Tra i pochi chitarristi al mondo che davvero possono avvicinarsi all’immensa figura di Django Reinhardt, il più noto è sicuramente il decano del Jazz Biréli Lagrène.
Il chitarrista francese, classe ’66, ha iniziato a farsi notare giovanissimo negli anni ’80 proprio per il suo stile influenzato dal Re della chitarra manouche, guardacaso anch’egli nato da una famiglia gitana proprio come il Maestro.
Nella sua stessa famiglia la musica si respirava a pieni polmoni, visto che sia il padre che il nonno erano chitarristi di musica gypsy, e instradarono il piccolo Biréli allo studio dello strumento a soli 4 anni.
Chiaramente, però, i tempi erano cambiati da quelli di Reinhardt e anche il Jazz aveva preso forme totalmente nuove, diventando “Fusion” e mischiandosi con altri generi e nuove tecnologie e strumenti.
Dopo il primo disco del 1980 (a soli 14 anni!) intitolato Routes to Django: Live at the Krokodil, Lagrène inizia una sfavillante carriera e va in tour con i grandi maestri Al Di Meola, Paco De Lucia e John McLaughlin.
Suona anche con colonne portanti del genere come Gil Evans, Benny Carter, Charlie Haden e Benny Goodman e guarda caso anche con il violinista Stéphane Grappelli, che a lungo era stato al fianco di Django.
Lagrène si affianca anche ai musicisti che rappresentavano la nuova generazione del Jazz “moderno”, primo tra tutti Jaco Pastorius, nonché i chitarristi Stanley Clarke s Stanley Jordan, quest’ultimo con la sua particolarissima tecnica di tapping.
La sua discografia è davvero molto fitta, chiaramente improntata al gypsy e alle sue influenze maggiori, benché poi abbia toccato anche il Jazz e il post-bop.
Si tratta di un vero e proprio punto di riferimento in tutto il mondo per la chitarra e abbiamo avuto l’onore di approfondire con lui la sua storia e ovviamente di sentirlo suonare.
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