Nella scorsa lezione abbiamo iniziato a parlare di scale diminuite, ottofoniche, facendo riferimento a un assoluto protagonista della chitarra jazz e fusion (ma diciamo pure della musica a 360°), John Scofield. Bene, continuiamo parlando di voicing diminuiti.
Le sonorità, come avrete già notato nel primo video, non sono affatto “accomodanti” melodicamente, ma ci consentono di uscire dai binari creando quel senso di agrodolce, quell’improvviso brivido sulla schiena di chi ascolta che, se ben dosato, è assolutamente piacevole e aumenta a dismisura le possibilità creative del nostro playing chitarristico, o meglio, in generale, delle nostre capacità melodico-improvvisative, più che tecniche fini a se stesse.
Il che però non vuol dire, come vedremo, il non poterli usare anche con grande dolcezza e raffinatezza.
Perché voicing e non accordi? L’accordo diminuito è formato per terze minori ed è simmetrico come posizioni sulla tastiera della chitarra, mentre il voicing diminuito ha le stesse sonorità ma con intervalli diversi.
Nella nostra analisi armonica cercherò di insegnarvi come creare i voicing diminuiti in maniera molto empirica, pratica. A seconda delle mie scelte sulle note che compongono il voicing, cambierà il nome dell’accordo stesso.
Lo studio dei voicing diminuiti sui II-V-I e/o su una sequenza blues ci permette quindi di ampliare la nostra visione armonica, e ci da la possibilità di alterare gli accordi sempre in maniera diversa, anche armonizzando una melodia “parallela” che possiamo creare al momento. Arpeggiare melodicamente questi voicing aggiunge davvero moltissime parole al nostro vocabolario.
Buona lezione!
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