Qual è la chiave per un buon fraseggio? Dicevamo, la scorsa puntata, che le cose da tenere sotto controllo e saper gestire sono sicuramente tantissime e durante un’improvvisazione rischiamo di dover abbassare “l’asticella” della qualità generale per poter gestire tutto contemporaneamente.
Allora ecco l’idea: lavorare sulla propria improvvisazione concentrandosi su un solo elemento per volta cercando di approfondirlo, ottimizzarlo, espanderlo e, chissà, anche farci ispirare trovando strade e idee impensate indotte proprio da questi “paraocchi che stiamo indossando”.
La forza di tutto ciò è che parleremo di elementi che prescindono i generi musicali, le sensibilità, i diversi livelli di preparazione e addirittura gli strumenti che suoniamo perché lo stesso concetto potrà essere approfondito sulla chitarra come sul trombone o con la voce anche se, essendo io un chitarrista, spesso faccio riferimento al primo di questi.
Improvvisare… come un batterista?
Forse mi sono fatto prendere un po’ la mano con questi titoli ad effetto ma ultimamente ascoltando varie interviste a grandi chitarristi, una frase mi è rimasta incastrata in testa: “dovremmo pensare il nostro strumento in modo più ritmico che melodico… un po’ come un batterista”.
Quanta verità, a mio avviso, in questa affermazione!mImmaginiamo di mettere a confronto due modalità esecutive:
- Note e melodia perfettamente a fuoco VS Ritmica fuori tempo o anche solo fuori Timing
- Note e melodia non sempre a fuoco VS Ritmica perfetta
Ti assicuro che nella prima modalità il risultato è catastrofico nonostante le note corrette. Mentre nella seconda opzione, la tua impro può risultare comunque interessante.
Come è possibile? Ti faccio rispondere da un Big della chitarra improvvisata: Mike Stern!
Secondo me lui è uno degli esempi più chiari di quanto voglio dirti. Il suo playing è costellato di cromatismi e note di passaggio, a volte non sempre chiarissime ma nonostante ciò il suo playing è sempre chirurgico sul tempo!
Ti linko si seguito un suo breve video “rubato” dalla rete dove a 1:30 puoi sentire una sua breve improvvisazione. Prova ad analizzare i due aspetti, noterai che a volte le note che suona non sono tutte intelligibili ma la mano destra porta il tempo in modo incrollabile!
Spero tu abbia capito, quindi, che curare il nostro approccio ritmico sullo strumento è importantissimo sempre, ancor di più improvvisando!
Saper eseguire tutte le divisioni ritmiche, partendo da note lunghe come le semibrevi (4/4) fino a note fulminee come le semibiscrome (1/32) o più, saperle alternare e saperle interscambiare in modo rapido, funzionale ed interessante, renderà la tua improvvisazione di senso compiuto e piacevole.
Gestire al meglio tutte queste divisioni ritmiche sembra tanta roba? Io ti propongo di partire concentrandoti su una sola divisione alla volta!
Chiaro che non creeremo un bella improvvisazione, subito, ma ci alleneremo a sentire, percepire ed eseguire tutto ciò che conosciamo sullo strumento attraverso quella velocità.
Note molto lunghe e pause sono comunque concesse così da permetterci di creare e dividere idee melodiche e dare, nonostante tutto, la sensazione di uno “sviluppo del discorso”.
Esempi pratici
Ecco un esempio di una mia improvvisazione basata sulla divisione da 1/8 (note chiamate Crome). Cercherò di sviluppare idee fondate solo su questa divisione, fermandomi o allungando un suono a frase finita per passare alla successiva.
Non sembra complicato così lento, ma interessante il fatto che essendo fermi su questo ottavo ostinato le frasi che ero abituato ad eseguire prima, ora suonano meno interessanti e quindi devo ripensarle trovando, magari nuove strade, ispirazioni o nuove tecniche esecutive per speziarle un po’, aumentando il mio bagaglio di frasi e licks per quando potrò togliere questo “paraocchi”.
Ora rendiamo più complicato il tutto prendendo come ostinato ritmico le note da 1/16 (semicrome). Qui la velocità cresce e gestire un fraseggio credibile senza perdere il Timing è cosa assai più dura.
Se non l’hai ancora sentito, cosa intendo con Timing? Più che lo stare a tempo o meno, con questo termine si indica il tenere il groove, del brano o della parte da suonare, in modo corretto. Essere sempre nel punto giusto della “griglia” ritmica.
Cosa decisamente più sottile e complessa di quello che si definisce “stare a tempo” dato che a seconda del brano o del genere, mi potrebbe essere chiesto di suonare perfettamente sul tempo, o tirare leggermente avanti o indietro, rispetto alla pulsazione base.
Come ti dicevo eccoti l’esempio con i sedicesimi ostinati:
Questo lavoro può continuare,ovviamente, con tutte le altre divisioni ritmiche…
Gli steps successivi, infine, potrebbero essere di avvicinare e ostinare 2 o più divisioni ritmiche, per allenare il passaggio da una velocità all’altra e la capacità di creare alternanza (il concetto di alternanza l’ho presentato nella puntata in cui gettavamo le fondamenta dell’improvvisazione) attraverso le diverse ritmiche delle tue frasi.
Ti propongo, salutandoti, una mia versione un po’ più complessa dove andrò ad ostinare la prima frase in ottavi, la seconda il terzine di ottavi, la successiva in sedicesimi, quella dopo in terzine di sedicesimi, per poi ridiscendere, una frase dopo l’altra, verso gli ottavi.
Ecco la chart, delle divisioni ritmiche e della loro successione, che sentirai nell’audio.
Non mi resta che salutarti, invitandoti a mettere in pratica questi consigli e, perché no, dandomi un feedback, se ti sono stati utili o meno, qui di seguito o venendomi a trovare sui miei canali social.
Buono studio e buona Musica!
Un ringraziamento particolare a Miky Bianco e Tony De Gruttola direttori dell’Accademia Lizard Torino e produttori dei metodi didattici da cui sono tratte le basi musicali su cui hai sentito i miei esempi.
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