Oggi è un giorno strano, oltre che triste, per il mondo della musica. Non solo perché è morto un grande musicista, Charlie Watts era molto più di questo.
Se assumiamo il fatto che i Rolling Stones sono una delle band che il Rock non solo lo porta avanti sin dagli inizi, ma che ha letteralmente contribuito a inventarlo, Charlie è stato il motore, il cuore pulsante, il ritmo non solo dietro al gruppo inglese, ma dietro allo stesso genere musicale sin dai suoi primi vagiti.
Charlie Watts, dal Jazz ai Rolling Stones
Pur tuttavia, il buon Charlie non nasce come “rockettaro purosangue”, benché lo sia sicuramente diventato, visto che sin da ragazzino i primi incontri musicali che lo affascinano sono quelli con i dischi di grandi jazzisti quali Miles Davis e John Coltrane. La passione per il jazz non lo abbandonerà mai, tanto che dai primi anni ’90 fonderà un suo progetto parallelo dal nome Charlie Watts Quintet.
Il 1963 fu per Charlie l’anno della svolta, quando entrò nella band che non avrebbe lasciato mai più, se non proprio ultimamente per gravi problemi di salute che purtroppo hanno avuto il tragico epilogo che conosciamo.
“Per una volta sono andato fuori tempo” aveva dichiarato Watts dopo il ritiro sotto consiglio dei medici. Ma non si era dato per vinto: “Sto lavorando duramente per tornare completamente in forma, ma oggi su consiglio degli esperti ho accettato il fatto che questo richiederà un po’ di tempo“.
La spina dorsale dei Rolling Stones
Purtroppo non è andata così. Charlie è il primo a lasciarci tra gli Stones che c’erano sin dagli inizi e che erano rimasti nella band fino ad oggi. D’altronde, come fai a sostituire un Charlie Watts?
In un mondo che a forza deve inculcarti cinici modi di dire come “tutti sono necessari, nessuno è indispensabile”, lui a onor del vero indispensabile lo è sempre stato.
Non solo perché aveva uno suo stile davvero unico, non perché è stato classificato tra i più importanti batteristi di sempre. Dietro quell’aria imperturbabile e quel carattere – e look – molto più pacato dei suoi compagni di band, si nascondeva il reale collante tra i musicisti.
Charlie era, davvero, la spina dorsale degli Stones. Colui che metteva tutti in riga e scandiva il tempo su cui “ballavano” letteralmente le note dei compagni.
Se consideriamo il suono degli Stones una nave che solca le onde di un mare piuttosto agitato, Charlie si potrebbe considerare non solo il motore che la rende in grado di sopportare e superare i flutti, ma anche il suo “sistema anti-rollio” per stabilizzarne continuamente l’assetto.
I Rolling Stones dopo Charlie Watts
E ora? Beh, ora ci prepariamo ad assistere al solito mormorio dei fan e non fan, di fronte a quelle solite domande “ma i Rolling Stones continueranno a suonare? È giusto farlo? etc…“
Diciamolo subito, sicuramente Jagger, Richards e soci continueranno a fare musica. Probabilmente anche qualche tour, se la situazione pandemica mondiale lo permetterà.
È giusto? Certo che sì, non mancheranno bravi musicisti dietro le pelli a dargli man forte.
Charlie avrebbe voluto cosi? Bah, probabilmente sì, ma a dire il vero, avrebbe voluto soprattutto esserci lui. Ma visto che così non può essere, speriamo che chi ne occuperà lo sgabello dietro le pelli si ricordi di rendere merito al suo stile.
In passato in alcune interviste Charlie aveva dichiarato che il miglior suono di batteria da lui mai sentito è quello della famosa rullata di D.J. Fontana in “Hound Dog” di Elvis Presley.
Ebbene, caro Charlie, noi alcuni dei migliori suoni di batteria di sempre li abbiamo sentiti da te e ce li porteremo per sempre nelle orecchie e nel cuore.
Cover Photo by Poiseon Bild & Text - CC BY 4.0
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