Dopo aver esaminato nella scorsa puntata il solo di Sonny Stitt, eccoci qui ad analizzare quello dell’altro gigante del sax Sonny Rollins.
Interessante notare la differenza tra i due che si manifesta nella maniera in cui viene organizzato e concepito il solo: da una parte Sonny Stitt che più in linea con i canoni estetici dell’hard bop e del be-bop, che riesce a padroneggiare con grande maestria anche grazie ad una tecnica strumentale enorme; dall’altra Sonny Rollins, che forse stato il più grande improvvisatore della storia del Jazz di quegli anni, per la fantasia, l’originalità e la capacità di riuscire a non ripetersi mai.
Le prime quattro misure sono già esplicative dell’imprevedibilità e della maestria di Sonny Rollins nell’arte dell’improvvisazione.
Utilizzando solamente due note, e stando molto indietro sul tempo riesce a creare una frase estremamente semplice ma allo stesso tempo veramente efficace e personale. Questa viene leggermente allargata nelle misure cinque e sei per poi chiudere con un piccolo clichè utilizzato anche da Sonny Stitt nel solo precedente.
A battuta otto una piccola frase che utilizza la scala s-t di C chiude la prima “A”.
A misura nove e dieci il materiale utilizzato è sempre quello della scala che corrisponde all’accordo, solamente che è interessante notare come vengono utilizzato, soprattutto nel caso dei ribattuti.
A misura dodici, Rollins suona una piccola frase a sedicesimi, dove in maniera molto particolare suona l’arpeggio di E7 con l’aggiunta della nona naturale (nè bemolle né diesis), dove grazie a quel F#, il nostro orecchio è già proiettato sulle prossime misure dove abbiamo infatti Amin7, secondo grado correlato di D7 (di cui F# è la terza maggiore) dove viene riproposta la stessa cellula melodica.
A misura 14 però abbiamo lo sviluppo del piccolo pattern suonato in precedenza con una frase a sedicesimi. Dal punto di vista ritmico questa si muove a specchio, con quattro sedicesimi sul primo e terzo movimento, e due sedicesimi seguiti da una terzina di semicrome su secondo e quarto tempo della battuta.
Dal punto di vista melodico abbiamo la presenza di note della scala con approcci cromatici.
Molto interessante la frase che apre il “B”. Sul terzo movimento parte un arpeggio di Gmin7 che poi termina sul suo relativo V grado dove viene suonata una piccola cellula melodica che si sposta all’inizio di terze minori, e poi sull’ultimo tempo della misura cromaticamente dove infatti si modifica e ci porta sul I grado.
Qui abbiamo la fondamentale che viene sempre suonata sul secondo sedicesimo mentre in battere abbiamo un movimento cromatico.
A battuta 24 troviamo invece una serie di arpeggi discendenti e l’utilizzo della scala minore melodica relativa al secondo grado che concludono la sezione B.
Anche qui abbiamo ritmicamente l’utilizzo di un motivo che viene ripetuto e allargato dal punto di vista melodico. Anche su questi arpeggi, come in altri casi già esaminati, a mio avviso la tecnica più efficace che abbiamo sulla chitarra per riprodurli è quella dello sweep picking.
Le prime quattro misure Rollins torna a suonare a crome (fatta eccezione per una piccola terzina di sedicesimi) fino al IV grado, utilizzando prevalentemente le note degli accordi su cui suona.
Questo lascia ancora più sorpreso l’ascoltatore quando inizia una frase lunghissima, eseguita a terzine che dura per sei misure intere dove Rollins utilizza arpeggi, cromatismi estensioni ed alterazioni degli accordi.
La più grande lezione di questo solo comunque rimane la maniera in cui il sassofonista, partendo da cose semplici, riesce ad allargarle, a dargli profondità e peso specifico, collocandole come primo mattone nella costruzione di un edificio, o meglio, di una strada che nota dopo nota non è mai prevedibile.
Repetita Iuvant…
(Analisi sintetica del materiale ritmico, armonico e melodico utilizzato)
- Utilizzo di arpeggi
- Scale inerenti all’accordo
- Approcci cromatici
- Uso dei raddoppi
- Scale minori melodiche
- Superlocrie
- Varietà ritmica
- Imprevidibilità
- Costruzione di grandi periodi a partire da piccole frasi
Nella speranza che questa trascrizione e questa analisi vi possano essere d’aiuto, non mi resta altro che salutarvi e augurarvi/ci buono studio!
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