Impossibile che passino inosservati, i nuovi nati in casa Zildjian sono piatti destinati a far discutere per il loro aspetto: oltre a non essere torniti, si può dire che non siano neppure ‘finiti’, non potendo neppure esibire la tradizionale forma sferica (e più che ai tradizionali e lucidi dischi metallici cui siamo abituati somigliano – se ci passate il paragone – a delle pizze di farina integrale ancora da infornare…).
Ma se riuscite ad andare oltre a una pur comprensibile perplessità per l’aspetto sicuramente inconsueto, e ci appoggiate sopra le bacchette, i Raw Crash potrebbero riservare piacevoli sorprese: ogni singolo piatto della serie ha infatti un suono unico, tanto originale quanto versatile.
In generale, se usati come crash questi strumenti posseggono un suono corto ed esplosvo, mentre come ride ‘alternativi’ si fanno notare per la sonorità secca, priva di aloni e tagliente.
Funky cymbals
La Zildjian parla, a proposito dei Raw Crashes, come dei suoi piatti più funky mai prodotti, nel senso letterale di ‘sporco’ o ‘grezzo’; il materiale di base è sempre il Bronzo B20 (nella sua ‘formula segreta’ tramandata secondo la leggenda familiare di generazione sin dal XVII secolo).
Usciti dalle fornaci e immersi nelle vasche per la tempra, i futuri Raw Crash non subiscono ulteriori lavorazioni: né martellatura né tantomeno torniti o rifilati perché assumano la tradizionale forma circolare: ne risultano ‘piatti’ dai bordi e dai profili irregolari, forme inusitate, superfici non rifinite, ‘consistenza’ e spessori vari, che suonano diversi uno dall’altro, così come diversi si presentano alla vista.
L’immersione nelle vasche per la tempra del metallo ancora incandescente fa sì che la superfice di questi strumenti presenti striature, ‘macchie’ e aloni di differente colore, oltre al segno degli utensili utilizzati per spostarli dalle fornaci alle vasche stesse, o a eventuali scritte in gesso, testimonianza dei vari passaggi in fabbrica o nei magazzini.
Quanto alle misure, il diametro massimo previsto (approssimativo) è di 24” e il minimo di 20”.
La campana fa la differenza
Pur essendo ogni modello differente dall’altro per le succitate ragioni, i Raw Crash condividono alcune caratteristiche sonore: producono infatti accenti secchi e taglienti, che ‘chiudono’ velocemente, potendo al contempo garantire un suono di bacchetta chiaro e definito quando si eseguono dei pattern anche complessi.
In realtà possono essere catalogati in due grandi ‘sotto insiemi’ se pensiamo alle dimensioni della loro campana: i piatti dalla campana meno pronunciata (small bell version) vedono accentuare le sonorità asciutte e controllate, con una minore quantità di armonici.
La versione large bell è invece caratterizzata da una sonorità un po’ più aperta e, ovviamente, offre un suono più incisivo proprio nell’area della campana. In ogni caso si tratta di piatti che sembrano poter ben figurare in contesti in cui al batterista non sono richiesti volumi esagerati, né troppa proiezione sonora ai suoi strumenti.
I prodotti Zildjian sono distribuiti in Italia da Mogar Music
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