Cari MusicOffili, dal titolo potreste intuire vagamente di cosa parleremo in questa terza puntata sul blues, ebbene sì, walking bass e riff di basso; voi direte, “ma a cosa serve sapere anche quello che fa il basso per essere un buon chitarrista ritmico blues, non bastavano già gli accordi?” Gli accordi certamente servono ma se fra i vostri ascolti ogni tanto c’è anche qualche cosa di Chicago Blues scoprirete che non è infrequente sentire la chitarra doppiare il basso. A parte questo, vi ricordate che non bisogna sparare sulla seconda chitarra e che quindi possiamo lasciare gli accordi a qualcun altro?
Intanto scaldiamoci con altre due variazioni sul pattern Boogie che già conosciamo (questa volta in G, quindi occhio all’estensione di primo e quarto dito).Nella prima (Boogie Es.3) vediamo come sia possibile muovere i bassi proprio sfruttando il quarto dito. Mantenendo il solito power chord su sesta e quinta corda (G e D con primo e secondo dito), ci muoviamo lasciando il secondo dito sul D e usando il quarto per suonare prima Bb e poi B (rispettivamente terza minore e terza maggiore di G), per poi tornare al power chord iniziale e di nuovo usando il quarto dito per suonare E sulla quinta corda.
Il pattern come di consueto si ripete anche sul IV e sul V grado. La pennata è tutta in giù.
Nella seconda variazione (Boogie Es.4) troviamo una sottile ma significativa differenza a livello di suono poiché oltre al solito power chord useremo anche il suo rivolto nel set di corde successivo, come potete vedere sulla tablatura.
Nei primi due movimenti ritroviamo lo stesso pattern dell’esercizio precedente; nella seconda metà della misura però ci spostiamo due tasti avanti premendo con l’indice il bicordo fra quinta e quarta corda (rivolto del power chord G). Quindi mantenendo questo mini barrè suoniamo anche E al settimo tasto sulla quinta corda, per poi tornare alla posizione iniziale della misura (movimento che deve risultare quasi istantaneo per non perdere il feel del walking bass e ovviamente questo richiederà un po’ di pratica all’inizio).
Visto che lo abbiamo appena nominato, iniziamo dunque ad addentrarci in qualche idea per il Walking Bass.Come già anticipato, prima che il basso elettrico venisse inventato (avvenne pochi anni dopo l’invenzione della chitarra elettrica), per supplire alla mancanza di un contrabbassista, nelle piccole band di Chicago era consuetudine far suonare al chitarrista elettrico le linee di basso. Da qui anche l’usanza di doppiarle più avanti negli anni.
Troverete innanzitutto un esempio base molto semplice di walking bass (Walking bass Es.1).
Noterete subito l’allargamento necessario fra il G e il B; questo perché nell’idea di imitare il timbro di un contrabbasso ha più senso mantenere il pattern sulle corde di diametro maggiore, che non quelle più piccole.
Una considerazione: al fine di sfruttare al massimo questo esempio e quelli successivi, suggerisco di esercitarsi utilizzando 4 diverse dinamiche che vi elenco di seguito:
- note sostenute per tutta la loro durata senza muting della mano dx
- note sostenute per tutta la loro durata con muting della mano dx
- note staccate (mano sx, alzando quasi immediatamente il dito dalle corde) senza muting
- note staccate (mano sx, alzando quasi immediatamente il dito dalle corde) con muting
In pratica con un solo riff riuscirete a coprire 4 situazioni musicali diverse a seconda della tipologia di shuffle che vi capiterà di suonare!
Veniamo quindi ai successivi esercizi:
Walking bass Es.2 – il pattern si muove a crome su tonica, quinta, settima minore e ottava.
Walking bass Es.3 – il pattern si muove a crome su tonica, ottava, settima minore e quinta.
Walking bass Es.4 – il pattern si muove a crome su tonica, quinta, settima minore con un passaggio discendente sull’arpeggio più rapido con una terzina di croma + legato discendente.
Walking bass Es.5 – il pattern si muove a crome su tonica, ottava e settimana minore con a seguire un passaggio discendente ritmicamente diverso da quello dell’esempio precedente.
Con questi esercizi abbiamo, per ora, concluso la nostra esplorazione delle parti ritmiche “low range”. Come vi dico sempre, studiate tutti gli esempi in tutte le tonalità e cercate il più possibile di metterli in pratica sugli standard blues che preferite.
Provate anche a trovare voi nuove linee di basso sfruttabili trascrivendo quelle che sentite nei dischi, analizzandole, trasportandole in tutte le tonalità e cercando di farle diventare parte del vostro vocabolario musicale.
Buono studio ragazzi/e… long live the Blues!
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