La storia ci insegna che il primo chitarrista elettrico della storia sia stato un tale di nome Eddie Durham, ma nulla può negare che Charlie Christian fu il primo importante chitarrista solista della storia. Per di più, chitarrista elettrico.
Di lui sappiamo che è cresciuto ad Oklahoma City, in un miscuglio di musica blues e country, ovvero la base del suo fraseggio. La sua leggenda è legata alla figura di John Hammond, che lo introdusse alla corte di Benny Goodman nel 1939. Christian è stato il chitarrista di quest’ultimo fino alla sua prematura morte, nel 1942, a soli 25 anni, anche se qualcuno dice 27. Potete immaginare il perché…
L’accoppiata amplificatore-chitarra, sembra una banalità, ma fu un punto fondamentale nel percorso della formazione del linguaggio e del suono del chitarrista texano.
Di fatto dobbiamo considerare il fatto che, fino a prima di Charlie Christian, non si vedeva la chitarra come uno strumento solista, proprio per il fatto che, essendo priva di amplificazione, non sarebbe stata capace di emergere rispetto agli strumenti, se non nelle parti di accompagnamento.
Quindi, la possibilità di suonare con un amplificatore, dà a Christian la possibilità di creare un fraseggio inedito e nuovo, da vero pioniere.
Le sue incisioni hanno influenzato alcuni dei più significativi chitarristi della storia: parliamo di personalità come Barney Kessel, Jim Hall, Wes Montgomery, Joe Pass, e Tal Farlow.
In particolare Wes Montgomery, che all’inizio della sua carriera fu un vero e proprio imitatore di Charlie Christian, in un’intervista con Ralph Gleason per Guitar Player Magazine diceva che per qualsiasi musicista che si rispetti è imprescindibile studiare ed ascoltare Charlie Christian.
Oggi noi parliamo di un brano dal titolo “Grand Slam”, inciso col sestetto di Benny Goodman nel 1940.
Si tratta di un Blues in F sul quale Christian incise un solo di due chorus dal sapore decisamente bebop. Un solo che vi farà inoltrare nel mondo della ritmica swing, oltre a farvi miscelare sapientemente arpeggi e pentatonica.
Insomma un vero punto di inizio per chiunque voglia avvicinarsi alla chitarra jazz.
- 0.00 Si parte con un pedale di F di 8 battute, in cui il vibrafono suona un obbligato in pieno stile swing.
- 0.10 Il clarinetto parte con il solo, occupando due chorus, quindi 24 battute.
- 0.39 Christian entra “a gamba tesa” subito dopo il solo del clarinetto, con un fraseggio impostato sulla pentatonica di F, nella quale evidenzia la classica ambiguità tra terza maggiore e minore. Il resto è impostato sull’arpeggio di F.
- 0.53 Parte una frase molto interessante, di base sull’arpeggio di Dm (F13), sul quale però sposta cromaticamente la voce dalla terza maggiore alla quinta giusta.
- 0.58 Altro trademark di Charlie Christian: l’arpeggio semidiminuito a partire dalla terza maggiore dell’accordo. In questo caso siamo sul Bb7.
- 1.07 Il solo volge al termine sfruttando sempre l’arpeggio di F.
- 1.09 A questo punto subentra il vibrafono, che compie un altrettanto ottimo lavoro solista.
Potremmo interrompere qui la nostra analisi, in quanto effettivamente si tratta di un brano privo di riff o temi di riferimento, ma funge da base per accontentare la voglia di improvvisazione di alcuni dei migliori musicisti di Benny Goodman.
Charlie Christian, invece, è stato un vero e proprio genio, ritroviamo il suo stile nel modo di suonare di quasi tutti i chitarristi jazz successivi.
Buono studio e alla prossima.
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