Parlare di Franco Cerri, soprattutto nelle ore dopo la sua scomparsa, è un compito assai difficile. In questo, però, ci vengono in aiuto i dati di fatto, citando alcuni degli artisti con cui ha avuto occasione di collaborare in tanti decenni di grande musica: Chet Baker, Django Reinhardt, Gerry Mulligan, Billie Holiday, Stéphane Grappelli, Lee Konitz, Dizzy Gillespie… e molti altri ovviamente, ma questi nomi già bastano per capire la statura del personaggio.
L’inizio di una grande passione per la chitarra
Franco Cerri è stato la chitarra Jazz italiana. O, più semplicemente, uno dei simboli della chitarra, non solo della nostra penisola.
Mentre superiamo la nausea scaturita dalla notizia dedicatagli in fretta e furia da una famosa testata nazionale, con poche righe – copia/incolla – che lo ricordano prevalentemente come l’uomo in ammollo della pubblicità dei detersivi, cerchiamo di ripercorrere la vita di questo grande musicista a cui probabilmente dovrebbero intitolare strade nelle città, a partire dalla sua Milano.
Cerri era nato nel 1926 nel capoluogo lombardo, da ragazzo ha quindi vissuto buona parte della drammatica dittatura fascista e vividi in lui erano sicuramente i drammi del secondo conflitto mondiale.
Nonostante tutto, già in età adolescenziale muoveva i suoi primi passi da autodidatta con la chitarra grazie a un regalo del padre, mentre parallelamente faceva altri lavori molto vari, dal tecnico degli ascensori al muratore.
La sua tecnica si affinava grazie a vari ascolti ma prima di tutto grazie a quello di Michele Ortuso, probabilmente uno dei primi jazzisti italiani di sempre, che ha avuto il merito di aver diffuso questo e altri generi e strumenti musicali nel nostro Paese durante gli anni ’20 e ’30 (ad es. dal tango all’uso del banjo) e quindi, non a caso, di aver influenzato colui che sarebbe diventato uno dei principali jazzisti italiani.
Fu quindi proprio durante la seconda guerra mondiale che, nonostante il periodo, il giovane Franco iniziò a suonare nei locali, o meglio, prevalentemente nelle piccole orchestre dei dopolavoro.
Fu inoltre uno dei musicisti che venivano trasmessi da Radio Tevere Voce di Roma, una finta radio clandestina che in realtà trasmetteva da Milano, con un certo grado di libertà e quindi, sebbene approvata dal governo centrale, non totalmente disprezzata dagli antifascisti.
Tra queste libertà c’era anche la musica Jazz, solitamente osteggiata con forza dal fascismo, ma che qui trovava un minimo canale di sfogo.
La carriera spicca il volo
Finita la guerra e archiviato il regime, nel ’45 la carriera di Franco ebbe un balzo notevole. Fattosi conoscere per le sua grandi capacità tecniche e improvvisative, nonché una grande conoscenza oramai del Jazz, venne infatti chiamato alla corte di Gorni Kramer – all’anagrafe Francesco Kramer Gorni – direttore della famosa orchestra e autore di più di un migliaio di canzoni.
Con Kramer partecipò a varie session di registrazione, comprese alcune per il famoso Quartetto Cetra, che del resto aveva fatto inizialmente da tramite tra i due musicisti.
Tra gli artisti che più stavano influenzando Cerri c’era sicuramente il mitico Django Reinhardt e fu nel 1949 che riuscì anche a suonarci insieme, per due settimane al night club Astoria (Milano), situazione in cui ovviamente suonò anche col il violinista Stephane Grappelli, per molti anni compagno inseparabile di Django.
Cerri tornò poi altre volte ad esibirsi con Grappelli, anche all’inizio degli anni ’70 al Jazz Power di Milano con un giovane Tullio De Piscopo alla batteria.
Finalmente negli anni ’50 il suo nome era abbastanza importante per iniziare una carriera solista e girare il mondo. Lo fece innanzitutto con il suo Franco Cerri Quintet, ed ebbe l’occasione di suonare in tutta Europa calcando il palco con alcuni tra i più grandi jazzisti di sempre.
Oltre quelli citati all’inizio dell’articolo, vogliamo ricordare anche Wes Montgomery, a dir poco un pilastro della 6 corde Jazz.
Tra la chitarra e il contrabbasso
Nel 1958 a Milano la sua chitarra incontrò addirittura una delle voci più importanti del ‘900, quella di Billie Holiday, che si esibiva al Teatro Smeraldo di Milano. In questa occasione, venne fuori il peggio da parte di alcuni militari italiani che iniziarono a fischiarla (la goliardia italica a volte purtroppo è davvero stucchevole…), tanto che venne organizzato un secondo concerto al Teatro Gerolamo, come “scuse ufficiali” a un comportamento del pubblico così atroce.
Anche in questo caso Cerri fu selezionato ma, attenzione, non alla chitarra bensì al contrabbasso, per affiancare nomi di altissima caratura quali, oltre alla straordinaria cantante, il pianista Mal Waldron e Gene Victory alla batteria.
Da questi anni in poi si aprì per Cerri una carriera prosperosa, parallelamente anche allo sviluppo dei programmi televisivi (RAI) e quello della discografia.
Tra gli artisti che affianca, come non ricordare le collaborazioni con Mina o quelle con Roberto Veccchioni o ancora Bruno Martino.
A cavallo degli anni ’50 e ’60, inoltre, presta la sua opera al fianco del grande trombettista – e cantante – Chet Baker, allora molto popolare in italia e spesso accompagnato, live e nelle incisioni, dai migliori strumentisti italiani. Anche in questo caso alcune foto lo ritraggono sia in veste di chitarrista che di contrabbassista.
Un Maestro anche in senso stretto
Pur svolgendo un’attività decisamente variegata, Cerri non ha mai abbandonato la sua serissima passione per la musica Jazz, portando avanti varie formazioni.
Al contempo, ha anche modo di dare il suo contributo alla didattica della chitarra, dando alle stampe uno dei più importanti volumi mai pubblicati nel nostro Paese. Inoltre, sempre su questo fronte, è stato sempre attivo ad affiancare gli studenti della civica scuola di Jazz di Milano e con alcuni degli allievi ha anche collaborato a delle incisioni discografiche.
D’altronde, già nel 1965 il suo amore per la sei corde era stato diffuso attraverso i media con la trasmissione Chitarra Amore Mio, condottà con Arnoldo Foà e con il chitarrista classico Mario Gangi, con il quale aveva scritto il manuale didattico suddetto.
Lo ricordiamo con un grande sorriso grazie a una delle sue ultime apparizioni televisive, insieme ad Elio e le Storie Tese e Mietta.
Franco Cerri, un Musicista con la M maiuscola.
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