Il corso di Poliritmia per cantanti/chitarristi nasce dal bisogno di costruire solo performances fruibili nei diversi contesti professionali senza l’ausilio di tecnologie avanzate, partendo dall’acquisizione di un approccio che sviluppa progressivamente l’indipendenza ritmica tra gli strumenti chitarra e voce.
Partendo dalla mia formazione di cantante e chitarrista e dall’esperienza professionale quotidiana, ho cercato di sviluppare un percorso sistematico per divulgare il mio bagaglio attraverso una didattica aperta e fuibile a tutti i livelli.
Grazie agli studi di psicologia e alla mia formazione musicale, negli anni ho sviluppato un forte interesse per la psicologia della musica. Molti dei suoi concetti chiave, sia nell’ambito cognitivo, sia nell’ambito dello sviluppo dell’eta età evolutiva, hanno contribuito in modo sostanziale a costruire di un metodo di studio a mio avviso declinabile a più strumenti.
In questo breve articolo ho integrato aspetti teorici, scopi, strategie, metodo e qualche esempio di attività e contenuti del corso.
Aspetti caratteristici
Mettiamo innanzitutto al centro il ruolo chiave dei concetti di:
- Progressività: interiorizzazione di automatismi secondo i tempi di acquisizione attraverso la ripetizione
- Autonomia: necessità di creare performances o attività musicali a fini didattici indipendentemente dalla disponibilità di tecnologie e/o ensemble
- Ricerca sulle potenzialità dell’interazione tra lo strumento voce e la chitarra, attingendo a risorse individuali e esplorando diverse tecniche di accompagnamento chitarristico e possibilità sonore in acustico
- Indipendenza ritmica: acquisizione di schemi motori e della loro coordinazione
Metodo
Le unità didattiche sono programmate per micro-obbiettivi in modo flessibile e prevedono una vasta varietà di repertori. Lontano dal concetto di addestramento unidirezionale, favorisce le attività esplorative individuali.
Contestualmente vengono proposti e forniti i necessari strumenti di lavoro.
Aspetti teorici
Apprendimento e memoria
L’apprendimento si ottiene attraverso una forma di memorizzazione, la memorizzazione si ottiene attraverso la ripetizione.
L’operazione cognitiva che favorisce la memorizzazione è detta chunking, una tecnica modulare innata di associazione delle informazioni guidata dal funzionamento dei circuiti neuronali preposti. Le informazioni, in questo caso gli schemi motori, vengono acquisite raggruppandone progressivamente i singoli movimenti, dal microscopico al macroscopico, un po’ come assemblandone le piccole parti.
Più il processo si ripete, più le singole parti saranno collegate formando un pezzo unico e più grande, che di conseguenza sarà più facile e veloce da ‘estrarre’ dalla nostra memoria nel momento dell’esecuzione.
Basi neurologiche dello sviluppo musicale
Molti aspetti fondanti delle capacità musicali sono legati allo sviluppo cognitivo, che inizia dopo pochi mesi dal concepimento.
La sincronizzazione con una pulsazione (che porterà allo sviluppo dell’internal clock), la capacità di discrimine uditivo dell’altezza e del timbro dei suoni (caratteristiche del babytalk che favoriscono lo sviluppo dell’orecchio interno), i rudimenti fonoarticolatori (per imitazione, in parte a carico dei neuroni specchio), e il senso della turnazione (il dialogo sonoro, legato alla sintonizzazione affettiva madre-figlio), sono alcune delle ‘fondamenta’ del linguaggio musicale dell’adulto legate alle prime fasi dello sviluppo neurocognitivo.
In questi anni infatti il bambino si esprime attraverso un unico linguaggio sonoro, e solo successivamente si diversifica il linguaggio musicale dal linguaggio verbale.
Competenze come il ‘senso del ritmo‘, l’andare ‘a tempo’ e l’essere ‘intonati‘ si sviluppano sin dai primi anni di vita. Il primo movimento ritmico caratteristico della nostra specie comincia con il ritmo di suzione del lattante e solo a partire dai 3 anni, il bambino è in grado di sincronizzare il movimento della mano con il ritmo.
In particolare, è interessante menzionare come il primo stimolo sonoro sia dato dalla regolarità del battito cardiaco materno nella fase prenatale: ecco la prima esperienza di sincronizzazione con una pulsazione.
Da notare come le basi della comunicazione sonora siano lontane dall’inesistente concetto di ‘razza’ biologica, ma presenti universalmente dalla nascita. Il suo successivo sviluppo avviene ovviamente a carico degli input che provengono dall’ambiente circostante (che dura fino alla morte neuronale grazie alla plasticità sinaptica), contrariamente alle teorie sull’innatismo.
Strategia
Quando l’informazione musicale viene portata da un piano cognitivo ad un piano operativo, si realizza l’apprendimento di uno schema motorio, a cui corrisponde la generazione di una memoria muscolare o di abilità.
Al maggior numero di connessioni dal cervello ai muscoli corrisponde un maggior controllo, quindi più un muscolo è ‘rappresentato’ sulla corteccia motoria, più ci sarà un automatismo rispetto ad uno specifico movimento.
Questo si ottiene attraverso la ripetizione, che modifica lentamente la struttura e le funzioni cerebrali.
Per affrontare repertori via via più complicati, è necessario maturare per i singoli strumenti un buon livello di expertise al fine di non incorrere in errori tecnici come tensioni muscolari e apnee involontarie, sottolineando costantemente l’importanza di una corretta postura.
Pensiamo a quanti studenti rimangono ‘bloccati’ o hanno performances vocali sottotono nel momento in cui si accompagnano con uno strumento.
Quando lo schema motorio viene legato ad una figura ritmica (ad esempio una figura di strumming), si parla di pattern ritmico-motorio, cioè di una sequenza di movimenti ordinati secondo una scansione precisa. L’esercizio è dunque quello di coordinare ritmicamente pattern vocali e chitarristici, analizzando la loro interazione.
Per fare ciò è necessario prima sviluppare interiormente la consapevolezza delle suddivisioni, e successivamente degli accenti, della sillabazione del testo, delle sincronìe tra movimenti etc.
Un piccolo consiglio: gli esercizi di bodypercussion sono utilissimi per questo!
Per maggiori informazioni sui miei corsi didattici, visita ora il sito ufficiale del Saint Louis College of Music.
Diana Winter inizia precocemente gli studi di chitarra classica e col M° Nuccio D’Angelo.
Studia vocalità e fondamenti di musica afroamericana col M° Rev. Nehemiah H. Brown presso Florence Gospel Choir School.
Dal 2007 pubblica due album da solista prodotti da Fabio Balestrieri, (Warner/Indiana Records) collaborando con Toots
Thielemans, Phil Gould, Mike Lindup (Level 42), ed esibendosi in Italia, Inghilterra, Olanda, Germania, Austria, Belgio.
Vocalist di Giorgia in Spirito Libero Tour (2009), Dietro le Apparenze Tour (2012), Pop Heart Tour (2019) con cui incide il
Featuring Vieni Fuori (2008)
Laurea in Psicologia Clinica presso Università degli Studi di Firenze.
Corso di Alta Formazione in Vocologia Artistica presso Università Alma Mater di Bologna diretto dal Dott. Franco Fussi.
Vocalist e chitarra acustica di Noemi in Cuore D’Artista Tour (2016) e La Luna Tour (2018).
Endorser Iqs Strings e Eko Guitars.
Tutor e giurata del progetto ‘Mai in Silenzio’ patrocinato dalla Regione Toscana.
Vocalist e chitarra acustica dell’orchestra di Domenica In (Rai 1) diretta dal M° Luigi Saccà.
Laurea Magistrale 110 Cum Laude presso Dipartimento di Didattica del Conservatorio Santa Cecilia di Roma.
Sostiene numerosi progetti filantropici tra cui la Emergency, Casa Internazionale delle Donne, Officine Buone, Donne Capovolte.
Dal 2016 cura la direzione musicale e presenta il XXII Meeting dei Diritti Umani al Nelson Mandela Forum di Firenze
Dal 2019 cura la residenza artistica live al Teatro del Sale di Firenze ed è Docente al Saint Louis College of Music
Nel 2021 è vocalist in varie tracce dell’album di Phil Gould, tra cui il singolo ‘Beautiful Wounds’.
Foto di copertina by Target #isolitinoti
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