Molti chitarristi spesso non fanno caso alla posizione del plettro mentre suonano, altri invece, si ostinano a utilizzare una sola posizione, “corretta”, per eseguire tutte le tecniche. Innanzitutto bisogna dire che non esiste una sola posizione del plettro, un’impugnatura scolasticamente “corretta” e indisctutibile, né una posizione che facilita nell’esecuzione di tutte le tecniche. L’impugnatura del plettro è un fatto principalmente soggettivo, cambia quindi da persona a persona a seconda della conformazione della mano e di cosa stiamo suonando. Capita infatti di utilizzare una posizione del plettro che ci facilita nell’esecuzione di una tecnica ma non di un’altra e viceversa, costringendoci quindi a cambiare impugnatura.Basta osservare molti capiscuola di chitarra elettrica per rendersi subito conto delle infinite posizioni che può assumere il plettro fra le nostre dita. È bene dunque conoscere gli effetti che si possono creare a seconda della posizione del plettro. Partiamo dal punto in cui colpire la corda. Più ci avviciniamo verso il ponte e più il suono risulta definito e meno “potente”. Plettrando invece verso il manico il suono sarà più scuro e corposo. Questo fenomeno avviene ovviamente (come molte altre cose…) per motivi fisici: la tensione della corda è maggiore verso il ponte che non verso il manico (o meglio, verso la metà della lunghezza della corda), quindi non resta che provare le differenti sonorità ed utilizzare all’uopo quella che più ci serve.
Guardiamo adesso la figura sottostante:
Più affondiamo il plettro fra le corde e maggiore sarà l’attrito. Nella posizione 1 avremo quindi un suono molto pieno ma verranno difficili molte esecuzioni. La posizione 2 favorisce invece il controllo sulla dinamica con un buon compromesso di attrito. La posizione 3 invece facilita molto l’esecuzione perché l’attrito è minimo, ma il suono sarà “piccolo” e la dinamica fredda.
Osserviamo adesso le diverse inclinazioni del plettro:
La posizione 1, con il plettro “di piatto”, è la posizione che in termini sonori dà il risultato migliore. Non è però molto agevole tenere sempre il plettro in questa posizione, infatti molti di noi sono tendenzialmente portati ad inclinare il plettro come nella posizione 2. Il plettro in questo modo scivola meglio agevolando l’esecuzione, ma l’accento vero della nota arriva dopo un fastidioso “crrrrr” causato dallo strofinio del plettro sulla corda. La posizione 3 non la usa quasi nessuno, a parte qualche “folle” come Shawn Lane ^__^. L’attacco quasi non esiste, il plettro scivola molto ma sembrerà di suonare più un violino che non una chitarra!
Esaminiamo invece l’altro asse di inclinazione:
La posizione più usata è forse la 3. Questa posizione facilita molto il downstroke ma rende difficile l’upstroke. Avviene esattamente il contrario nella posizione 2. Questa due posizioni sono molto confortevoli ad esempio per lo sweep: quando scendiamo usiamo la posizione 3, quando risaliamo attraverso le corde invece la posizione 2. Per la plettrata alternata sarebbe invece più opportuno utilizzare una via di mezzo, che semplifichi entrambi i movimenti. Questa posizione è la 1, con il plettro perpendicolare rispetto alle corde.
Quanto all’impugnatura, esistono anche qui diverse scuole di pensiero tutte modellate, ovviamente, rispetto alle mani dell’esecutore. L’impugnatura più diffusa è tra il pollice e l’indice. Altre posizioni meno tipiche sono tra il pollice ed il medio o tra il pollice (da una parte) e l’indice con il medio (dall’altra). Queste diverse posizioni vanno calcolate in base a quanto detto prima, nonché alluso del tapping. Alcuni infatti preferiscono usare l’indice come dito per eseguire il tapping. In tal caso, tenendo il plettro fra il pollice ed il medio avremo meno difficoltà a passare dalla plettrata al tapping e viceversa.
Esiste anche un altro modo di inclinare il plettro e cioé suonare non con la parte più appuntita, ma con una delle due più arrotondate. Robben Ford e Pat Metheny sono fra i più celebri chitarristi ad utilizzare questo tipo di inclinazione.
Quanto al plettro, poi, esistono diverse forme e spessori e, particolare purtroppo poco considerato, diversi materiali. Un plettro di 1 mm per esempio, in carbonio, avrà sicuramente un suono ed una malleabilità diversa rispetto ad un plettro dello stesso spessore ma di plastica o di metallo. Fate attenzione anche alla punta del plettro, che non deve essere estremamente appuntita.
Comunque provate diverse soluzioni e sperimentatene finché non trovate quella che sia ideale per voi. Non esiste un “giusto” o “sbagliato”, esistono semplicemente molti modi e dovreste conoscerli per utilizzarli quando meglio credete, sia in termini sonori sia esecutivi.
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