Nei precedenti articoli abbiamo conosciuto in maniera approfondita alcune tra le più note capsule a diaframma largo in circolazione e le caratteristiche dei microfoni che le hanno in dotazione, ponendo l’accento su come questa diversità possa diventare uno strumento creativo a disposizione del tecnico di registrazione.
Nello specifico abbiamo affermato come la scelta di un particolare microfono con cui riprendere uno strumento e il suo posizionamento nello spazio imprimono una prima e indelebile equalizzazione (la cosiddetta pre-enfasi) e definiscono il carattere del suono che abbiamo deciso di ottenere.
In questo senso sarà determinante considerare le caratteristiche dello spazio in cui questo suono esiste e si propaga.
Ho avuto l’occasione di registrare dei provini con una band che seguo da molto tempo (i Big Mountain County) e dal momento che si cercava un suono particolare per la batteria, etereo e dilatato, ancestrale (di matrice Psych Rock) abbiamo richiesto e ottenuto il permesso per allestire un studio mobile in un ex convento delle Clarisse in Abruzzo, per sfruttare il riverbero naturale della chiesa e registrare la batteria nell’ambiente che avremmo dovuto aggiungere inevitabilmente in post-produzione.
Una scelta molto azzardata, certo, ma frutto di una grande consapevolezza della band e dei mezzi a disposizione.
L’edificio è una chiesa di circa 25 x 6 con un soffitto alto 10 metri e il tetto spiovente di legno (un classico post bombardamento). Suonando tra le mani un tamburo con una bacchetta ho ascoltato il riverbero naturale spostandomi nello spazio, alla ricerca del suo sweet spot, trovato in prossimità del portone di ingresso in legno, di forma semi esagonale, vicino a cui abbiamo montato la batteria.
Il punto più ‘critico’ invece è nel centro della pianta, dove il riverbero inizia a prendere le sembianze di un delay molto corto.
In base agli ascolti del riverbero naturale ho individuato una serie di ‘sub-ambienti’ all’interno dello spazio e piazzato di conseguenza i microfoni:
Ambiente lontano: coppia di microfoni a nastro (Braingasm) appesi ad una trave sul lato della chiesa opposto alla batteria, ad un’altezza di circa 6 metri, distanziati circa 4 metri tra loro.
Mono Room: Neumann U47 valvolare in configurazione Cardioide.
Ambiente vicino: coppia di Shure PZM posati per terra ai vertici del tappeto della batteria (à la Steve Albini).
Overheads: Coppia di Deluxe 47 Braingasm in configurazione Glyn Johns e Braingasm U47 Tube a 30 cm dalla grancassa.
Close miking: cassa (Audio Technica AE2500), rullante (Shure SM57), tom e timpano (Sennheiser MD421)
Avendo a disposizione questo ‘set’ di ambienti, in fase di missaggio si potrà scegliere tra un suono vicino, leggermente riverberato, ed uno estremamente lontano, passando per tutte le possibili combinazioni intermedie di spazio.
Di seguito potete ascoltare i singoli file audio in flat relativi ai diversi ambienti così ottenuti (dal più lontano al più vicino):
Da notare come, oltre alle informazioni sulla distanza dalla sorgente, ogni ambiente è fortemente caratterizzato anche nella sua timbrica (l’ambiente lontano è molto scuro, quello intermedio focalizzato sul mid-range e quello vicino molto brillante). Non è un caso, ma la diretta conseguenza dei microfoni scelti e del loro posizionamento (I microfoni a nastro sono tendenzialmente scuri, l’U47 è specializzato nel lower-midrange e i PZM orientati alla neutralità).
Sperimentate, divertitevi senza regole, usate i microfoni al pari degli altri strumenti musicali, perché come tali, se fatti vibrare nel modo giusto, producono meraviglie.
Rock ‘n roll!
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