Hai sempre voluto imparare a suonare il Jazz con la chitarra ma non sapevi da dove iniziare? Oggi ti offro una strada utile e divertente da seguire!
Con questo primo articolo didattico, vorrei rivolgermi proprio a chi non ha mai suonato jazz e vorrebbe avvicinarsi al genere, a chi quindi non dispone di alcuna preparazione pratica sull’argomento perché magari semplicemente ha ascoltato e praticato altri generi musicali.
Questa serie di articoli è quindi indirizzata al neofita, per avere qualche nozione di massima e poter cominciare a capire le macro differenze nell’accompagnamento e nelle forme di accordi utilizzate.
Ritengo di fondamentale importanza comprendere un genere a partire dall’accompagnamento: attraverso l’ascolto dei brani e della discografia si potrà imparare a conoscere artisti, epoche, influenze e contaminazioni.
La didattica spiega semplicemente i principi di massima, che però poi andrebbero analizzati e studiati attraverso il linguaggio artistico offerto dall’ascolto dei brani.
Fatta questa necessaria premessa, all’entrata di questo argomento bisogna considerare il portamento di natura ternaria del linguaggio jazz. Faremo quindi un percorso che parte dal portamento dritto (straight), cioè in un 4/4 di un tempo rock binario, incontrando questo effetto:
Una componente del linguaggio afroamericano, che ha caratterizzato il blues e parallelamente il jazz e la black music in generale, è il portamento del tempo.
Una tra le caratteristiche principali è la maggior durata del battere rispetto al levare. Ascoltiamo quindi come l’interpretazione del tempo secondo questo linguaggio, potrebbe modificare all’ascolto la stessa parte che hai ascoltato in precedenza.
Potrai notare che la parte scritta è identica, semplicemente si aggiunge una dicitura all’inizio, che permetta di capire come interpretare la duina di ottavi e quindi il portamento in levare.
Ora passiamo a un esempio didattico per focalizzare l’attenzione su questo aspetto di portamento. Vediamo come nelle prime due misure si percepisce la netta differenza tra le duine di ottavi straight e le terzine, mentre la terza e quarta misura risultano identiche all’ascolto anche se scritte in due modi diversi.
Quindi l’elemento fondamentale è che la divisione del singolo movimento abbia una proporzione del battere matematicamente di 2/3 rispetto al levare.
Ora consideriamo un classico blues, in cui la macro differenza è proprio nel ritmo. La pulsazione ritmica è in quattro movimenti e la trascrizione della parte è in ottavi binari: la dicitura all’inizio ci dà l’indicazione a interpretare queste note come se ci fosse una terzina di ottavi, in cui il primo di questi viene legato al secondo, come si può ascoltare nel prossimo esempio.
La matematica ci dice che dividere l’intero in tre parti è più complicato di quello che si possa pensare e in effetti esistono delle differenze fra i vari portamenti chiamati swing: ascoltando diversi musicisti, infatti, ognuno di loro sviluppa una propria personalità, non solo nella scelta di note, ma anche e soprattutto nel carattere ritmico con cui esprimerà queste note.
Questo principio ritmico di portamento è di fondamentale importanza per cominciare a sentire il levare più stretto e portare il tempo nella direzione del linguaggio afroamericano.
Nel prossimo esempio, vediamo un accompagnamento apparentemente semplice, dove ogni movimento sarà interpretato con lo staccato: qui ogni quarto verrà eseguito a tempo, ma in un certo senso interrotto nella durata del suo suono, per poi riprendere regolarmente nelle duine.
Lo staccato, quindi, genera un’interessante pulsazione che alterna suono e pause.
Sul quarto movimento faremo sentire il levare con portamento swing, producendo una ghost note, cioè uno stoppato sollevando la mano che diteggia gli accordi, per riprendere sul primo movimento dell’accordo successivo.
La ritmica precedente è definita in quattro movimenti. Vediamo ora come si può ottenere un buon accompagnamento in due movimenti: suoneremo il battere del primo, per poi suonare il levare del secondo e legarlo al terzo movimento; il quarto a piacere con una pausa a chiudere la misura, per poi passare all’accordo successivo.
Come spiegato nel cappello introduttivo di questo articolo, questa è solo didattica!
Da questo primo processo di approccio alla chitarra d’accompagnamento nel jazz, bisognerebbe assolutamente approfondire attraverso la discografia.
Di fatto sentiremmo questi principi sviluppati in ogni brano, arrangiamenti che caratterizzano il progetto artistico in cui sono inseriti, per scelte di sound, scelte armoniche, piuttosto che melodiche nella scrittura e nell’improvvisazione e a chiudere il tutto le scelte ritmiche sono una tra le caratteristiche principali di un arrangiamento.
Buono studio e buona prima chitarra jazz d’accompagnamento!
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