In questo appuntamento vorrei parlare della pentatonica e del suo utilizzo e sviluppo nel fraseggio jazz.
Spesso si è portati a pensare che, essendo una tra le scale più semplici, non sia adatta per suonare jazz, in quanto quest’ultimo sia un genere complesso, stratificato e ricco di sfumature.
In realtà oltre a suonare meravigliosamente bene, la sonorità della pentatonica è alla base del sound e della cultura afroamericana: di fatto il blues è una componente imprescindibile nel fraseggio jazz! Andiamo quindi a fare chiarezza attraverso un percorso musicale.
Nonostante ragtime, jazz e spiritual non abbiano la stessa origine e storia del blues, questi tre stili musicali afroamericani si sono fortemente influenzati tra loro.
Diverse sono le teorie possibili sulle origini della musica degli schiavi, assoggettabili a due principali filoni. Da una parte troviamo teorie che propongono un’origine del blues totalmente scollegata dal contesto africano, come risultato delle condizioni sociali americane e di un background culturale spazzato via dall’esperienza schiavistica. Dall’altra, d’impostazione totalmente opposta, erano le teorie che sostenevano un’origine del blues totalmente africana, come se questo genere musicale fosse la semplice trasposizione di uno stile musicale africano unitario.
Ma come spesso accade, la verità è poi nel mezzo.
Di fatto la cultura africana ha una divisione differente dell‘ottava musicale, l’unico intervallo comune a tutte le culture musicali nel mondo (ovvero il semplice raddoppio o dimezzamento di una certa frequenza). Quindi ne consegue che le declinazioni musicali sono davvero tantissime, come lo sono i dialetti sparsi sul territorio italiano, così profondamente diversi l’uno dall’altro.
Nello stesso modo anche in Africa, se ci si sposta dal Mali alla Nigeria, dal Ghana alla Costa D’Avorio, un certo linguaggio musicale cambia in qualche particolare melodico e ritmico.
La pentatonica è di origine orientale, ma nel blues il sistema pentatonico minore con il quinto grado diminuito (ovvero la blue note che noi europei al tempo definivamo come “musica stonata”) aggiunta alla divisione dell’ottava e alle melodie ottenibili, è facilmente contestualizzabile in forma didattica a un mix di pentatonica minore, blue note e pentatonica maggiore.
La pentatonica riferita al modo maggiore è composta dalle note della nostra scala maggiore, senza il IV e VII grado: sono quindi omessi i due semitoni naturali, che creano un certo senso di tensione e quindi di risoluzione verso i gradi vicini appunto di un semitono.
L’armonia nel blues è costituita originariamente da una progressione che si ripete sempre uguale ed è fatta principalmente da accordi di settima di dominante. Ecco la progressione blues in A7.
Sappiamo che il sound blues è ottenibile nella contemporaneità di utilizzo della pentatonica minore e maggiore insieme.
- Quadrato: pentatonica minore
- Cerchio: pentatonica maggiore
- Cerchio vuoto: note in comune
- Cerchio rosso: tonica
Ora prendiamo in considerazione l’accordo di settima di dominante. Secondo la cultura tonale occidentale europea e dall’osservazione analitica secondo il nostro sistema musicale, sappiamo che l’accordo di settima di dominante è in comune con l’armonizzazione del modo maggiore e del modo minore naturale modificato in minore armonico, proprio per ottenere l’effetto della dominante nelle cadenze minori.
Proprio per ottenere l’effetto della dominante sul V grado della tonalità che andrà a rappresentare la risoluzione al primo grado minore con la stessa enfasi del modo maggiore.
Assodato quindi che sull’accordo di settima di dominante si possa utilizzare sia la pentatonica maggiore che quella minore, vorrei occuparmi della progressione armonica. Questa non sarà un più semplice e più tradizionale delta blues, ma prenderemo in considerazione la progressione jazz blues, cioè quando la progressione blues da 12 misure incontra una progressione armonica formata da accordi tonali con cadenze tipiche della cultura occidentale, come ad esempio il comunissimo IMaj7, VIm7, IIm7, V7 (alterando gli accordi in settima di dominante), che va a incastrarsi perfettamente nella tipica progressione blues, conferendo appunto la sonorità jazz blues.
Ora, su questa progressione potremmo procedere con un sound blues attraverso l’uso della pentatonica minore e maggiore per le prime sei misure (sul primo e sul quinto grado useremo la scala pentatonica maggiore, mentre sul quarto grado della progressione useremo la pentatonica minore), con fraseggi che passano attraverso queste due sonorità tipicamente blues.
Un’idea interessante per sfruttare la diteggiatura pentatonica con la sua semplicità d’uso, è quella di utilizzare ad esempio la pentatonica di B minore, che ci renderà disponibile il F#, nota che sul CMaj7 ne decreterà un sound lidio e sul Am genererà un sound dorico, in quanto il F# è la sesta maggiore caratteristica di questo modo. Poi sull’accordo di Dm7 potremmo usare A minore pentatonica, che ci renderà disponibile un sound minore e sul G7 saliamo di un semitono con Bb minore pentatonica, che grazie a 9b – 9# – Vb – V#, renderà disponibile un sound superlocrio, tipico nel jazz sugli accordi di settima di dominante.
In sintesi la pentatonica è solo uno strumento: come la si utilizza e la si ricerca nelle sue diverse possibilità e declinazioni linguistiche, in realtà può essere fonte di studio per anni.
Ci sono scuole di pensiero fondate interamente sui sistemi pentatonici, che spostati lungo il manico rispetto all’accordo di riferimento, rendono disponibili tutti i suoni che vogliamo, rimandando a un grande lavoro di conduzione delle parti e studio del fraseggio.
Buono studio e buona pentatonica ma con la chitarra jazz!
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