Michele Scotti è un musicista italiano, batterista, che negli anni oltre alla bravura personale ha sviluppato un suo metodo di apprendimento, che ha deciso di incanalare anche in propri corsi d’insegnamento online a giovani apprendisti e anche sbattipelli un po’ più navigati.
Oggi lo incontriamo e cerchiamo di capirne di più rivolgendogli alcune domande.
Come hai iniziato a suonare e quali sono stati i passaggi più significativi della tua formazione ed esperienza musicale?
Mi sono avvicinato alla musica da bambino, grazie agli ascolti che mio padre faceva sul suo stereo (ricordo tutt’ora a memoria la raccolta Joe’s Garage I II e III di Frank Zappa, o Bass Culture di L.Q.Johnson e Exodus di Bob Marley, dischi che erano presenti “a ruota” su quel vecchio giradischi).
Mia madre cantava e ascoltava diversi dischi di stampo jazz e soul, mio padre “strimpellava” la chitarra (ci cantava e suonava sempre canzoni di Bennato e altri cantautori Italiani) e mio fratello studiava pianoforte.
La passione per la batteria credo arrivi da mio zio Enry, lui suonava la batteria e teneva una vecchia Pearl nella sua cantina e, ogni volta che lo andavamo a trovare, io scendevo in cantina semplicemente a fare “bordello”.
Poi, nel 1996, iniziai a prendere lezioni private, sotto il consiglio del grande Enrico Lucchini, da Marco Stella. Ho un ricordo molto limpido di quel momento passato con Lucchini: per prima cosa ricordo il suo naso, lo ricordo come se ce l’avessi davanti ora! E poi mi aiutò a scegliere il mio primo ride (uno Zildjian), e mi fece vedere come il suono cambiava a seconda delle bacchette che utilizzava, mentre lo colpiva a ritmo di swing sorrideva dicendo “Lo senti?! Presto lo imparerai anche tu!“. Da li è iniziato tutto.
Senza farla troppo lunga penso che i ricordi più vivi che ho, oltre a questo magico ricordo di Lucchini, sono quelli passati con la Banda del paese (Filarmonica di Omegna) e le prime esperienze live con un tributo alla storica Band Europe, nel quale mi inserì il mio maestro Marco e, non per ultimo, le esperienze a Torino, dove tutt’ora vivo (mi spostai a Torino per studiare al Centro Jazz).
In ultimo mi piace ricordare gli anni passati a studiare con Gaetano Fasano, artista che mi ha “ribaltato” come un calzino e cambiato completamente la mia prospettiva, nonché la persona che mi ha fatto scoprire il mondo Drumline.
Torino è una città che mi ha permesso di incontrare molte persone tra cui anche il fonico e produttore Roberto “Il Mac” Maccagno (con la quale ho avuto modo di lavorare per diverso tempo nei suoi storici studi R.E.M , studi dove ho avuto la fortuna e modo di ascoltare alcuni tra i migliori session man che abbiamo oggi in circolazione e fare le prime vere esperienze in studio) e Sergio Mari, altro produttore con la quale è nata una collaborazione che continua tutt’ora stabilmente e che mi ha fatto scoprire ed approfondire anche il mondo legato alla discografia, alle distribuzioni ed ai diritti del musicista/autore in genere, parte secondo me fondamentale e che ogni musicista deve conoscere, soprattutto in questo momento storico.
In quali situazioni sei impegnato attualmente e come dividi il tuo tempo tra attività live e in studio e didattica?
Quest’ultimo anno e mezzo è stato, ed è tutt’ora, un momento di grande cambiamento…
Al momento ho chiuso delle registrazioni di 2 album che usciranno a breve, prodotti e diretti da Mari. Nel frattempo insegno privatamente ed in una Associazione Musicale Torinese (Atria) e sto lavorando alla realizzazione di un progetto che probabilmente è più grande di quanto non sia in grado di sostenere… ma ci proviamo!
Ho deciso di lasciare diverse situazioni live, per semplici ragioni artistiche: sentivo la necessità di percorrere una mia strada e mettere in opera alcune idee che avevo da tempo, come per esempio quella di questo progetto-video corso “The Marching Method & Drums” e di questo altro progetto musicale di cui ho accennato sopra.
Queste scelte mi hanno portato sicuramente qualche difficoltà in più, ma anche una soddisfazione ed un momento di ricerca che consiglio e auguro a qualsiasi mio collega.
Molte volte, e per necessità, siamo sempre costretti a seguire il percorso di altri, o suonare in situazioni che non sono veramente “nostre” o che comunque sentiamo molto lontane dal nostro volere; in tantissime situazioni siamo gli “operai” della musica insomma, una posizione che rispetto moltissimo ma che mi stava “lasciando” troppo poco.
Ho deciso infatti di fare una “virata” molto secca, decidendo di provare a seguire e fare solo quello che volevo io, a costo di dover far fronte a molte difficoltà e problemi che naturalmente si vanno a creare quando si fanno scelte così “radicali”.
Nel mezzo di questo turbinio di volontà, ho appunto un progetto musicale che vorrei realizzare (grazie anche al supporto e all’aiuto di Mari) con alcuni musicisti Soul, Jazz ed R&B della scena internazionale: al momento abbiamo chiari i costi di realizzazione del progetto, e lo stiamo sottoponendo ad alcuni discografici e possibili co-produttori.
Speriamo di riuscire a concretizzare il tutto quanto prima!
Come nasce in te la passione per il mondo del marchin’, le drumline, ecc?
È una passione che è nata grazie a Gaetano Fasano, artista a cui devo veramente moltissimo e che segue anche questo “filone di pensiero”.
Semplicemente mi sono accorto che gran parte dei problemi che noi batteristi abbiamo sui nostri arti inferiori, derivino in realtà da una scarsa consapevolezza ed indipendenza dei nostri arti superiori e, da qui, il mondo Drumline è una sorta di “massacro” positivo per le nostre mani.
Altra questione per cui sono profondamente innamorato di questo mondo, è per il suo approccio direi “Metodico”. Spesso facciamo una marea di esercizi diversi e studiamo le cose più disparate, ma non cogliamo l’essenza ed il ragionamento che ci sta dietro a quei determinati esercizi.
Il Metodo Drumline si focalizza sul come studiare, e non necessariamente sul cosa studiare. Crea un ragionamento ed una consapevolezza diversa, oltreché una capacità di “scomporre” e ragionare per “scompartimenti” tecnici precisi.
Le mani quindi, per chiudere, sono il nostro motore e il nostro primo “scoglio” (se lo immaginiamo su una linea verticale, troveremo questo schema: cervello —-> mani —–> piedi ); superato questo scoglio avremo da una parte una maggiore elasticità nell’affrontare esercizi legati alla coordinazione, e dall’altra un suono preciso e pulito.
I Rudiments nascono per il tamburo rullante; secondo alcuni maestri la loro conoscenza è fondamentale nello studio della batteria, mentre per altri (come per esempio Gary Chaffee) si può prescindere totalmente da essi. Qual è la tua posizione a riguardo?
Sinceramente, non credo che si possa prescindere da essi, anzi…
Hai nominato Gary Chaffee, un didatta eccelso e ideatore, a mio parere, di alcuni tra i migliori metodi per batteria come ad esempio Time Functioning Patterns, un libro sulla quale sto lavorando da moltissimo tempo.
Non sono d’accordo quindi nell’affermare che un batterista possa fare a meno dello studio dei Rudiments, per una semplice ragione (puramente soggettiva) e storica: la batteria è un concetto “moderno”, se così possiamo dire.
Prima dello studio delle applicazioni dei Rudiments si possono trovare informazioni sulla nascita dei primi rudiments risalenti al 1600 e che, solo nel 1984, la Percussive Art Society ha riorganizzato in quelli che oggi sono riconosciuti come i 40 Essential Rudiments.
Nel mio modo di vedere le cose quindi, è bene sapere che prima di qualsiasi approccio “batteristico”, vi è stato uno studio esclusivamente legato al Tamburo Rullante e che, quei concetti, sono stati usati come primo approccio nella dimensione Drumset.
Fatico quindi a pensare che un batterista possa farne a meno o, comunque, penso che senza questi studi ci si perde una parte importantissima che poi si trasferisce sulla capacità di gestire gli aspetti legati al mondo della coordinazione.
Inoltre, e andando nello “specifico”, trovo che diversi concetti presenti nei metodi di Chaffee non siano così tanto distanti e anzi, siano molto simili alla visione e agli schemi di studio Drumline; ma ovviamente questo è un pensiero totalmente soggettivo e personale.
Sicuramente, infine, ci sono grandissimi batteristi che hanno creato il loro stile e la loro personalità anche senza affrontare questo tipo di studio… credo che siano discorsi molto molto soggettivi.
Se pensiamo a un maestro come Steve Gadd ci viene in mente il suo modo personale di orchestrare alcuni rudiments (ratmacue e paradiddle, per dirne due) su tutta la batteria. Il tuo metodo si muove nella stessa direzione?
Hai nominato un altro dei miei più grandi idoli, il Doctor Gadd!
Sicuramente il tamburo militare è una parte importante del linguaggio di Gadd; detto ciò, in The Marching Method & Drums ho voluto cercare di creare e condividere un corretto approccio allo studio del Tamburo Rullante e non quindi fare una semplice raccolta di Tot esercizi.
Ho cercato quindi di far vedere come studiare e quanto sia importante, in quel particolare ambito, fare attenzione da una parte alla meccanica muscolare, e dall’altra ad un approccio metodologico efficace.
Nel corso sono ovviamente presenti diversi esempi applicativi di alcuni concetti e rudiments, ma non mi sono voluto fermare troppo su questo aspetto. Penso che se di una cosa ne fai vedere la tua personale applicazione, alla fine è un po’ come se, nella mente di chi hai di fronte, ne stessi limitando il contenuto e le possibilità.
Se ti faccio vedere un’applicazione di un rudiments, al 90% cercherai di “copiarla” nella sua forma “già elaborata” ma, in questo modo e quasi sicuramente, ti stai perdendo una parte importantissima: capire come quella figura è stata costruita e, partendo da qui, fare un percorso all’inverso e comprenderne quindi il processo creativo.
Questo è ciò che ho voluto trasmettere con questo corso. Voglio trasmettere quindi un sistema di studio, un “processo” di studio. Sapere che “schema” adottare per affrontare un argomento è per me la cosa sia più importante che la più difficile e, io per primo, ho dovuto combattere moltissimo su questo aspetto.
Tempo fa, Mario S., un ragazzo che ha iniziato questo percorso online mi ha detto (dopo alcune settimane passate sui primi capitoli): “credo sia la soluzione ai miei problemi“. Ecco, questa frase è per me una risposta positiva a quello che ho voluto cercare di trasmettere in questa raccolta: vi ripeto fino alla noia, dare importanza al come studiare e non semplicemente a cosa studiare.
In cosa il tuo corso The Marching Method & Drums si distingue da altri metodi per batteria?
Le fondamenta di questo corso sono quelle che ho descritto nella domanda precedente e, se posso aggiungere, la vera differenza tra altri metodi per batteria è proprio quella di mostrare quanto le nostre mani siano importanti anche per un corretto sviluppo legato alla coordinazione o, se non vogliamo parlare di coordinazione, possiamo anche generalizzare dicendo “arti inferiori”.
Dico questo perché, nel mio percorso, molti dei problemi che riscontravo ai miei arti inferiori (e sulla quale cercavo di lavorare il più possibile), erano in realtà problemi legati ad una scorretta impostazione delle mie mani.
In questo corso vi sono diverse sezioni, con relative metodologie, rivolte allo sviluppo di una corretta meccanica muscolare.
Non che questi argomenti normalmente siano sottovalutati, ma credo che negli studi Drumline ci sia un maggior focus legato a questi aspetti, questo anche vista la complessità di alcune sezioni specifiche, come ad esempio gli Hybrid Rudiments dove, se non abbiamo una corretta e precisa meccanica muscolare, ci risulterà molto molto difficile riuscire ad eseguire determinate figure.
Inoltre a questo, come dicevo sopra, l’obbiettivo di questo corso è quello di condividere un metodo di studio, ovvero la capacità di saper affrontare un argomento e di essere in grado di studiare da soli e crearsi quindi un proprio percorso personale.
Il metodo resterà disponibile solo on-line o pensi di realizzarne una versione ‘fisica’?
Ovviamente per chi vive a Torino e dintorni, c’è la possibilità di seguire il corso in modo individuale. Il programma è comunque il medesimo di quello online!
Mi sono “autoprodotto” e ho stampato le copie del libro/raccolta, ma al momento non è possibile acquistare solamente la stampa.
Ho deciso di non scindere la stampa del libro dal corso online per il semplice motivo che sono convinto che, acquistando ipoteticamente solo il libro, non sarebbe possibile riuscire a comprenderne l’essenza. Possiamo dire che il libro è il prolungamento o comunque una sorta di mappa concettuale di ciò che troviamo all’interno del corso.
Non escludo comunque che in futuro possa essere acquistato solamente il libro.
Vi invito dunque a fare un giro sul mio sito, perché c’è la possibilità di scaricare alcune lezioni gratuite del corso!
Un saluto a tutti e un grazie speciale alla redazione di Musicoff per lo spazio concessomi!
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