Il clima umido e caldo estivo mi fa tornare alla mente un’intervista che volevo fare da tempo a un chitarrista fingerstyle brasiliano che ho conosciuto un paio di anni fa: Daniel Padim.
Il suo video della cover di un brano famosissimo come “Get Lucky“ dei Daft Punk aveva attratto la mia attenzione, lo contatto, davvero bravo e molto giovane, vedo che ha inciso con Antoine Dufour e che il video glielo ha pubblicato Candyrat sul relativo canale Youtube. Conoscendolo meglio ho scoperto diverse cose sorprendenti a partire dal suo nonno italianissimo e dal fatto che lui conoscesse il mio primo album da quando era un teenager…
Quando, come e perché hai cominciato a suonare la chitarra?
Ho cominciato presto perché ero circondato da amici un po’ più grandi e tutti ben capaci di suonare la chitarra. Conoscevo pochi accordi ma mi davo da fare in una piccola band della chiesa che frequentavo, suonavo il basso ma avrei voluto passare al ruolo di chitarrista così cominciai a studiare più approfonditamente anche se da semplice autodidatta aiutato dal mio amico Daniel.
Quando la band della parrocchia smise di esistere noi continuammo insieme a studiare e a sviluppare idee ispirandoci e motivandoci nello studio a vicenda, una cosa molto bella.
Ci parli del tuo primo lavoro Looking up to Giants?
L’album è stato pubblicato 2014 è composto da 12 brani e si tratta di una collezione di brani che componevo ed eseguivo ispirandomi e pensando ai diversi stili di chitarristi che avevo ascoltato e seguito durante gli anni. Quindi in ogni canzone c’è una diversa influenza.
All’epoca ascoltavo anche molti autori europei ed italiani e fra questi anche la tua musica. L’anno scorso quando ci siamo conosciuti tu non potevi certamente saperlo ma è stato molto simpatico dirti che una delle composizioni dell’album, “Serenity”, è dedicata a te perché sei stato una fonte di studio e di ispirazione per me.
Grazie Daniel, in effetti è stato curioso cercarti per complimentarmi per i brani che ascoltavo e scoprire che uno te lo avevo ispirato io, davvero una bella sorpresa ma parlami del tuo incontro collaborativo con un musicista che mi sembra conti davvero tanto per te: com’è stato lavorare con Antoine Dufour?
È stato bello, ho solo bei ricordi di quella esperienza. Durante la lavorazione del mio primo album del 2013 Looking up to Giants decisi dopo la fase di incisione in Brasile di andare in Canada a fare missaggio e masterizzazione da Antoine che è estremamente competente e che mi ha insegnato moltissime cose da sapere sulla registrazione della chitarra.
Tu pensa che è così bravo che non è neanche geloso dei “segreti dello chef” che condivide liberamente. Ho avuto modo di incidere anche due dei brani presenti nel prossimo album e di questo gli sono davvero grato. È una gran persona e la chance di frequentarlo anche solo per una settimana è stata come una potente boccata d’ossigeno.
Prossimo progetto?
Ho appena inciso il mio prossimo album. Avevo cominciato a scrivere le nuove composizioni già nel 2014 quindi si può dire che ad oggi sono quattro anni di lavorazione. È stato un lungo viaggio per me dato che ho deciso di fare tutto da solo: dalla posizione dei microfoni in studio fino alla fase di masterizzazione delle tracce.
Mi sono impegnato davvero tanto per cercare di arrivare a fare qualcosa di bello ed originale che non risultasse però eccessivamente tecnico. Credo di esser riuscito a raggiungere un equilibrio fra i tecnicismi ed il feeling, la musicalità.
Mi sono concentrato sull’aspetto narrativo del suonare la chitarra piuttosto che pensare che io mi dedico ad una tecnica denominata Fingerstyle, lo trovo riduttivo. Preferisco pensare a questo modo di suonare la chitarra come ad un modo per raccontare una storia.
Nell’album questa storia è presentata in due parti e nei dodici brani questa si svela, complici anche le note e gli scritti sulla copertina. Non aggiungo altro ma di certo non vedo l’ora di vedere la reazione del pubblico.
Prima di tuffarci nello studio del tuo arrangiamento mi dici quale strumentazione usi?
Novaes Guitars, è un marchio brasiliano molto affermato nel mio paese e il mio modello in particolare ha il top in abete e fasce e fondo in palissandro brasiliano. Il sistema di amplificazione è u n Woodwings System da dbr Acoustic Devices e include un preamp esterno collegato a un microfono a condensatore e a sensori a contatto. I cavi sono dei Santo Angelo e in genere le corde che uso sono Ernie Ball Aluminum Bronze.
Ed ora il piatto forte, lascio la descrizione della tecnica Kick&Snare nella versione di Daniel da usare sulle note del chorus di “Get Lucky”, good luck!
Si tratta di un arrangiamento scritto in accordatura F-Ab-C-Ab-Bb-C.
Per tutto il brano è presente una tecnica Kick&Snare (Cassa e Rullante) nella quale si ascolta il suono cupo di cassa (Kick) sul 1° e sul 3° beat della battuta e un suono più chiaro di rullante (Snare) sul 2° e 4° beat.
Come si realizza il suono scuro? Con una tecnica che io chiamo Wrist Thump che consiste nel dare una botta col polso sul top della chitarra nella zona appena sopra il mi basso e compresa fra la buca e la sella. Quando dico polso intendo dire la parte inferiore del palmo della mia mano.
Per il suono chiaro di rullante si usa il pollice che colpisce le corde basse, meglio ancora se indossate un thumbpick. Sulla tablatura è presente una X a indicare l’esatto punto nel quale colpire la corda per ottenere questo suono. Per ottenere il miglior controllo possibile raccomando di tenere il pollice sulla corda quando possibile aspettando poi di risuonare lo snare in modo da avere la mano la più stabile possibile, quindi consiglio di non allontanare il pollice dalla corda appena percossa ma di lasciarlo lì.
Buon caldo agosto a tutti, un abbraccio dal Brasile e da Daniel Padim, mi raccomando per qualsiasi dubbio o domanda o richiesta inerente al percussive fingerstyle e alla fingercussion non esitate a scrivermi e a visitare il mio canale YouTube.
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