Qual è la chiave per un buon fraseggio? Dicevamo, la scorsa puntata, che le cose da tenere sotto controllo e saper gestire sono sicuramente tantissime e durante un’ improvvisazione rischiamo di dover abbassare “l’asticella” della qualità generale per poter gestire tutto contemporaneamente.
Allora ecco l’idea: lavorare sulla propria improvvisazione concentrandosi su UN SOLO elemento per volta cercando di approfondirlo, ottimizzarlo, espanderlo e, chissà, anche farci ispirare trovando strade e idee impensate indotte proprio da questi “paraocchi che stiamo indossando”.
La forza di tutto ciò è che parleremo di elementi che prescindono i generi musicali, le sensibilità, i diversi livelli di preparazione e addirittura gli strumenti che suoniamo perché lo stesso concetto potrà essere approfondito sulla chitarra come sul trombone o con la voce anche se, essendo io un chitarrista, spesso faccio riferimento al primo di questi.
Improvvisare è sapere dove fermarsi
Ancora meglio, sapere su quale nota fermare una frase e che mood crea un’idea che termina su un grado piuttosto che su un altro. Concetto, forse, a prima vista banale e scontato ma negli anni di insegnamento ho notato che questo problema “affligge” molti allievi che si affacciano all’improvvisazione.
Le opzioni che ci vengono offerte sono innumerevoli ma per questo articolo ho pensato di semplificare il discorso alle 2 o 3 soluzioni, a mio avviso, più funzionali.
Quando scriviamo un solo o improvvisiamo suoniamo su degli accordi: ecco, quindi, la prima chiave di lettura che ci guiderà nella scelta delle note su cui fare “atterrare” le nostre frasi.
L’accordo: per essere chiamato tale, deve essere composto da almeno 3 gradi (note). Nello specifico parliamo di: I (prima o tonica o fondamentale), III (terza), V (quinta).
Se l’accordo è maggiore lo schema interno sarà il seguente:
- I – III (distante 2 toni dalla prima) – V (distante 1 tono e mezzo dalla III e 3 toni e mezzo dalla I)
Se l’accordo è minore, invece, lo schema interno sarà:
- I – III (distante 1 tono e mezzo dalla prima) – V (distante 2 toni dalla III e 3 toni e mezzo dalla I)
Per farti un esempio provo a costruirti gli accordi di La maggiore e La minore:
- La maggiore : La – Do# – Mi (La-Do# distano 2 toni, Do#-Mi 1 tono e mezzo, La-Mi 3 toni e mezzo)
- La minore : La – Do – Mi (La-Do distano 1 tono e mezzo, Do-Mi 2 toni, La-Mi 3 toni e mezzo)
Una volta stabilite le note all’interno dell’ accordo, puoi facilmente immaginare che prese di riferimento ed utilizzate durante un’improvvisazione, risulteranno più consonanti di altre. Questo perché stiamo, in qualche modo, riconfermando il materiale di cui è composta la nostra armonia (cioè i nostri accordi).
Se poi questo accordo è la tonica o fondamentale di tutto il brano, o della sezione in cui sono chiamato a eseguire un solo, queste 3 note appena trovate posso comunque utilizzarle anche se gli accordi cambiano seguendo un giro armonico più o meno complesso.
Conoscere la tastiera
Ora ti starai dicendo: “questo significa che dovrei sapere dove sono TUTTE le note di TUTTI gli accordi su TUTTO il manico? Ok spengo tutto!”
La conoscenza della tastiera è una cosa fondamentale e quindi sì, di questo si tratta, ma resta con me perché abbiamo alcuni assi nella manica che ci semplificano notevolmente il lavoro, soprattutto quando dovremo espandere il discorso a tutte le tonalità e accordi.
Ipotizziamo di voler suonare usando esclusivamente le pentatoniche. Nello specifico utilizziamo quella di La minore. Vado, ora, a farti vedere dove puoi trovare le varie Toniche (in questo caso, quindi, la nota sarà La) all’interno dei 5 box lungo tutta la tastiera.
Ascolta, poi, in questo piccolo estratto musicale come suonano, ma soprattutto come terminano, le frasi se mi obbligo ad atterrare su questo grado a prescindere della zona di manico o del box che andrò ad utilizzare, infatti sentirai 2 frasi per ogni box della pentatonica.
Hai notato che la tonica “chiude definitivamente” il discorso. Una frase che finisce su questo grado acquista un senso di compiutezza e quiete difficilmente eguagliabile dagli altri gradi.
Stesso procedimento, ma questa volta ipotizzando di voler chiudere tutte le frasi sulla quinta (che in questo caso sarà il Mi). Eccoti il diagramma di dove andare a trovare questo grado.
E l’audio per poter ascoltare il sound che viene a crearsi in conclusione di queste idee.
Questa quinta non chiude il discorso come la tonica, anzi in certi momenti sembra quasi tenerlo in sospeso per l’arrivo di una prossima frase o idea che vada a chiudere definitivamente e con maggior forza.
In ultimo arriva la terza (in questo caso sarà Do perché terza minore di La minore), ecco i diagrammi:
Nell’audio sentirai che questo grado, pur essendo parte dell’accordo, è quello che chiude meno di tutti, anzi a volte è anche “scomodo” se non trattato e gestito con attenzione. Tant’è che moltissimi bluesman, e non solo, tendono a colorare questa nota tirandola con un piccolo blue bending, rendendola molto più interessante. Nelle prime frasi mi sforzerò di fartelo sentire “liscio” e naturale, per poi applicarci, come accennato, il blue bend.
Hai notato che ho iniziato parlandoti di “Gradi” (I – III – V), poi del nome reale della nota. Questo perché se memorizzi la posizione dei vari gradi sui vari box pentatonici in giro per il manico, al cambiare della tonalità non si sposteranno i gradi nei box e potrai, quindi, ritrovarli geometricamente dove li vedevi in prima battuta. Questo si che è una grandissimo aiuto mentale!!!
Non mi resta che salutarti, invitandoti a mettere in pratica questi consigli e, perché no, dandomi un feedback, se ti sono stati utili o meno, qui di seguito o venendomi a trovare sui miei canali social.
Buono studio e buona Musica!
Un ringraziamento particolare a Miky Bianco e Tony De Gruttola direttori dell’Accademia Lizard Torino e produttori dei metodi didattici da cui sono tratte le basi musicali su cui hai sentito i miei esempi.
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