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Suono grosso? L’unione fa la forza!

Oggi, ci occuperemo di un argomento poco discusso ma molto importante, alcuni trucchi da sapere per perfezionare il nostro groove e soprattutto quello generato con la nostra band. L'esigenza di scrivere questo articolo nasce da ciò che noto come un problema diffuso: la cura dell'accordatura e l'intonazione dello strum

Oggi, ci occuperemo di un argomento poco discusso ma molto importante, alcuni trucchi da sapere per perfezionare il nostro groove e soprattutto quello generato con la nostra band. L’esigenza di scrivere questo articolo nasce da ciò che noto come un problema diffuso: la cura dell’accordatura e l’intonazione dello strumento in relazione al timing.

Vi starete chiedendo quale relazione ci possa mai essere tra l’intonazione ed il timing? Bella domanda, ma la risposta è semplice. Parliamo brevemente di suono.

Cos’è il suono?

Il suono, che tanto ci emoziona, non è altro che il risultato di una vibrazione nell’aria. Il movimento dell’aria è come un onda, con una cresta e una valle.
Facciamo un esempio di quello che accade musicalmente con le vibrazioni scatenate dalla musica e dagli strumenti.

Supponiamo che dal mio impianto/cuffie/pc stia suonando la cassa della batteria. Ora, se insieme alla cassa, a un certo punto, suona a tempo anche il basso, le sue vibrazioni nell’aria della nostra stanza si uniranno a quelle della batteria. Le creste e le valli delle onde si fonderanno!
Questi due suoni diventeranno un’unica vibrazione con l’impressione che il basso abbia un attacco più deciso e che la cassa abbia una coda più pronunciata.

Ebbene, questo succede con tutti gli strumenti. Quando il mix di un disco o il live di una band viene portato avanti con un certo timing, il suono della musica acquisisce una certa linearità, limpidezza e fruibilità, tutti i suoni sono più intellegibili e decisi, potenti.
Questo vale per il rock, per il funk, per il prog e per tutti i generi musicali. Parlando della relazione tra timing e intonazione, non c’è una reale interferenza, al contrario: influisce molto sulla limpidezza sonora, anche se a quanto pare non per tutti è cosi, dato che troppo spesso ascolto produzioni con molti difetti in questo senso.

Esempi

Nei primi due sample si possono ascoltare frammenti di due brani ipotetici. Suono potente, tutto intonato, accordoni limpidi, nulla di nuovo insomma, tutto gira dritto.
L’impressione che si ha è che le chitarre siano abbastanza prepotenti e “bassose“.
In realtà, sta avvenendo esattamente quello che vi ho spiegato sopra, la fusione delle vibrazioni nell’aria (ovviamente è una semplificazione della fisica acustica) date dall’insieme degli strumenti. La cassa e il basso con il loro impeto aiutano la chitarra a sembrare più “bassy“, quando in realtà non lo è!

Infatti, se ascoltiamo i successivi sample 3 e 4, dove ci sono solo le chitarre, noterete come siano più sottili e mediose di quanto pensavate!
C’è in gioco una questione di percezione e di fusione di frequenze. Al contrario, avete presente quando a casa fate un bel suono tondo, ricco, con tutte le frequenze belle corpose? Poi andate in saletta e non funziona più, sparisce!

Se avete un bel clean a casa con delle basse giuste e suonate da soli, il suono vi sembrerà completo, e in realtà non sembra, lo è… ma, andate in sala e queste basse frequenze non serviranno più! Ci saranno il basso e la grancassa a regalarvele!
Diceva un caro amico: “il suono deve essere efficiente prima che bello“. (cit. Salvatore Pagano). Ovviamente dovete creare un buon mix in sala, stare intonati e avere timing per aumentare la potenza.
Vi faccio un altro esempio.

Parlando di timing, il sample n. 5 è un giro composto da due accordi Dsus2 e Asus2. Nel primo giro tutto è apparentemente a posto, almeno lo è per qualcuno.
Chi ha l’orecchio più sviluppato noterà che c’è qualcosa che non quadra…

Infatti nel secondo giro dei due accordi ho suonato perfettamente a tempo e intonato, ma prima no. Avrete infatti in quel punto la sensazione di una potenza e limpidezza maggiore.
Riascoltate il brano e valutate la differenza tra la prima parte e la seconda

La stessa cosa succede anche nel sample n. 6 dove suono quasi tutto il brano poco intonato e fuori timing: solo gli ultimi due accordi vengono eseguiti perfettamente.
Notate sempre la differenza in potenza e limpidezza!

Con l’ultimo esempio, invece, vorrei dimostrare quanto l’intonazione e il timing influiscano anche solisticamente parlando. Un solo perfettamente a tempo, con un buon groove, avrà un suono più rotondo, poiché va a tempo con altri strumenti che gli cederanno qualche frequenza.

Nel sample n. 7 ci sono delle note singole che suonano all’unisono con un pad di archi. Alcune note sono volutamente suonate intonate e altre meno.
Tutto è suonato apparentemente bene ma in realtà soltanto sulle note numero 7, 8 ,9, le armoniche della chitarra sono perfettamente in linea con quelle del pad.
La stessa cosa succede con l’accordo di D finale. Questo regala una comunione quasi religiosa dei suoni, dando la sensazione di fluidità e armonia del brano.

Ultima riflessione:

Quella band ha un groove/sound fantastico“. Quante volte vi siete trovati a dirlo, durante un live o ascoltando un disco?

La risposta sta proprio in tutto questo. Il groove e il sound, oltre alla scelta delle note e delle specifiche timbriche, sta proprio nella conoscenza tra gli elementi del gruppo.
Il chitarrista che conosce bene come suona il proprio batterista e lo segue, avrà un suono più potente, più armonico. La cosa vale per il batterista stesso, come per tutti gli altri.

Le ultime due tracce sono basi su cui potete esercitarvi e magari registrare e fare confronti. Inoltre, volevo dare un consiglio ai chitarristi: fate attenzione, la chitarra è fisiologicamente non intonabile al 100%, per cui, portate il vostro strumento da un buon liutaio e fate in modo che sia il più perfettamente intonata in tutti i punti del manico.

Ricordatevi quindi: l’unione fa la forza.