Salve MusicOffili, oggi parliamo di un argomento caro a molti e che spesso è sottovalutato o semplicemente valutato in modo superficiale, vedremo come provare a creare un setup di effetti valido per la maggior parte delle situazioni live e di studio in cui ci troveremo a suonare.
Ovviamente ognuno di noi ha un proprio stile ed un proprio sound ed ha esigenze di ottenere suoni molto personali o specifici per determinate band o particolari situazioni in studio di registrazione.
Cercherò di affrontare l’argomento parlando delle mie esperienze e delle esigenze cui ho dovuto far fronte suonando spesso contemporaneamente in situazioni molto diverse fra loro.
Ognuno di noi ha in testa un suono cui è ispirato o che ricerca maggiormente, ed è proprio da lì che parte tutto, dalla testa e da come riusciamo a realizzare nella pratica un suono che ci appartiene o che semplicemente immaginiamo; il tutto poi passa attraverso il cuore, le mani, la chitarra, gli effetti e l’amplificazione.
Scontato sarebbe dire che una grande chitarra e un grande amplificatore aiutano ad ottenere tutto ciò, questo è vero, ma solo in parte, perché si può ottenere un buon suono di base non necessariamente usando chitarre del custom shop o ampli boutique o gli effetti più costosi sul mercato, anche se investendo un po’ su questi ultimi si possono eliminare molti pedali “doppioni” dal proprio set up.
Anni fa avevo allestito due o tre set up diversi e pronti all’uso, questo perché mi capitava di suonare in contesti molto diversi tra loro, dal cantante pop di Sanremo, al gruppo rock, al trio acustico, al gruppo blues. Uno dei setup prevedeva un rack di effetti (tra cui preamp valvolare, due o tre effetti di modulazione e ritardi, e un soppressore di rumore) ed era usato prevalentemente per le situazioni di pop italiano, spesso affiancato da una pedaliera esterna oltre che quella MIDI.
Ma ovviamente a parte le poche volte in cui c’era un “service” importante che si occupava di trasportare il tutto, era davvero scomodo da portare in giro.
Mentre la pedaliera veniva modificata quasi ogni settimana cambiando in continuazione i pedali in funzione del contesto, anche questo rappresentava una bella seccatura soprattutto perché non avevo quasi mai una pedaliera cablata a dovere e a volte capitava di dimenticare o sbagliare un pedale per la fretta nel cambio.
Negli anni, anche grazie alle ernie del disco sempre più incombenti, ho deciso di limitare tutto questo e concentrarmi sull’utilizzo di un solo setup che potesse far uscire prima di tutto il mio suono, ma che potesse coprire anche le esigenze musicali richieste nei diversi turni in studio o nei live.
Inutile dire che tale processo è in evoluzione continua, nel senso che come tutti, sono sempre attento a quello che offre il mercato e come tutti i chitarristi mi piacerebbe avere tutti i pedali del mondo, anche se spesso non vengono utilizzati.
Ma il setup di base è sempre quello e si tratta di una pedaliera (cablata da Pierangelo Mezzabarba), e prevede sostanzialmente un accordatore (l’unico pedale davvero imprescindibile per tutti), un compressore/boost, tre diversi overdrive per ottenere una gamma di suoni distorti che copra tutte le situazioni, un noise suppressor, un effetto di modulazione completo, un delay e un riverbero che uso solo in studio. Se dovesse servire, il loop per il whammy.
Questo è il setup base che poi nelle situazioni più importanti prevede lo split del segnale che entra in un delay stereo, e successivamente in un altro finale che pilota due casse separate, per ottenere il famigerato triamping.
Ma non è necessario avere per forza un sistema triamping o per forza un suono stereo, nella maggior parte delle situazioni in cui ci capiterà di suonare (parlo di live), non ci sarà nemmeno lo spazio per mettere sul palco tutta questa roba, pertanto basterà avere un buon amplificatore.
Personalmente dopo anni in cui ho suonato tutte le marche più note in fatto di combo e testate, ho trovato il mio zen interiore nell’utilizzo dei prodotti costruiti da Pierangelo Mezzabarba (Mezzabarba Custom Amplification & Masotti Guitar Devices), che ritengo personalmente un genio e che costruisce prodotti (a parità di costo) a mio modo di vedere di gran lunga superiori a quelli più rinomati. Non ho nulla da guadagnarci dicendo questo, ma ritenevo giusto menzionare una delle eccellenze italiane di cui dobbiamo essere tutti fieri.
Non è nemmeno necessario utilizzare per forza tutti i pedali sopra menzionati, infatti, tornando al setup di base, ritengo che l’utlizzo di un catena di effetti costituita da compressore, almeno due overdrive, modulazione, delay e per chi lo usa un riverbero, sia assolutamente sufficiente per affrontare le più disparate situazioni soprattutto live e senza dover spendere un occhio della testa e senza intasare la pedaliera con decine di effetti che non si usano.
Per cui la regola è praticità e versatilità.
Non entro nell’argomento su quale marca o modello di effetti sia da preferire (la foto sopra è generica), perché a parte il gusto personale è evidente che alcuni prodotti siano migliori di altri e il detto “la qualità si paga” è quanto mai veritiero in questo caso, con alcune eccezioni, ma che rimangono tali. Ovviamente l’unico pedale che non dovrà mai mancare è un accordatore, che oltre ad essere indispensabile, dà una necessaria aria di professionalità alla pedaliera. Questa inoltre vi consiglio di cablarla bene e tenerla anche visivamente pulita, utilizzando alimentatori di qualità.
Con un tale setup potrete affrontare in maniera professionale la maggior parte delle situazioni in cui vi troverete, ovviamente sopra tutto questo ci stanno sempre la testa, le mani e il cuore di ognuno di noi.
Potrete altrimenti optare per un buon multieffetto che vi consenta di avere un buon compromesso tra costo, suono e versatilità d’espressione.
Nel prossimo articolo sentiremo qualche esempio audio di suoni che possono essere tirati fuori da un setup simile.
Un saluto a tutti e buona musica,
Francesco Savarese
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