Il brano, di pochissimi anni prima (1953), è stato scritto da Duke Ellington con la partecipazione del suo collaboratore più fidato, Billy Strayhorn per quanto riguarda la musica, mentre il testo è opera del paroliere Johnny Mercer.
Procediamo ora ad analizzare questo solo di Wes Montgomery per andare a cogliere il più possibile le soluzioni adottate dal chitarrista.
Nella prima misura Wes Montgomery suona un arpeggio di Dm7/9 ascendente (possiamo vederlo anche come Fmaj7/13, è lo stesso accordo), per poi rispondersi in maniera discendente nella battuta successiva. A questo punto la frase viene ripresa e suonata in maniera pressoché identica un tono sopra, seguendo così i II-V che si spostano appunto a distanza di tono.
Wes Montgomery è partito da una piccola idea, semplice ed è riuscito a dargli profondità, allargandola ed estendendola sul resto della progressione.
A battuta cinque la frase invece è costruita sulla scala minore melodica di A, ad eccezione dell’ultima nota, Eb, che conferisce all’accordo di D7 la sonorità di dominante bemolle nove.
Misura sei invece abbiamo una frase costruita sulla scala di Ab minore melodica, con l’utilizzo di cromatismi . Il chorus termina con una frase che prende le ultime due misure, dove Wes predilige suonare sul centro tonale piuttosto che seguire in maniera rigida gli accordi del turn around.
Le prime due misure della seconda “A” si aprono con un piccolo pattern, dove le note che vengono “mirate”, sono D, F e G, rispettivamente quinta dell’accordo di G7, terza minore di Dmin7 e fondamentale ancora di G7. E’ molto interessante notare come le note siano tutte circondate in maniera diatonica, con un approccio “da sopra” e subito dopo da sotto per poi infine arrivare sulla nota interessata. Nelle due battute successive la frase si sviluppa seguendo i cambi degli accordi.
Nelle misure tredici e quattordici, vediamo invece una delle soluzioni preferite da Wes Montgomery. Il chitarrista suona l’arpeggio un tono sotto all’accordo di dominante, dunque nella battuta che contiene Amin7-D7, viene suonato l’arpeggio di Cmaj, mentre subito dopo fa la stessa cosa ma un semitono sotto, per seguire il cambio degli accordi che diviene Abmin7-Db7. Anche qui una frase che viene presa ed elaborata seguendo il cambio degli accordi, in maniera da valorizzare l’idea iniziale e dargli profondità.
A battuta 15 il chorus termina con una frase sul centro tonale, mentre sugli ultimi due quarti di misura 16 abbiamo un frammento di Ab minore melodica, un approccio cromatico al primo accordo della battuta successiva, che è infatti Gmin7. Suonando quella frasetta, Wes Montgomery sovrappone la sonorità di Ab min, di passaggio per poi risolvere subito dopo.
Il “B” inizia con una frase sul G minore melodico sulla prima battuta, per poi risolvere su Fmaj7 attraverso una sostituzione di tritolo (C7 e F#7 sono uno il rispettivo tritono dell’altro).
Dopo aver suonato un arpeggio, a misura ventuno, ecco un’altra sostituzione armonica. Nel brano originale di Duke Ellington, ci sarebbe infatti ancora Fmaj7.
Nella versione di Wes Montgomery invece abbiamo che l’accordo diventa Fmin7, un secondo correlato di Bb7 che risolve su Amin7 nella misura successiva. Bb7 è infatti il sostituto di tritolo di E7 (il dominante “principale” di Amin7).
Anche qui dunque c’è una sostituzione di tritono, evidenziata molto bene dalla frase che viene suonata. Questa della sostituzione di tritono, è una delle scelte più usate da Wes Montgomery per risolvere su un accordo.
Viene utilizzata infatti ancora una volta a battuta ventitré dove invece di avere D7, come nel brano originale, abbiamo Ebmin7 secondo correlato a Ab7, che è il sostituto di tritono di D7 appunto. A questo punto il “B” termina con una frase che fa sentire il cambio degli accordi e che ci riporta dunque sull’ultima “A”.
Questa inizia con una frase costruita sull’arpeggio di Fmaj7 che viene eseguito in maniera ascendente e discendente, per due misure, fatta eccezione per una nota nell’ultima terzina di battuta ventisei.
La stessa identica frase viene ancora una volta trasportata di un tono, così da assecondare la peculiarità delle “A” di questo brano, ovvero quello di avere delle progressioni armoniche II-V a distanza di tono (o semitono come nella seconda parte della struttura “A”).
La figurazione ritmica prevalentemente utilizzata in questa parte finale del solo sono le terzine.
A battute ventisei e ventisette ad essere suonati sono invece arpeggi di Cmaj7 e Cbmaj7 (enarmonicamente più facile parlare come Bmaj7), relativi accordi maggiori di Amin7 e Abmin7. Un altro modo di vederli è comunque anche quello di accordi costruiti un tono sotto al dominante, così come analizzato in precedenza nelle misure tredici e quattordici, confermandoci la predilezione di Wes Montgomery per questo tipo di soluzione.
Il chorus termina con una frase con degli approcci cromatici sulle note della triade di C a battuta trentuno, e con una linea che segue la progressione del II-V minore che porterà a risolvere su Dmin7 della prima battuta del chorus successivo.
Repetita Iuvant…
(Analisi sintetica del materiale ritmico, armonico e melodico utilizzato)
- Utilizzo di arpeggi
- Sovrapposizione di arpeggi su altri accordi
- Scale inerenti all’accordo
- Approcci cromatici
- Sostituzione di tritono
- Varietà ritmica
- Trasposizione di una stessa frase seguendo le progressioni
Nella speranza che questa trascrizione e questa analisi vi possano essere d’aiuto, non mi resta altro che salutarvi e augurarvi/ci buono studio!
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