basso da professionista, ovvero per chi suona tutti i giorni della settimana e convive con le problematiche della logistica e degli spostamenti (soprattutto nelle grandi città) che possono comportare interi rig sia per lavori da session man in studio, sia in ambito live.
Maggiori informazioni sul sito di Blanco Instruments
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